di Daniela Cohen
Un docu-thriller, tra romanzo e saggio storico.
La figura di Papa Pio XII è stata spesso discussa per l’ambiguità con cui si comportò ufficialmente nei confronti di Hitler ai tempi del periodo più buio del Novecento. In concomitanza con l’apertura degli Archivi Vaticani relativi al periodo del suo pontificato, la Mondadori ha pubblicato un libro ponderoso: Le spie del Vaticano, La guerra segreta di Pio XII contro Hitler. Lo ha scritto Mark Riebling, storico, saggista, cofondatore del Center for Policing Terrorism, docente alla Columbia, a Dartmouth e a Berkeley, in California. Scrive su vari giornali tra cui il New York Times ma anche il Guardian di Londra.
Il suo volume, che si legge con la frenesia di chi si avventura in un thriller, alla fine risulta una vera pietra miliare nel campo della ricerca di argomenti scottanti, con in più la capacità assolutamente personale e certosina di trasformare una quantità impressionante di dati in un vero e appassionante romanzo. Si basa su ricerche che vengono documentate con note, riferimenti e indicazioni talmente maniacali che, delle quasi 400 pagine di testo, le fonti coprono 29 pagine fittissime, mentre l’indice dei nomi ne riempie 5. Ma le note, quelle, nonostante i caratteri minuscoli, occupano ben 94 pagine! Vale a dire che circa 160 pagine su 384 contengono informazioni a supporto di quanto il testo afferma.
Non solo: fin dalle prime righe, il tutto si trasforma in uno dei più coinvolgenti libri di spionaggio: “In guerra il Vaticano cercò di mantenersi neutrale. Poiché rappresentava i cattolici di tutte le nazioni, il papa doveva apparire imparziale. Schierarsi con l’uno o con l’altro dei contendenti avrebbe costretto alcuni fedeli a tradire il loro paese e altri a tradire la loro confessione”. Hitler aveva invaso la Polonia, un paese molto caro ai cattolici e il pontefice si sentì in dovere di parlare e lo fece con una enciclica pubblicata il 20 ottobre 1939 e i cui contenuti furono interpretati come un attacco alla Germania nazista. “Il papa condanna i dittatori, i violatori di trattati e il razzismo”, scrisse in prima pagina, a caratteri cubitali, il New York Times” afferma Riebling e inserisce i commenti della Jewish Telegraphic Agency. Ma “…era una promessa valorosa e vana.
Pacelli non avrebbe più pronunciato la parola ebreo o giudeo in pubblico fino al 1940. Durante la guerra le agenzie di stampa alleate ed ebraiche continuarono a salutarlo come un antirazzista ma, col tempo, il suo silenzio rese più tesi i rapporti tra cattolici ed ebrei e ridusse la credibilità morale della religione cattolica”. Papa Pacelli, uomo alto e magro, nato nel 1876 a Roma, aveva lavorato da vescovo e da cardinale in Germania e in altri Paesi sviluppando numerose amicizie. Non si sarebbe forse immaginato di essere nominato Papa il 12 marzo 1939, in uno dei periodi più neri per l’Europa. Fece scalpore l’uscita dal balcone appena nominato, accolto da una enorme folla festante che egli benedisse tre volte per poi voltarsi e rientrare senza dire una sola parola alla gente. Da quel momento – è la tesi del libro – decise che avrebbe fatto di tutto per distruggere il potere di Hitler, considerando persino l’omicidio e formando una rete di informatori che avrebbe inviato in vari Paesi europei: le spie più importanti del Novecento, quelle del Papa.
Le loro storie rendono James Bond un fumetto per bambini perché qui si parla di gente che è stata torturata e uccisa, che ha rischiato la vita o è stata rinchiusa nei lager. Anche i tedeschi avevano infatti le loro talpe, che sospettavano di Papa Pio XII; sebbene non avesse mai pubblicamente attaccato il Führer, erano convinti che giocasse contro di lui. “…i cardinali del Reich – si legge – avevano esortato Pacelli a evitare il confronto diretto perché, lo avevano avvertito, parlare chiaro era servito solo a peggiorare le condizioni della Chiesa nel Reich. Qualunque cosa il nuovo pontefice avesse fatto contro Hitler, avrebbe dovuto farla nell’ombra”.
Un capitolo è dedicato a come il Papa chiese direttamente a Guglielmo Marconi di mettere fili ovunque in Vaticano, specialmente nei suoi alloggi e in Biblioteca, da dove sarebbe partita la Radio Vaticana; ma in quel periodo gli apparecchi avrebbero soprattutto permesso a Pacelli di registrare tutto ciò che i suoi ospiti avrebbero detto, sia durante la sua presenza sia in sua assenza. Il primo, grandioso esempio di spionaggio all’interno di un piccolissimo Stato, quello Vaticano, che non era nuovo a simili sistemi ma mai così sofisticati! In una delle tantissime Note, troviamo segnalato che “In uno studio della CIA del 1959 si trovarono ‘abbondanti prove del fatto che già durante la prima guerra mondiale l’intelligence aveva fatto un uso estensivo dei microfoni e di altri congegni segreti di intercettazione ambientale”. Pare che una tecnica molto temuta dell’epoca fosse il cosiddetto microfono caldo: “convertiva il telefono in microfono per l’intercettazione ambientale quando l’apparecchio non veniva usato per fare le telefonate (CIA, ‘Audiosorveillance, 1960, CSI/SI, 14, 3) …Analogamente, il cardinale Celso Costantini, prefetto della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, osservò che il vescovo Antonio Giordani, ‘prima che si cominciasse a parlare’, ebbe la precauzione di chiudere con un otturatore il telefono”. Questa è una nota trovata nel diario dello stesso Costantini, datata 31 gennaio 1941 a pag. 152.
