di Paolo Castellano
Manama, capitale del Bahrein, ospiterà la conferenza economica organizzata dall’amministrazione Trump per favorire gli accordi di pace tra Israele, Cisgiordania e Gaza. Il convegno inizierà il 25 giugno e continuerà per due giorni durante i quali ci saranno diversi incontri tra i rappresentanti degli stati del Medio Oriente e altri diplomatici provenienti da tutto il mondo. Il piano economico Peace to prosperity di Donald Trump è stato però boicottato dai palestinesi che hanno chiesto agli stati arabi alleati di non presenziare all’evento internazionale.
Come riporta The Times of Israel, sono attesi gli interventi di Tony Blair, ex primo ministro inglese, Christine Lagarde, amministratore delegato del Fondo monetario internazionale e Gianni Infantino, capo della Federazione internazionale di calcio (FIFA).
Non mancheranno anche i contributi di importanti esponenti del mondo economico e politico. Jared Kushner, genero e alto consulente per i rapporti tra Israele e palestinesi di Donald Trump, Steven Mnuchin, segretario americano al Tesoro, Stephen Schwarzman, CEO del gruppo Balckstone e Dina Powell, senior manager della banca Goldman Sachs. Gli ultimi due hanno collaborato in precedenza con l’amministrazione Trump. Dina Powell è infatti stata coinvolta attivamente da Kushner durante i primi colloqui tra israeliani e palestinesi. Ora lavora invece nel settore privato.
Sorprende il fatto che non ci sarà nessun relatore israeliano. Tuttavia sarà presente una delegazione dello Stato ebraico che potrà colloquiare con gli omologhi della Regione per valutare il piano economico proposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Interverrà invece un conferenziere palestinese, Ashraf Jabari, uomo d’affari della Cisgiordania che lavora con gli abitanti degli insediamenti israeliani e per questo non è molto apprezzato dai suoi connazionali palestinesi.
La conferenza economica di Manama ha ricevuto diverse critiche. In primis, il programma di 7 pagine non spiega come si potranno risolvere il conflitto e le dispute politiche tra israeliani e palestinesi. Contestato anche un documento di 40 pagine che auspicava un investimento di 50 miliardi di dollari per far ripartire l’economia palestinese. Tale piano sarebbe infatti una rielaborazione di vecchie idee bocciate in precedenza. I critici più cinici hanno paragonato la proposta di Trump per il Medio Oriente a un opuscolo immobiliare.
«Non penso che siano realisti su quanto sia difficile», ha commentato Dave Harden, ex-direttore della Missione per la Cisgiordania e Gaza per conto dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. «Anche se hai i soldi, la realizzazione della pace può essere una sfida immensa», egli ha aggiunto.
I palestinesi hanno respinto le proposte di Trump definendole un tentativo di comprarli e in queste ore stanno boicottando la conferenza del Bahrein. A Gaza è in corso uno sciopero generale in cui si chiede agli stati arabi alleati di non ascoltare gli americani e gli israeliani.