Ancora 15 giorni agli studenti della Lombardia per descrivere attraverso l’arte cosa hanno significato per loro i mesi di lockdown. È stata, infatti, prorogata fino al 30 giugno 2020 la scadenza dell’Artist Call “Io resto a casa, la mia fantasia no”, ideata e promossa dalla Fondazione Scuola Ebraica con l’idea che proprio la sensibilità dei ragazzi potesse dare forma ad emozioni, paure e sogni, maturati in questa difficile emergenza.
Una sfida accettata da moltissimi giovani artisti, tanto che sia il grande numero di opere arrivate negli ultimi giorni, sia le tante richieste di informazioni, hanno spinto la Fondazione a dare a tutti ancora un po’ di tempo per completare il proprio lavoro.
A impressionare gli organizzatori è stata soprattutto la creatività e la maturità delle opere, molte delle quali meriterebbero di essere esposte in un museo d’arte moderna. Insieme danno una visione capace di fotografare una realtà “domestica” molto varia, che va da chi ha trascorso un isolamento tranquillo e scherza sugli stereotipi degli italiani in quarantena, a chi ha affrontato situazioni drammatiche attorno a sé. In tutte le opere, però, anche di autori di età e provenienza molto diverse, è impossibile non notare il disagio comune che ha segnato la vita di tutti.
E’ significativo inoltre che la maggior parte dei lavori giungano proprio dalle zone più colpite dalla pandemia: dalla provincia di Bergamo, dal Bresciano (che ha visto adesioni dal comune di Rudiano e ben 8 partecipanti dall’Istituto Cossali di Orzinuovi) e da Lecco.
Qui il contest ha entusiasmato addirittura 11 studenti dell’Istituto ICSA Stoppani, dove una classe ha lavorato accostando la violenza del virus a Guernica di Picasso, arrivando a risultati struggenti come Matilde Balossi che ha scelto la figura della madre straziata dalla morte del figlio. Con un tono più divertente, Letizia Ferlita di Treviglio ha invece reinterpretato i manifesti con le prescrizioni sanitarie, come se a dipingerli fosse stato Toulouse Lautrec. Morris Marranzano di Orzinuovi (BS) ha affidato un segno di rinascita ai contatti a distanza, raffigurando un bruco capace di diventare farfalla nell’attraversare lo schermo di un PC. Da Milano, Beatrice Micol Hassan ha invece esorcizzato la paura del virus con una sua inquietante rappresentazione tridimensionale. Victoria Guetta, su una base musicale da lei composta, ha creato un video che descrive il suo desiderio di oltrepassare la finestra di casa per viaggiare. Alessandra Merlo, sempre da Milano, ha reso tangibile come la fantasia possa vivere utilizzando anche in spazi ridotti, solo quello che ha trovato nella sua camera per rappresentare tutta l’Iliade in 2 minuti. David Zanzuri, della scuola Ebraica milanese, ha usato sei forchette per formare una stella di David in un’opera che ricorda la ritualità del cibo in una famiglia ebraica durante la quarantena.
In tanti hanno poi inviato immagini significative del loro stato d’animo semplicemente ritraendo il paesaggio in cui erano confinati: la propria finestra o la scrivania. L’immagine forse diventata iconica nel rappresentare il lockdown è stata quella di Chiara Pagani, terza liceo a Sulbiate (MB): due vasi di vetro, una lampadina, qualche centimetro di rete metallica diventano una signora un po’ nevrotica, intenta nell’operazione più desiderata dagli italiani in quarantena: portare a spasso il cane.
Tutte le opere sono visibili nella galleria dedicata dove è possibile anche scaricare il bando completo dell’Artist Call e scoprire come è facile partecipare. Sono inoltre pubblicate sulle nostre pagina Facebook e Instagram dove è possibile votare l’opera preferita. Le più gradite riceveranno un attestato, ma il premio per tutti sarà soprattutto la mostra in programma in autunno (virus permettendo) a Milano, in una sede da definire.
Per partecipare ecco il form