di David Zebuloni
La notizia del rilascio di Jonathan Pollard, la spia del Mossad negli USA che ha trascorso gli ultimi trentacinque anni della sua vita nelle prigioni americane, era già stata annunciata lo scorso mese. Sin da subito si era discusso circa il suo ritorno in Israele, a causa dello stato di salute instabile della moglie. Alcuni dicevano che doveva tornare a casa al più presto, altri invece sostenevamo che dovevano rimanere lì per finire le cure mediche della moglie.
Ora il ritorno è ufficiale. Questa notte, infatti, Pollard è atterrato in Terra di Israele insieme all’inseparabile moglie Elaine. Il volo privato che ha rimpatriato i coniugi Pollard, è partito dall’aeroporto Newark-Liberty a New York ed è atterrato a Ben Gurion, dove ad aspettarlo c’era Benjamin Netanyahu, il Primo Ministro dello Stato di Israele.
Con un gesto spontaneo, Jonathan Pollard ha alzato l’indice in segno di attesa ad un Netanyahu stupito. Si è dunque inchinato e ha baciato la Terra di Israele, la stessa che ha sognato durante gli anni di prigionia negli Stati Uniti. La moglie l’ha seguito, si è inchinata a fatica anche lei e ha baciato il terreno. Lo sguardo stupito di Netanyahu è presto tramutato in sorriso. Poi è arrivata la preghiera, pronunciata con voce tremante. Sheehyanu vekyemanu veighianu la zman aze. La stessa preghiera che nell’ebraismo si pronuncia quando si è parte di un evento straordinario o raro, la quale realizzazione è stata preceduta da una lunga attesa.
Il premier Netanyahu ha consegnato loro la nuova carta d’identità israeliana e ha affermato: “Bentornati, quanto vi abbiamo aspettato. Ora potrete ricominciare la vostra vita, in piena libertà e felicità. Ora siete a casa”. Anche Pollard ha rilasciato una breve dichiarazione, colma di emozione. “Siamo entusiasti di essere finalmente a casa dopo trentacinque lunghi anni. Ringraziamo il popolo di Israele e il Primo Ministro israeliano per averci riportato a casa. Nessuno è più orgoglioso di questo paese e del suo leader di noi. Speriamo di diventare cittadini produttivi il prima possibile e continuare la nostra vita qui”, ha affermato e poi aggiunto: “La nostra è una Terra straordinaria e ha un futuro radioso. Questa Terra è il futuro del popolo ebraico e noi non intendiamo andare da nessun’altra parte.”