di Paolo Castellano, Nathan Greppi e Ester Moscati
Un sito archeologico che non smette di regalare emozioni e nuove scoperte. Un tesoro di parole che connettono direttamente, come in uno stargate, il mondo di Qumran e i manoscritti biblici con la ricerca contemporanea, tra le sabbie di un deserto pieno di luce e suggestioni mistiche
Un sito archeologico che per 2000 anni ha protetto il suo tesoro; un punto di congiunzione tra il passato biblico e un presente fatto di ricerca e divulgazione; il mistero di una scoperta fortuita che solo per caso non si è risolta con la dispersione del suo prezioso messaggio: tutto questo è Qumran, rovine e grotte in un deserto affacciato sul mare. Il tesoro sepolto in giare d’argilla è costituito dai Rotoli del Mar Morto, pergamene millenarie che riportano i testi della Torà d’Israele; scoperti “per caso” dai beduini nel 1947, venduti come “antichità locali” nei mercati, notati da uno studioso che ha avviato una ricerca che ha portato alla più straordinaria avventura archeologica del XX secolo. Chiunque sia stato qui non può dimenticare la particolare energia di questo luogo, il potere magnetico che queste rocce sabbiose sanno sprigionare.
Ma perché dal 1947 ad oggi Qumran continua a suscitare un enorme fascino su archeologi, studiosi e anche semplici appassionati di archeologia? «Dal momento della scoperta dei Rotoli,- spiega a Bet Magazine Adolfo Roitman, direttore del Santuario del Libro di Gerusalemme dove sono custoditi i Rotoli del Mar Morto – questo ritrovamento ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. I motivi sono diversi: la vicenda ha un’atmosfera fiabesca, ci sono beduini, archeologi, grotte, antichi manoscritti e una setta, gli Esseni. E se a ciò aggiungiamo le avventure di cui sono stati protagonisti questi manoscritti, come la vendita illegale, il contrabbando di antiquariato, allora è chiaro che questa storia ci catapulta in un clima da Indiana Jones. Ma poi, naturalmente, c’è l’importanza eccezionale del ritrovamento dal punto di vista archeologico. È la prima volta che abbiamo tra le mani letteratura ebraica originale risalente all’“epoca di Gesù”, composta da ebrei che vivevano nella terra di Israele 2000 anni fa e tra i quali si trovano i manoscritti biblici più antichi del mondo. Qumran ci ha mostrato un mondo sconosciuto, rivelando nuovi livelli di conoscenza del giudaismo in epoca greco-romana e, soprattutto, ci permette di collocare per la prima volta le origini della Chiesa nel suo corretto contesto storico, letterario e sociologico. L’esperienza ci ha poi insegnato che è sempre possibile la scoperta di nuovi reperti. Ne è prova la grotta n. 53, scavata da Oren Gutfeld dell’Università Ebraica di Gerusalemme nel gennaio 2019. Nonostante non vi siano stati trovati scritti, si presume che in passato i Qumraniti vi avessero nascosto alcune delle loro composizioni. Inoltre, vi sono stati trovati altri reperti archeologici, come ceramiche e tessuti». Adolfo D. Roitman, nato a Buenos Aires nel 1957, è uno tra i massimi esperti di storia e letteratura ebraica antica e tra i più rilevanti studiosi dei reperti di Qumran e della loro interpretazione biblica.
Archeologia e leggenda nel sito di Qumran
L’Ufficio Nazionale israeliano del Turismo ha organizzato in dicembre un evento online intitolato “Alla scoperta dell’affascinante mondo di Qumran”. Il webinar è stato condotto da Mariagrazia Falcone dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, e ha ospitato i contributi di Kalanit Goren, direttore della sede italiana dell’Ufficio del Turismo, Dan Farkash, direttore del Parco di Qumran e Marcello Fidanzio, professore presso l’Istituto di Cultura e Archeologia delle terre bibliche alla Facoltà di Teologia di Lugano.
