di Fiona Diwan
Art Week / Giovani artisti contemporanei in mostra alla Palazzina dei Bagni Misteriosi, progetto e ideazione di Marina Nissim
La casa brucia. E’ notte. Il fuoco crepita e sale, avvolge completamente il piccolo abitacolo in legno che arde senza consumarsi. Le fiamme si allungano, ipnotiche. Il fumo s’innalza e contorce, mentre non lontano un cane pastore osserva allarmato e sgomento il suo riparo andare in cenere, e con lui la certezza che non avrà più un padrone che lo accudisca, una cuccia che lo accolga e un pasto assicurato; il riverbero delle fiamme gioca con i tratti del muso, mentre il cane guarda svanire i suoi punti di riferimento, lui che della casa è il custode. Protezione, fedeltà, amore incondizionato: questo da sempre simboleggia la figura del cane nella Storia dell’arte e ben lo sa Valentina Furian, l’artista veneta autrice dei due video, un’unica installazione, un’opera fortemente simbolica, volutamente ambigua, il cui tessuto onirico della narrazione ci restituisce il rogo della casa e la disperazione del cane come fossimo noi stessi a bruciare e svanire.
E sono ancora molte le opere dei giovani artisti presenti in questa interessante e coinvolgente collettiva d’arte contemporanea che ha inaugurato, il 1 aprile, la Art Week milanese, alla Palazzina dei Bagni Misteriosi di via Carlo Botta; una mostra – Immersione Libera, questo il titolo -, nata da un progetto e ideazione di Marina Nissim, curata da Giovanni Paolin, in collaborazione con la Galleria Continua, il Teatro Franco Parenti, l’Associazione Pier Lombardo (fino al 18 maggio, Bagni Misteriosi, via C. Botta 18, mart-ven 16.00-21.00; sab-dom 14.00-21.00).
Un tono tra il surrealista e il metafisico aleggia nei lavori di Alessandro Fogo, quasi ispirati alla pittura di Leonora Carrington, l’artista anglo messicana che fu compagna di Max Ernst e il cui surrealismo onirico sembra abitare anche i lavori di Fogo. Tra mito e inconscio collettivo, Fogo disegna un universo metafisico e spirituale in cui i frammenti del passato si fondono con i mostri della coscienza. Del resto, lo stesso Fogo rielabora il pattern del parquet liquido di Giorgio De Chirico, nella moquette a giallo nera di una delle sale che ospitano la mostra.
E che dire del burattino astratto e archetipale di Ornaghi & Prestinari, un burattino zoppo e destrutturato, caduto e mille volte rialzatosi, in un equilibrio che ricorda i clown cascanti e molleggiati della nostra infanzia? C’è l’estetica sperimentale di Raluca Andreea Hartea che installa volumi e specchi convessi (la citazione da Escher è nei paraggi), ma anche i dittici olio su tela di Marta Spagnoli, quadri in cui le citazioni oniriche affondano in un retaggio artistico passato. Mappe e paesaggi per disegnare segni e relazioni, per riacciuffare emozioni che nutrono e abitano un quotidiano espresso con il linguaggio del mito. E poi Giovanni Chiamenti con un’opera in sottile polemica con un tempo, il nostro, votato al regno dell’istante e dell’effimero; Alfredo Aceto con le sue sculture ibride, Francesco Fonassi con le sue forme epiche e sonore, Campostabile con la fragilità delle sculture in vetro, Calori & Maillard, Antonello Ghezzi, Agreements to Zinedine… Opere e lavori di una generazione nata tra gli anni Ottanta e i Novanta, 12 giovani talenti artistici italiani «che hanno avuto la massima libertà di esprimersi e di generare energia collettiva», dice Marina Nissim, l’ideatrice.
Un’immersione libera nella creatività che è anche forse un nuovo capitolo dell’avventura dell’arte contemporanea.