di Nathan Greppi
Tra tutti i partiti presentatisi alle elezioni spagnole del 28 aprile, uno in particolare è salito alla ribalta: Vox, partito della destra radicale, che prendendo oltre il 10% dei voti è diventato il quinto partito più votato, con 24 seggi in parlamento. Ciò rappresenta una novità nella politica spagnola, poiché sin dagli anni ’70, quando cadde il regime di Franco, nessun partito nazionalista aveva mai ottenuto un simile risultato.
Il rapporto con Israele
Come scrive il Tablet Magazine, Vox è senza dubbio il partito spagnolo più vicino a Israele: in un documento pubblicato sul loro sito, intitolato VOX, Israele e il Medio Oriente, elogiano la democrazia israeliana e riconoscono il suo diritto a difendersi e un faro contro il fondamentalismo islamico, affermando che “in un momento di caos e brutalità nella regione, Israele è un’isola felice e non vi è miglior alleato per promuovere l’agenda della dignità, la tolleranza e la prosperità in tutto il Medio Oriente.” Inoltre, prendono una posizione forte contro il movimento BDS che vuole boicottare Israele; quest’ultimo negli ultimi anni si è fortemente diffuso in Spagna, soprattutto a causa delle posizioni antisioniste del partito di estrema sinistra Podemos (che il 28 aprile ha perso molti voti, passando dal 21% al 14%).
In alcuni casi il sostegno si è rivelato reciproco: Eli Hazan, il responsabile per gli affari esteri del partito Likud, il giorno delle elezioni spagnole ha dichiarato su Twitter: “A nome del Likud, voglio augurare a Vox e al suo presidente, Santiago Abascal, un grande risultato alle elezioni.” In seguito Hazan è stato costretto a ritrattare e a scusarsi.
La questione dell’antisemitismo
Nonostante le loro posizioni filoisraeliane, i membri di Vox sono stati al centro di alcune controversie: in passato il partito ha accusato il miliardario George Soros di appoggiare l’indipendentismo catalano, mentre nel giugno 2018 il loro presidente Abascal ha twittato che Soros starebbe “raddoppiando gli sforzi per favorire l’islamizzazione dell’Europa e il caos nel continente.” Ma il fatto più scandaloso fu quando, nel marzo di quest’anno, il partito scelse tra i suoi candidati per il parlamento il giornalista Fernando Paz, che ha messo in dubbio il numero dei morti nella Shoah e definito il processo di Norimberga “una farsa.” In seguito alle proteste delle comunità ebraiche spagnole, il partito ha rimosso Paz dall’elenco dei candidati.
La Spagna si inserisce nel dibattito sull’antisemitismo anche per un altro motivo: in un recente studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali, che prende in esame 12 paesi dell’UE, la Spagna è il secondo paese dopo l’Italia con la più alta percentuale di ebrei che identificano come maggiore fonte dell’antisemitismo l’estrema sinistra. Secondo lo studio, in tutto il continente il 34% degli ebrei negli ultimi 5 anni ha subito insulti o aggressioni antisemite da parte di persone vicine alla sinistra radicale.