Dopo un’introduzione sulle caratteristiche geografiche e turistiche, il webinar si è focalizzato sulle novità che i turisti potranno osservare quando si recheranno in Israele per visitare la località di Qumran. Fino ad oggi, la località è stata famosa in tutto il mondo per il suo insediamento, l’unico luogo frequentabile. Però, da quest’anno sarà possibile percorrere un grande sentiero per poter camminare sotto le grotte che si trovano lungo la falesia, a Nord di Qumran. I visitatori non potranno entrare nelle grotte, dove in passato sono stati ritrovati i Rotoli del Mar Morto, ma per la prima volta ci sarà l’opportunità di vederle da molto vicino e conoscerne la storia attraverso didascalie che ne indicano la posizione. Durante l’incontro, Marcello Fidanzio ha voluto approfondire alcuni aspetti storici che hanno alimentato e alimentano il mito sui Rotoli e le rovine dell’insediamento vicino al Mar Morto. Per parlare dei Rotoli del Mar Morto – oggi conservati al Museo d’Israele di Gerusalemme, nel Santuario del Libro – si deve prendere in considerazione una data precisa. Il 1947, un anno importante per gli israeliani perché l’Assemblea Generale dell’ONU stabilì la partizione del Mandato Britannico in due entità, una parte per gli arabi e una per gli ebrei. Questa decisione sta alla base della nascita del moderno Stato di Israele.
Il 1947 fu però altrettanto importante per l’archeologia israeliana: un professore dell’Università ebraica di Gerusalemme, Eleazar Lipa Sukenik, aveva acquistato tre grandi rotoli di Qumran da un mercante di antichità a Betlemme, al quale erano stati ceduti da un gruppo di beduini. Dunque, il 1947 è la data di inizio di un percorso di studi e ricerche su Qumran che perdura fino a oggi. Per molto tempo non si è saputo più nulla delle scoperte e del contenuto dei Rotoli, cosicché si è alimentato un clima di mistero intorno alla reticenza dei ricercatori. Tutti si domandavano cosa ci fosse all’interno dei testi antichi, si parlava della Bibbia o di qualche testimonianza del nuovo testamento? Tali curiosità sono perdurate per tutti gli anni Novanta. Oggi invece la situazione è più chiara. Attualmente, per gli studiosi è disponibile una collana di 40 volumi che è stata pubblicata dall’Università di Oxford. La collezione presenta tutti i manoscritti di Qumran. Dunque, oggi, i testi sono disponibili in fotografia, trascrizioni, traduzioni, commentari. Per di più, gli studiosi hanno un ulteriore strumento di approfondimento: su Internet è presente un portale creato da un’unità speciale del dipartimento delle Antichità di Israele che mette a disposizione, ad altissima definizione, i manoscritti. Sul sito della Leon Levy – Dead Scroll Digital Library si possono visualizzare i dettagli grafici dei testi. Questo progetto è stato dichiarato concluso nel 2019. Inoltre, recenti ricerche condotte dal MIT di Boston hanno permesso di scoprire anche il segreto della straordinaria conservazione bimillenaria dei frammenti: un mix di zolfo, sali e calcio ritrovato sul Rotolo del Tempio, uno dei novecento manoscritti rinvenuti a Qumran. Ma rispetto alle certezze sui Rotoli del Mar Morto, l’archeologia dell’insediamento di Qumran è ancora avvolta da dubbi e teorie. Ci sono ancora scavi attivi e periodicamente vengono pubblicati nuovi studi in materia. In questi anni, gli archeologi si stanno concentrando sulle grotte e sull’area cimiteriale del villaggio. Infatti, è stata avanzata l’ipotesi che a Qumran sia stato seppellito un personaggio di rilievo.
