di Ilaria Ester Ramazzotti
“Il lavoro per la fase 2 è già partito, non possiamo aspettare che il virus sparisca dal nostro territorio. Servirà un programma articolato e organico su due pilastri: un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro”. Così il premier Giuseppe Conte ha reso noto, nel suo discorso dello scorso 10 aprile, i piani governativi per la seconda fase della gestione dell’emergenza coronavirus. A capo del comitato tecnico di esperti è chiamato il manager Vittorio Colao, che sarà affiancato da “sociologici, psicologici, esperti del lavoro, manager che dialogheranno con il comitato tecnico scientifico, tante personalità che risiedono in Italia e all’estero come Giovannini, Maggini, Mazzuccato, Sadun”, ha specificato ancora il presidente del Consiglio, come riporta La Repubblica.
Così anche l’economista Raffaella Sadun, di famiglia ebraica romana, farà parte del comitato tecnico. Riportiamo qui alcuni dettagli del suo curriculum e informazioni sulla sua carriera. Dopo la laurea in Economia Politica alla Sapienza di Roma, un Master in Economia presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona e un dottorato in Economia presso la London School of Economics, oggi è professoressa di amministrazione d’impresa alla Harvard Business School. La sua ricerca si concentra sull’economia della produttività, della gestione e dei cambiamenti organizzativi, documenta i determinanti economici e culturali delle scelte manageriali, nonché le loro implicazioni per le prestazioni organizzative sia nel settore privato che in quello pubblico (ivi comprese la sanità e l’istruzione). È tra i fondatori del World Management Survey e dell’Executive Time Use Study. Il suo lavoro è apparso sulle principali riviste peer reviewed, tra cui American Economic Review, Quarterly Journal of Economics ed Economic Journal, ed è stato pubblicato su varie testate economiche, tra cui The New York Times, The Economist, The Wall Street Journal e Financial Times.
“I governi non riescono a tenere il passo della pandemia e stanno ripetendo molti degli errori commessi inizialmente in Italia, dove la diffusione del virus ha avuto effetti disastrosi”, ha scritto Sadun insieme ad altri economisti sulla Harvard Business Review, in un articolo tradotto da Internazionale. “L’obiettivo di questo articolo è aiutare i politici europei e statunitensi, a qualsiasi livello, a imparare dai passi falsi dell’Italia e a riconoscere e superare la sfida inedita rappresentata da questa crisi”. “All’inizio della diffusione del virus, l’epidemia di Covid-19 in Italia non era considerata un’emergenza sanitaria. I primi segnali d’allarme sono stati accolti con scetticismo sia dall’opinione pubblica sia da molti politici, anche se moltissimi scienziati dicevano da settimane che c’era il rischio di una catastrofe”. “Ci sono state reazioni simili in altri paesi, a conferma di quello che gli scienziati comportamentali chiamano ‘bias di conferma’, cioè la tendenza a concentrarsi sulle informazioni che rafforzano la nostra opinione e le nostre ipotesi iniziali”. È quindi fondamentale saper “riconoscere i propri preconcetti cognitivi”. Invece, “il desiderio di agire spinge i politici ad affidarsi al proprio istinto o alle opinioni della loro cerchia ristretta, ma in circostanze di estrema incertezza bisogna resistere a questa tentazione. Al contrario, è importante prendersi il tempo di studiare, organizzare e assorbire le informazioni fornite dagli esperti di diverse discipline”.
Altro fattore fondamentale avrebbe dovuto essere quello è di evitare le soluzioni parziali, a favore di un approccio sistematico. “Il governo italiano ha risposto all’epidemia emanando una serie di decreti che hanno aumentato gradualmente le restrizioni nelle aree isolate (“zone rosse”), per poi allargarle progressivamente a tutto il territorio nazionale. In circostanze normali un approccio simile potrebbe essere considerato prudente, se non addirittura saggio. Ma in questo caso ha avuto conseguenze disastrose”. “l’Italia ha seguito la diffusione del virus invece che anticiparla. In secondo luogo, l’azione selettiva potrebbe aver facilitato inavvertitamente il contagio”. “Per individuare il giusto approccio sul campo è importante saper imparare rapidamente dai successi e dai fallimenti, agendo di conseguenza. Sicuramente possiamo trarre spunti utili dal comportamento di paesi come Cina, Corea del Sud, Taiwan e Singapore, capaci di contenere l’epidemia in tempi relativamente brevi”.