di Ilaria Ester Ramazzotti
In vista del World Holocaust Forum in agenda allo Yad Vashem a Gerusalemme, il Jerusalem Post ha pubblicato fra il 21 e il 22 gennaio una serie di commenti e sondaggi su memoria e conoscenza della Shoah che svelano livelli di conoscenza storica non elevati in diverse nazioni. Riportiamo alcune di queste notizie e di questi studi.
“L’Olocausto diventa più distante ogni anno che passa. Nel 75° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau gli ebrei di tutto il mondo accenderanno ancora candele commemorative. Tuttavia, gli studi dimostrano che il 48% degli intervistati in undici città russe non è stato in grado di rispondere alla domanda: ‘Che cos’è l’Olocausto’”? Lo scrive il direttore generale del Congresso ebraico euroasiatico Haim Ben Yaakov.
“Nonostante l’abolizione dell’antisemitismo ufficiale nell’ex Unione Sovietica, che ha creato condizioni favorevoli per lo sviluppo delle comunità ebraiche e un significativo declino dei crimini antisemiti, le teorie antisemite sulla storia della Shoah continuano a prosperare in Russia – prosegue -. Gli ebrei vengono accusati di creare il ‘culto dell’Olocausto’ e di falsificarne le prove. È diffusa la convinzione che i leader ebrei abbiano distrutto l’ebraismo europeo per fondare lo Stato di Israele e si sono diffuse voci su ebrei che riceverebbero compensi finanziari e carta bianca per tutti i ‘crimini ebraici’ passati e futuri, dalla crocifissione di Gesù all’avvio di guerre mondiali a cura di banchieri ebrei.
“Aaron Weiss dello Yad Vashem stima che i nazionalisti ucraini sterminarono 28 mila ebrei nella sola Ucraina occidentale” durante la Seconda guerra mondiale. “Oggi, i nomi di alcuni di questi assassini sono stati elevati allo status di eroe della Resistenza nazionale. Inoltre, la legge ucraina proibisce di mostrare mancanza di rispetto verso gli eroi nazionali, che in sostanza include qualsiasi menzione delle loro atrocità contro gli ebrei – aggiunge -. In Russia sono anche stati registrati tentativi di ridurre la portata dell’Olocausto e di glorificare i nomi dei collaboratori nazisti”.
“Gli studi mostrano una correlazione tra il livello di conoscenza della Shoah e il livello di tolleranza nella società – conclude Haim Ben Yaakov -. Considerando la crescente ondata di antisemitismo, è estremamente importante spostare l’attenzione sulla necessità di una legislazione pertinente che integri gli studi sull’Olocausto nei programmi educativi statali e consenta il corretto perseguimento degli atti antisemiti”.
La memoria della Shoah negli Stati Uniti
Il 50% degli americani non sa quanti ebrei siano morti nella Shoah, quasi un terzo non sa quando abbia avuto luogo l’Olocausto e più della metà non sa come il leader nazista Adolf Hitler sia salito al potere. Lo svela il nuovo sondaggio del centro di studi di Washington Pew Research Center. La ricerca mostra altresì come solo il 66% degli statunitensi sappia che la Shoah ha comportato l’assassinio di massa di ebrei.
Sebbene i risultati mostrino una preoccupante mancanza di conoscenza sugli esatti dettagli della Shoah, il sondaggio ha tuttavia dimostrato che una pluralità di americani hanno una comprensione di base di ciò che è accaduto durante l’Olocausto rispondendo a domande a scelta multipla.
Il Pew Research Center ha in particolare posto quattro domande, con risposte a scelta, a 10.429 adulti, nell’ambito di un più ampio sondaggio condotto nel 2019. Quanti ebrei furono uccisi nella Shoah? Circa il 45% degli intervistati ha scelto la risposta che indicava “circa 6 milioni”. Quando avvenne l’Olocausto? Il 69% degli intervistati ha indicato il periodo storico tra il 1930 e il 1950. In risposta alla domanda: “Come fece Hitler a diventare cancelliere della Germania?” solo il 43% ha tuttavia risposto “attraverso un processo politico democratico”.
Circa il 63% ha infine correttamente risposto alla domanda: “Che cos’erano i ghetti creati dai nazisti?” indicando “parti della città in cui gli ebrei furono costretti a vivere”. Le quattro domande sono state in seguito incluse in un separato sondaggio rivolto a 1.800 adolescenti statunitensi, che hanno mostrato livelli di conoscenza ancora più bassi rispetto agli adulti.
Il 25% dei millennials francesi afferma di non avere mai sentito parlare della Shoah
Un sondaggio della Claims Conference rileva sia una bassa informazione che uno scarso livello di istruzione sulla Shoah, in Francia, a partire dalle scuole. Il vicepresidente Shlomo Gur ha detto che lo studio della Shoah dovrebbe al contrario essere promosso tanto nel sistema scolastico quanto nella società civile, puntando anche sui nuovi media e Internet.
È profondamente preoccupante che “più della metà degli intervistati (52%) ritenga che qualcosa come l’Olocausto possa accadere di nuovo in Europa e che il 36% pensi che possa accadere negli Stati Uniti – ha aggiunto -. Ciò rispecchia i risultati di un precedente sondaggio condotto in Austria che indica come il 47% degli austriaci creda che un evento simile alla Shoah possa accadere negli USA”. “Le opinioni antisemitiche sono diventate legittime e quando si chiede se la Shoah possa ripetersi, grandi percentuali di persone accettano la cosa come una possibilità”. Un altro fattore preoccupante, spiega Gur, è lo sdoganamento del neonazismo.
Secondo il sondaggio, per contro, il 79% degli intervistati francesi ha anche sottolineato che tutti gli studenti dovrebbero studiare la Shoah a scuola, mentre il 75% ritiene che l’insegnamento dell’Olocausto debba diventare obbligatorio nei programmi scolastici. Inoltre, l’82% degli intervistati afferma che è importante continuare a insegnare la Shoah perché non accada più”.
“Investiamo molto nella formazione degli insegnanti per la didattica della Shoah”, ha poi sottolineato Gur, rimarcando infine come diversi altri risultati del sondaggio lo abbiano colpito, in primis “il fatto che, nel cuore dell’Europa, oltre i due terzi degli intervistati non sappiano che sei milioni di ebrei furono uccisi nella Shoah”, riferendosi alla conoscenza delle dimensioni dello sterminio, oppure che “molti non conoscano i nomi dei campi di concentramento, compreso il campo di internamento di Drancy, situato in un sobborgo della stessa Parigi”.