L’insediamento antico è un argomento molto discusso, ci sono addirittura quattro riviste monografiche che pubblicano articoli e studi su Qumran. Per questa ragione, l’Università ebraica di Gerusalemme ha istituito un centro che ogni settimana aggiorna la bibliografia delle pubblicazioni. Dunque, gli studiosi hanno pareri diversi ma su alcuni punti si trovano d’accordo. Per esempio si è stabilito cosa “non” rappresentino le grotte e l’insediamento. Oggi è possibile raggiungere la grotta n. 1 attraverso un sentiero che si trova a fianco della falesia, a Ovest di Qumran. Questa fenditura nella roccia è stata la protagonista della letteratura sui rotoli antichi: si è raccontata la storia del beduino che tira una pietra – o, in altre versioni, insegue una capra fuggiasca – ed entra casualmente nella grotta, scoprendo le giare che contengono i manoscritti. Per varie ragioni, tale narrazione ha grossi limiti. La grotta n.1 ha un fascino particolare perché all’interno di essa sono stati scoperti importanti rotoli in ottimo stato di conservazione.
Su tutti, il rotolo di Isaia, che rappresenta oltre 7 metri di tutto il testo del libro di Isaia – i 66 capitoli integrali sono esposti nel Santuario del Libro di Gerusalemme.
Che cosa rappresentano queste grotte? I ricercatori hanno escluso che fossero usate come abitazioni. Chi frequentava le grotte ci andava puntualmente per deporre i manoscritti. Gli studiosi sostengono questo perché nelle grotte sono stati ritrovati dei particolari materiali: un rotolo che veniva chiuso e avvolto con un laccio di pelle e una fibbia. A sua volta, il rotolo veniva avvolto in un tessuto di lino bianco e chiuso con una corda. Il pacchetto del manoscritto veniva poi inserito in una giara cilindrica con un coperchio. Questo contenitore ha una struttura particolare e ciò è un’indicazione precisa dell’origine dei rotoli: nel villaggio di Qumran sono state trovate delle giare identiche. Inoltre, gli archeologi hanno scoperto che i rotoli delle grotte hanno una caratteristica comune: sono di argomento religioso. Nel XX secolo sono stati ritrovati circa mille rotoli del tardo periodo del Secondo Tempio, ovvero tra il 150 aev e il 70 ev. I testi rinvenuti sono fondamentali per conoscere ciò che fu il giudaismo antico. Basti pensare che, prima della scoperta di Qumran, i manoscritti ebraici originali più antichi risalivano al IX secolo. Come ha infine riportato Marcello Fidanzio, le grotte si trovano in vari punti: alcune vicino all’insediamento, altre invece più lontano. La sfida per i ricercatori è infatti capire perché nessun rotolo sia stato ritrovati nel villaggio e di conseguenza la funzione delle caverne per gli abitanti di Qumran. La soluzione potrebbe arrivare da uno studio approfondito degli elementi costitutivi dell’insediamento a pochi chilometri dal Mar Morto.
L’insediamento di Qumran: vasi, ossa e calamai
Il villaggio di Qumran non è molto esteso. Entrando da Nord, ci si trova davanti a un bagno rituale. Non è l’unico. Infatti a Qumran ce ne sono molti e anche altre vasche emerse dagli scavi sono una chiara indicazione della ritualità religiosa. L’insediamento è dunque caratterizzato da una grande attenzione per le norme di “purità”. Secondo gli studiosi, la “purità” è un elemento che caratterizza l’abitante del villaggio e tale concetto è presente anche nei testi antichi. Chi ha scritto i Rotoli del Mar Morto riteneva che non solo avvicinandosi al Tempio, ma anche fuori da esso, bisognasse vivere rispettando uno stato di “purità”, lo stesso da utilizzare per avvicinarsi alla casa di Dio.
