di Roberto Zadik
Una serata molto intensa e partecipata, in un Conservatorio Verdi strapieno e con lunghe file all’ingresso, prima dell’inizio della performance. Come ogni anno il 27 gennaio si tiene il tradizionale concerto per “Il Giorno della Memoria” e stavolta c’erano due anniversari importanti in questa data: il centenario dalla nascita di Primo Levi, uno dei più importanti scrittori e testimoni della Shoah, e quello del compositore ebreo americano Leonard Bernstein, autore dell’acclamato musical “West Side Story”. Entrambi sono stati i protagonisti assoluti della manifestazione, che giunta alla sua 19esima edizione, è stata organizzata dal Conservatorio e dalla sua docente di musica Lydia Cevidalli in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah, il Cdec, Centro di documentazione ebraica contemporanea, la Fondazione Memoriale della Shoah e la Comunità ebraica di Milano.
Tanti gli interventi, dal presidente del Conservatorio Ralph Alexandre Fassey al suo direttore Cristina Frosini, fino a diverse personalità istituzionali, dall’assessore alla Cultura Regionale Stefano Bruno Galli, a Roberta Cocco, assessore comunale alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici per arrivare a esponenti del mondo ebraico come il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah Roberto Jarach, al Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib.
Dopo i discorsi si è passati alle letture, da parte dell’attrice Geppi Cucciari dalla pagine di Primo Levi e di un altro grande autore come Vasilij Grossman, celebre per il suo Vita e destino e L’inferno di Treblinka.
Grande protagonista della serata è però stata la musica, con un’opera solenne come i “Chichester Psalms” di Bernstein, fusione di ebraismo e musica contemporanea e corale in una rilettura molto ispirata dei Tehillim, i Salmi di Re Davide. L’opera è stata composta da Bernstein nel 1965 ed è caratterizzata da forte ispirazione religiosa, come la sua Terza Sinfonia (Kaddish) realizzata nel 1963 .
Tante le riflessioni espresse nei vari interventi sul palco. Dalla soddisfazione del presidente Fassey che ha sottolineato come “fra tutti gli eventi questo concerto sia il più forte“, mentre la direttrice ha espresso “molta emozione nel vedere la Sala Cento strapiena stasera. La scelta dei Chichester Psalms esprime sia il dolore dei lager sia un messaggio di speranza che Bernstein voleva comunicare”. Tra gli interventi istituzionali, l’assessore Bruni, portando i saluti del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e dell’Assessore alla Sanità Gallera ha rievocato “l’importanza dello storia del Novecento che è stato il secolo dei totalitarismi”; mentre l’assessore comunale Cocco ha insistito sull’importanza della Memoria perché senza di essa “non c’è futuro”.
Successivamente è stata la volta degli esponenti comunitari, con l’assessore alla Cultura Gadi Schoenheit che ha ricordato “la straordinaria importanza di un’iniziativa come questa in un Paese dove per decenni non si è voluto parlare di questo periodo storico e i nostri libri di storia, quando ero a scuola negli anni ’60, arrivavano alla Prima Guerra Mondiale”. “Si diceva ‘italiani brava gente’ – ha proseguito – ma non è vero; anche qui ci sono stati episodi gravi e bisogna cominciare a fare i conti con la storia anche qui in Italia”. Egli ha poi presentato un rappresentante del Comune di Basiglio, piccolo centro vicino a Milano, che ha raccontato di una importante iniziativa tenutasi domenica scorsa. In quel giorno “in ricordo dei 32mila deportati italiani dal 1943 al 1945 sono stati letti loro nomi chiedendo alla gente di fermarsi in piazza almeno per un momento a riflettere”.
Il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, Roberto Jarach ha messo in risalto la grande affluenza delle scuole e delle classi al Memoriale con una massimo “di settemila visitatori nella giornata di oggi (27 gennaio) anche se mi sembra incredibile e 100mila presenze nel mese di dicembre”.
Ultimo degli discorsi prima di lasciare spazio alle letture e poi alla musica, è stato quello del Rabbino Capo, Rav Alfonso Arbib che ha reso omaggio a Primo Levi rievocando le sofferenze dei lager e il coraggio di chi vi sopravvisse. Riguardo a Levi egli ha citato un passo di Se questo è un uomo che riferendosi a Dante e alla Divina Commedia ne riprende il verso “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. “Ad Auschwitz venivano disumanizzati gli uomini che cercavano di fare di tutto per sopravvivere – ha spiegato il Rav, specificando che nel libro di Levi – viene messa in evidenza la cultura e il sapere come unica cosa della quale le persone non potevano essere private.”
Proseguendo nel suo discorso, egli ha ricordato l’eroismo di persone come Aaron Tennenbaum, sopravvissuto, capace di rispettare nel lager anche la festività di Pesach “pur con tutte le restrizioni che essa impone, lo stesso ha resistito non mangiando cibo lievitato nonostante in quei casi la Legge ebraica (Halakhà) lo permettesse in quanto vi era pericolo di vita”. Come mai tanta resistenza? Rav Arbib ha sottolineato il valore di chi ha resistito alle persecuzioni per non darla vinta ai propri aguzzini, citando le parole del grande poeta ebreo russo Bialik riguardo ai pogrom di inizio ‘900 “con la loro morte ci hanno dato la vita”.
Subito dopo, nella seconda parte della serata, spazio a una lunga serie di letture eseguite dall’attrice Geppi Cucciari e introdotte dal direttore del Cdec Gadi Luzzato Voghera e dell’avvocato Giorgio Sacerdoti. “I testi che verranno letti sono tratti da due opere: – ha detto Luzzatto Voghera – di Primo Levi, la relazione che scrisse assieme a Leonardo De Benedetti sui suoi giorni di prigionia; mentre di Vasilij Grossman dal suo libro L’Inferno di Treblinka del 1944″. Nonostante si tratti di due luoghi atroci in egual misura, lo storico ha sottolineato come “dal lager di Auschwitz tornarono in 300 persone mentre da Treblinka nessuno fece ritorno”.
Nelle sue letture, l’attrice Geppi Cucciari ha alternato i testi di Levi e di Grossman, raccontando le terribili situazioni vissute dai due scrittori e testimoni della tragedia della Shoah e elencando le angherie da loro subite nei campi. La fame, le malattie come la dissenteria, la zuppa insipida servita dopo massacranti ore di lavoro, le razioni di cibo miserabili nel freddo terribile di quei campi, sono state descritte con acume e dolente sensibilità dai due autori e declamati dalla Cucciari davanti a una folla muta e immersa nel silenzio della sala buia.
Per finire, una fitta schiera di coristi e cantanti ha eseguito i Salmi di Bernstein con le voci del soprano Hashimoto, del mezzosoprano Alessandra Notarnicola e di altri grandi artisti come quelli dell’Intende Voci Chorus diretto da Mirco Guadagnini e della Corale Lirica Ambrosiana diretta da Roberto Ardigò. Con efficacia e grande espressività sono stati eseguiti vari Salmi, dal 2 al 108, dal 131 al 133, in una sorta di preghiera musicale densa di suggestione e molto apprezzata dal pubblico in sala che ha lungamente applaudito.