di Roberto Zadik
Dopo mesi di coma, preghiere e una tenue speranza di riprendere conoscenza, si è spento domenica 29 marzo Josef Neumann. L’uomo era stato gravemente ferito in varie zone del corpo dal braccio alla testa, dall’affilato machete del suo aggressore, il 37enne Thomas Grafton lo scorso 28 dicembre in quella che doveva essere una gioiosa celebrazione del sesto giorno di Channukkà a casa di Rav Chaim Rottemberg. Dolore e costernazione nella Comunità ortodossa newyorchese di Monsey per il 72enne, padre di sette figli e nonno di vari nipoti, che come racconta il Times of Israel e il Consiglio degli Affari Esterni della Comunità Ortodossa locale con un messaggio su Twitter “è deceduto a causa delle lesioni subite”. Fra le reazioni anche il Rabbino Yisroel Kahan ha dichiarato “avevamo delle speranze quando aveva cominciato, a fine febbraio ad aprire gli occhi. E’ davvero triste che sia morto per aver celebrato con degli amici la festività di Channukkà solo perché era ebreo”.
Intervistati vari amici e conoscenti di Neumann, sul sito della CNN, l’amico di Neumann, Yisroel Kraus, anche lui a casa di Rav Rottemberg quella tragica sera, lo ricorda come “un maestro e una persona incredibile.” Tutti quelli che lo incontrarono ne hanno rievocato la “natura compassionevole” e l’altruismo. Doti ancora più lodevoli visto che sempre stando a Kraus, “viveva in condizioni di grande povertà e nonostante questo raccoglieva soldi per i poveri e mai per sé stesso”.
Ma cosa succederà adesso e quali gli sviluppi giudiziari a carico dell’assassino, il 37enne Grafton colpevole di aver ferito altre quattro persone e di “attacco alla libertà religiosa” secondo le accuse federali? A questo proposito il Times of Israel ha sottolineato lo sconvolgimento della Comunità di Monsey e l’antisemitismo feroce del colpevole. Yossi Gestetner, membro di spicco della Comunità di Monsey e audace opinionista del mondo ortodosso locale, all’epoca dell’aggressione, sempre stando al Times of Israel, aveva affermato che questi episodi sono sconvolgenti e hanno delle conseguenze a lungo termine”. Riguardo al responsabile le autorità hanno reso noto che Grafton leggeva riviste antisemite e sul suo telefonino consultava informazioni su Hitler e cercava la localizzazione di varie sinagoghe forse in attesa di compiere qualcosa di spregevole. Nonostante questo la sua famiglia, negando qualsiasi sospetto di antisemitismo, aveva invece dichiarato la “tolleranza in cui è stato allevato” e che egli soffriva di disturbi mentali. A questo proposito il suo avvocato difensore, Michael Sussmann, sito CNN, ha confermato tesi della schizofrenia raccontando che “nel 2019 era stato ricoverato varie volte in ospedale e che al momento dell’omicidio era in preda alle allucinazioni”.