Non è così diverso oggi il rituale prescritto per il sofér, colui che scrive o restaura il Séfer Torah…
Una delle zone più particolari di Qumran è rappresentata dal locus 130. Qui gli archeologi hanno trovato del vasellame in frantumi: centinaia di vasi intorno all’insediamento con dentro ossa di animali. Nessuno ha ancora scoperto la funzione di questi oggetti – non c’è una ragione pratica – ma questa abitudine è sicuramente legata alle tradizioni particolari degli abitanti di Qumran.
Il villaggio è stato definito un insediamento comunitario. Oltre alle vasche, sono presenti zone di lavoro e anche una torre fortificata, che aveva una funzione strategica per la difesa del luogo. Un’altra stanza importante è rappresentata dal locus 4: è l’unica area che possiede un “basamento”, un elemento che non si trova in altri vani. Solitamente il rinvenimento di un “basamento” significa la presenza di una sinagoga. Tuttavia, pur non avendo certezza della funzione del locale, gli studiosi affermano che il locus 4 fosse un luogo di ritrovo con delle nicchie e una speciale installazione per l’acqua. In un angolo della camera è stata inoltre ritrovata una giara uguale a quella della grotta n. 1. Una prova del collegamento tra le caverne e Qumran. Dunque, per gli studiosi le grotte e l’insediamento fanno parte di un’unità. I rotoli sono arrivati nelle caverne grazie allo sforzo di un singolo o di più abitanti di Qumran. Uno dei motivi del trasferimento dei rotoli potrebbe essere l’arrivo dei romani di Vespasiano, che nel 68 conquistarono Qumran dopo aver sottomesso Gerico.
Nel locus 30 invece sono stati rinvenuti ben sei calamai, un numero insolito all’interno di un sito archeologico. Inoltre, erano presenti alcune tavole di pietra sulle quali probabilmente gli scriba si appoggiavano. Tutto ciò è in uno “strato di crollo”; la stanza della scrittura si trovava infatti al secondo piano. Poi c’è il locus 77 che è il più grande di tutti; si tratterebbe del locale mensa, dato che la stanza vicina nascondeva ciotole e piatti. Il pasto era un aspetto molto importante per la comunità: nei rotoli si parla chiaramente del fatto che la “purità” passa anche attraverso il cibo.
Un altro oggetto simbolo dei resti del villaggio è un disco di pietra di 15 cm che è stato trovato nel locus 45. Questo strumento rappresenta l’unicità di Qumran. Il disco è un calendario solare di 364 giorni, fatto molto strano dato che gli ebrei utilizzano un calendario lunare. L’utilizzo di quello solare significa la volontà di tornare alle tradizioni degli antichi: tale tendenza è testimoniata anche dall’utilizzo di una vecchia scrittura con caratteri diversi, il cosiddetto paleoebraico. Dunque a Qumran si adottava un calendario solare perché si riteneva che fosse quello originario del popolo ebraico. Ciò tuttavia deve aver creato qualche problema con le popolazioni ebraiche vicine. Oggi, all’ingresso del sito archeologico, c’è una grande riproduzione di questa meridiana che indica ai visitatori quanto Qumran sia un posto diverso da tutti gli altri.
I Rotoli del Mar Morto sono stati, sin dalla loro scoperta, oggetto di grandi dibattiti e discussioni per il loro valore storico, culturale, teologico e anche politico. Presso l’Università della Svizzera Italiana e la Facoltà Teologica di Lugano, dove insegna Marcello Fidanzio (uno dei massimi esperti di Qumran oggi, con l’archeologo israeliano Dan Bahat) sono spesso organizzate attività di divulgazione, grazie alla Goren Monti Ferrari Foundation. Fra queste, un importante seminario online, intitolato The Temple Scroll and the Development of Jewish Law and Exegesis, tenuto da Lawrence Schiffman, docente del corso di studi ebraici dell’Università di New York.
