di David Zebuloni
La storia ci insegna che è pericoloso trarre conclusioni la notte stessa in cui si svelano i primi risultati delle elezioni. Ad esempio, nessuno in Israele dimentica il discorso che Benny Gantz recitò al termine del primo girone elettorale. Gantz quella notte annunciò estasiato la sua vincita e ringraziò il popolo per averlo scelto, andò dunque a dormire come Capo di Stato e si risvegliò la mattina seguente come Capo dell’Opposizione. Conclusione? Non si festeggia mai prima di aver conteggiato l’ultimo voto dell’ultimo seggio. Eppure, Benjamin Netanyahu questa volta sembrerebbe proprio aver vinto, contro ogni probabilità.
Secondo i primi risultati di News12, Netanyahu ottiene 37 mandati e Gantz ne ottiene 32. Un divario incredibile di cinque mandati che potrebbe fare la differenza, in quanto darebbe a Netanyahu il privilegio di poter formare una coalizione senza più dover dipendere dal partito avversario: il partito di Gantz. Stiamo parlando di una vincita parziale e al contempo assoluta, decisamente controversa, eppure già definita.
Cerchiamo di capirne il motivo. La vincita di Netanyahu è parziale in quanto il blocco di destra al momento sembrerebbe aver ottenuto 59 mandati complessivi. Un numero importante, non c’è dubbio, ma ancora non sufficiente per poter formare una coalizione solida. I due mandati necessari per poter ottenere una maggioranza di 61, potrebbero arrivare tuttavia dai voti dei soldati e quelli degli invalidi, che vengono conteggiati per ultimi, il giorno successivo alle elezioni. Parliamo anche di una vittoria assoluta da parte di Netanyahu, in quanto segna un punto di svolta in quella che è la questione legale che lo vede coinvolto. Quando nel mese di dicembre Netanyahu veniva incriminato per corruzione, frode e abuso di ufficio, tutti lo diedero per spacciato. Nei sondaggi il suo partito calava precipitosamente, i giornali annunciavano la sua sconfitta. Nessuno poteva immaginare che a distanza di tre mesi Netanyahu avrebbe ottenuto 37 mandati, nonché il pieno sostegno e la piena fiducia da parte dei suoi elettori.
Le reazioni dei due leader
Tra inni di gioia e bandiere svolazzanti, Netanyahu appare davanti alle telecamere alle due e mezza di notte. Annuncia con grande imprudenza e altrettanta convinzione che è pronto per quattro ulteriori anni di presidenza, pronto a guidare lo Stato di Israele verso nuovi traguardi. Afferma che non sarà il Capo di Stato di chi l’ha votato, bensì di tutto il popolo, senza alcuna distinzione. Le parole di Netanyahu sono piene di pathos ed enunciano senza equivoci la sua vittoria. Un discorso, c’è da dire, che lascia perplessi gran parte degli opinionisti politici presenti nello studio di News12. D’altronde tutti sanno che Netanyahu non è solito sbilanciarsi prima di aver ottenuto una vittoria assicurata. Tuttavia, con grande sorpresa, in questo caso i due mandati mancanti non sembrano preoccuparlo minimamente.
Gantz, al contrario, confessa davanti alle telecamere di essere molto fiero della strada percorsa, ma altrettanto deluso dei risultati raggiunti. Pronuncia queste parole con semplicità, senza particolar enfasi. Sembra stanco e provato. Sui social predicono il tramonto della sua breve carriera politica, alcuni utenti lo invitano addirittura a ritirarsi, tuttavia vediamo che il suo ruolo rimane di massima rilevanza, in quanto non si esclude la formazione di un governo che vede come protagonisti proprio il suo partito ed il partito di Netanyahu. Secondo la giornalista Rina Matsliach infatti, rimangono questi gli unici due partiti che possono garantire una coalizione solida di 61 mandati.
Per quanto riguarda i partiti minori, possiamo affermare che non ci sono stati grandi stravolgimenti rispetto al girone elettorale precedente. Secondo i primi risultati divulgati, il partito arabo ottiene 14 mandati, mentre i due partiti ultraortodossi ne ottengono complessivamente 16. Il partito della destra liberale di Bennett e quello della destra indefinita di Lieberman, scendono di un mandato ciascuno rispetto alle elezioni precedenti, ottenendo 6 mandati il primo e 7 il secondo. La situazione si fa drammatica per il partito di estrema sinistra Avoda-Ghesher-Meretz. Se nel girone precedentemente avevano ottenuto complessivamente 11 mandati, nel girone attuale sembrerebbero essere scesi a 7 mandati.
Questo è quanto è emerso dal primo conteggio delle schede elettorali. Se tutto possa ancora cambiare? Ni. Certo, Gantz potrebbe recuperare di un mandato e Netanyahu potrebbe perderne uno, ma ciò non influirebbe molto sui risultati e sull’atmosfera generale. Per queste terze elezioni in un anno, i toni sono ormai stati stabiliti. E poi nessuno vuole sporcarsi le mani e assumersi la responsabilità di condurre gli israeliani alle urne per la quarta volta.
Si potrebbe concludere che tutti i partiti siano più propensi a trovare un accordo comune rispetto alle elezioni precedenti. E che per quanto ciò sembri inverosimile, Benjamin Netanyahu sembrerebbe avercela fatta. Di nuovo.