Ed ecco cosa racconta Riebling nelle primissime pagine della sua opera: “Le registrazioni audio del Papa sarebbero rimaste uno dei segreti meglio custoditi del Vaticano. Solo settant’anni dopo, l’ultimo membro vivente delle operazioni clandestine della Chiesa in epoca nazista, il gesuita tedesco Peter Gumbel che ormai da quarant’anni si occupava del processo di canonizzazione di Pacelli, ne confermò l’esistenza”. Ma non è tutto: “…Le intercettazioni ambientali erano diventate tecnicamente possibili proprio all’epoca in cui Pacelli diventa Papa. Negli anni successivi Hitler, Stalin, Churchill e Roosevelt avrebbero tutti quanti registrato di nascosto; appena pochi giorni prima, durante una perlustrazione della Cappella Sistina, si era trovato un dittafono nascono e, quanto a capacità di intercettazione, il Vaticano stesso non aveva nulla da invidiare alle potenze laiche. La Santa Sede era stata munita delle necessarie apparecchiature di ascolto da Guglielmo Marconi, l’inventore della Radio. Pacelli in persona si era rivolto in precedenza a Marconi per ammodernare la sede del papato. Lo scienziato aveva impiantato, gratis, un centralino telefonico, una stazione radio e un collegamento a onde corte con la residenza estiva del pontefice, a Castel Gandolfo. In cambio, la Sacra Rota gli aveva annullato il matrimonio, permettendogli di risposarsi e di avere una figlia, a cui era stato dato il nome di Elettra”.
Riebling spiega che alcuni ingegneri di Marconi avevano continuato a lavorare per il papa alle dipendenze di un fisico gesuita che dirigeva Radio Vaticana. Potevano sia registrare i discorsi ufficiali del Papa come intercettare i discorsi dei suoi visitatori. Ma la descrizione di tanti personaggi che diventeranno spie per il Papa e di quelli che invece tentavano di scoprirli, rimane uno dei punti solidi e inquietanti, molto documentati, della storia a cui si aggiungono numerosi fatti di cui l’autore ha ritrovato prove sufficienti. Anche nelle note ci sono storie dettagliate e, se si leggono, si rischia di non sapere più se andare avanti col romanzo o con le sue note. “Hitler era andato al potere legalmente ma governava iniquamente, era diventato un oppressore e rientrava quindi nella categoria dei farabutti che, come avevano argomentato Tommaso d’Aquino e alcuni teologi gesuiti, i cittadini potevano assassinare…
L’efferatezza di tali politiche emergeva chiaramente dal dossier di Müller sulla Polonia. Come avrebbe riassunto in seguito in Vaticano, la documentazione mostrava che nel primo mese centinaia di preti erano stati arrestati e fucilati dai tedeschi, mentre gli intellettuali cattolici, religiosi o laici che fossero, erano stati arrestati e spediti nel campo di concentramento di Oranienburg, vicino a Berlino… In pratica quel piano mirava a eliminare l’élite intellettuale e la tradizionale influenza del clero”. Il dossier conteneva anche prove dello sterminio sistematico degli ebrei, come “film, foto, rapporti dalle cui parole e immagini risultava che uomini, donne e bambini ebrei erano stati gettati in massa, nudi, in fosse da loro stessi scavate e presi a mitragliate; in una foto si vedeva un poliziotto tenere stretto tra le ginocchia un bambino e sparargli”. Pio XII era convinto che fosse Hitler a volere quel tipo di politica. Come avrebbe lamentato in seguito il Papa, alcuni vescovi tedeschi continuavano a considerare il Führer il difensore dei valori cristiani ma, in realtà, convinto com’era che il cristianesimo avesse indebolito le virili tradizioni tribali tedesche, Hitler era rammaricato che i musulmani non avessero conquistato l’Europa: “La nostra disgrazia è appunto di avere una religione sbagliata. Perché non ci è toccata in sorte, piuttosto, quella dei giapponesi, che vede nel sacrificio per la Patria la cosa più grande? Lo stesso Islam sarebbe più adatto a noi che la fiacca tolleranza del cristianesimo”. Il testo incalza con le parole di Hitler: “Tutta la nostra deformità e la nostra atrofia di spirito e anima non si sarebbero mai generate se non fosse stato per questa pagliacciata orientale, questa abominevole mania di livellare, questo maledetto universalismo del cristianesimo, che nega il razzismo e predica una tolleranza suicida”.
Pio XII non aveva dimenticato la promessa di Hitler di calpestare la Chiesa come un rospo; corre voce che “Himmler sperasse di inaugurare un nuovo stadio di calcio giustiziando pubblicamente il Papa…”. Il libro si arricchisce di storie di persone, di fatti, eventi e avventure al limite dell’incredibile. Come pure di storie familiari, ragazzini che aspettano un padre o una madre. Vite sconvolte da eventi senza senso, persone che non credevano avrebbero mai potuto comportarsi come invece si sono comportate, alcune nel bene altre nel male, ma sempre vivendo tempi assurdi, perché ogni guerra è una follia.
Mark Riebling, Le spie del Vaticano. La guerra segreta di Pio XII contro Hitler (Mondadori), pp. 384, euro 25,00