Nel corso della sua lezione, Schiffman ha spiegato come in Israele furono scoperte le prime caverne, anche per merito dell’archeologo e Capo di Stato Maggiore Yigael Yadin che portò avanti diverse esplorazioni nell’area, e di come gli scavi proseguirono quando, dopo la Guerra dei Sei Giorni, nuove grotte, prima in territorio giordano, tornarono finalmente in possesso dello Stato ebraico.
Ha parlato poi dei vari reperti: il Rotolo del Tempio, il più lungo, è datato tra la fine del I secolo aev e i primi 50 anni ev, all’epoca di Erode, e viene segnato in codice come “11Q”, in quanto è stato trovato nella grotta n. 11, esplorata dai ricercatori; i rotoli trovati nella grotta n. 5, circa 25, risalgono invece al periodo in cui il Regno di Giudea era governato dalla dinastia degli Asmonei, l’ultima fase prima della dominazione romana. Ha spiegato che il Rotolo del Tempio è considerato il testo in cui Dio avrebbe fornito a Mosè le istruzioni per edificare il Tempio del Regno d’Israele. A tal proposito, ha anche mostrato varie ricostruzioni di come doveva essere il Primo Tempio ai tempi di massimo splendore, prima che venisse distrutto. “Tutto è presentato come rivelato direttamente da Dio,” ha detto Schiffman, “anche in quei testi in cui l’autore fa delle aggiunte rispetto agli originali cinque libri di Mosè”.
Il progetto di “Arte scritta”,
un’eccellenza nella stampa
La casa editrice spagnola Acc Arte Scritta, che nel 2017 ha realizzato in Italia il Torah Project, la stampa di una Torah di grande valore artistico e culturale, dove il testo biblico in ebraico è accompagnato da commenti in quattro lingue e da stampe d’arte, ha ottenuto oggi l’esclusiva mondiale per diffondere un’edizione speciale sui Rotoli del Mar Morto, nella quale, per la prima volta, il loro contenuto viene spiegato in un linguaggio moderno, avvicinando così la più importante scoperta archeologica del XX secolo al più vasto pubblico. Acc Arte Scritta è stata scelta dal Museo di Israele per realizzare questo progetto, in considerazione della qualità artistica e tecnica del suo lavoro, che svolge con la cura di una produzione artigianale, a partire dai materiali. Il Museo di Israele di Gerusalemme, una delle più grandi istituzioni culturali dello Stato ebraico, classificato tra i più importanti musei di arte e di archeologia del mondo, ospita nel suo perimetro il Santuario del Libro, straordinaria struttura architettonica e tecnologica in cui sono conservati i manoscritti del Mar Morto. L’edizione speciale, realizzata a partire dai primi sette Rotoli di Qumran, inizia con la riproduzione e la critica al Commento ad Abacuc, per poi proseguire con Rotolo del Tempio, Regola della Comunità, Regola della Guerra, Genesi Apocrifa, Rotolo del Ringraziamento, Il Grande Rotolo di Isaia. Sono previste un’edizione da collezione, una di lusso e una divulgativa che saranno tutte certificate dal Museo di Israele e da Acc Arte Scritta. (Maggiori informazioni su www.accartescritta.com)
«L’importanza di questo progetto – spiega Adolfo Roitman – è che, per la prima volta al mondo, verrà pubblicata un’edizione dei testi rivolta interamente al pubblico non specializzato. In questo caso, la pubblicazione non solo presenterà una traduzione del testo di uno dei più importanti manoscritti trovati a Qumran (Pesher Abacuc), ma allo stesso tempo il lettore vi troverà un commento sul significato storico, letterario e religioso di questo documento fondamentale per comprendere la Comunità di Qumran. L’auspicio è che tutti possano comprendere l’importanza del contenuto di questi documenti e in questo modo apprezzare direttamente il contributo che apportano alla spiritualità umana.
In qualche modo possiamo dire che con questo progetto editoriale il contenuto di questo rotolo verrà “rivelato” all’umanità intera, portando un messaggio spirituale a tutti gli uomini di buona volontà».