SAN VITO LO CAPO (TP), dal nostro inviato Nathan Greppi
È raro trovare concorsi internazionali dove israeliani e arabi partecipano insieme senza problemi. Eppure esiste un luogo, in Italia, dove questo succede tutti gli anni, seppur tra alti e bassi: è il Cous Cous Fest, un festival culinario che si tiene a settembre nel comune siciliano di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, e che in media ospita circa 250.000 visitatori ogni anno.
La 22° edizione, che quest’anno si è tenuta dal 20 al 29 settembre, ha ospitato eventi di ogni genere: degustazioni, gare di cucina, corsi sia per adulti che per bambini, oltre a una rassegna di proiezioni cinematografiche e concerti in spiaggia. Tra questi, il più atteso è stato senza dubbio quello di Mahmood venerdì 27, per il quale si sono radunate in spiaggia oltre 20.000 persone. Siccome il piatto principale attorno al quale ruota tutto il festival è il cous cous, vi partecipano soprattutto cuochi che vengono dall’area mediterranea: italiani, israeliani, palestinesi, tunisini, marocchini e tanti altri.
Ma in realtà la cucina non è che un mezzo per avvicinare tutti i popoli dell’area, e non a caso il motto di quest’anno era “Make Cous Cous, not walls”. Ci sono stati anche eventi sulla pace tra i popoli, tra cui uno in cui si sono confrontati rappresentanti delle tre religioni monoteiste; a rappresentare l’ebraismo è stata l’attrice teatrale e rabbino Miriam Camerini, tra l’altro autrice del libro Ricette e Precetti sulla cucina ebraica.
Italia contro Israele
Uno degli eventi più importanti del festival è indubbiamente il campionato mondiale tenutosi da giovedì 26 a sabato 28 settembre; in particolare, venerdì 27 si sono misurate in semifinale le squadre italiana e israeliana, guidate rispettivamente dagli chef Giuseppe Peraino e Yosi Hanoka: “Per me questa è una manifestazione di integrazione a 360 gradi, vi è uno scambio di conoscenze e culture che si respira nell’aria,” ha dichiarato a Mosaico Peraino, che dirige un suo ristorante proprio a San Vito e ha affermato che il cous cous è “il piatto della pace.”
Anche l’israeliano Hanoka, che cucina in un ospedale di Ashkelon, ha voluto darci la sua opinione sul festival: “È molto importante per noi, sia perché rafforza la nostra fama culinaria nel mondo, sia perché qui partecipano molte squadre di paesi arabi, e vogliamo fargli vedere che siamo disposti a lavorare con loro e che non siamo come ci dipingono i media.” Su quest’ultimo punto ha aggiunto: “quando sono atterrato, ho scoperto che qualcuno mi aveva rubato una pentola dalla valigia, e un membro della squadra tunisina me ne ha prestato una, il che ci ha portato a fare amicizia. Ho anche stretto la mano alla rappresentante dei palestinesi, dicendole che non voglio fare politica, ma solo cucinare.”
Durante la gara gli italiani hanno presentato un cous cous con scorfano e salsa di limone, mentre gli israeliani uno con tre strati di condimenti diversi, fatti in modo tale da rispettare la kasherut; come tocco finale, lo chef “soffia” sul piatto una leggera polvere dorata edibile, come simbolo di pace ed eternità. I voti, che venivano sia dal pubblico che da una giuria fatta dei più famosi critici culinari italiani, hanno premiato il piatto italiano, che ha ricevuto anche il Premio popolare.
Vincitore di tutta la kermesse è invece il piatto del Senegal, cucinato da Mareme Cisse.