di Ilaria Myr
Online e cospirativista, e, soprattutto trasversale rispetto alle posizioni politiche e culturali: sono queste le due caratteristiche dominanti dell’antisemitismo oggi, emerse dalla Relazione annuale sull’Antisemitismo in Italia 2020 realizzata dall’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, che tiene conto anche dell’impatto devastante della pandemia su questo fenomeno. Data la progressiva e sempre più numerosa espressione di antisemitismo nel web e quindi la maggiore liquidità dell’antisemitismo contemporaneo, a partire da quest’anno, considera distintamente gli episodi offline, fisici, materiali (insulti a persone, minacce, graffiti sui muri, scritte sui campanelli di abitazioni, insulti a scuola, etc) e quelli online (pagine dei social network, siti, blog, twitter, zoombombing etc.).
“Quello che vediamo in questa relazione è che a fronte di episodi di antisemitismo offline relativamente limitati, sul web è aumentato il livello di aggressività – spiega Betti Guetta, direttrice dell’Osservatorio Antisemitismo -, molto visiva, che utilizza immagini e meme che raggiungono livelli terrificanti, tanto che abbiamo deciso di non condividerle. È però da considerare che da marzo siamo rimasti più in casa a causa del lockdown e della pandemia, e quindi si sono ridotte le possibilità di incontro e di stare fuori e, parallelamente, si è stati molto di più davanti al computer. Quindi i ‘leoni antisemiti da tastiera’ si sono scatenati”.
Il virus e il complotto degli ebrei
Un forte impatto è stato dato dall’inizio della pandemia. Dal 14 Marzo l’Antenna antisemitismo ha iniziato a ricevere segnalazioni di episodi (tutti legati al web) che accusano gli ebrei di essere responsabili (o co-responsabili) del Covid19; da quella data il tema degli “ebrei avvelenatori” è stato riscontrato 18 volte. Il tema degli “ebrei avvelenatori” è stato riscontrato 134 volte nei 3.977 post e discussioni telematiche tra i 300 profili social di estremisti dell’antisemitismo che l’Osservatorio antisemitismo ha monitorano nel 2020. Il coronavirus alimenta un antisemitismo secondario, viene visto come la componente di una più ampia cospirazione “globalista” progettata per aumentare il controllo sulla popolazione (“la Mandria”) da parte di organismi transnazionali “sionisti” e da magnati quali George Soros e Bill Gates. La veste di questo antisemitismo è di tipo complottistico, con riferimenti al potere finanziario e con l’immagine degli ebrei e/o Israele creatori e divulgatori del virus per accrescere il loro controllo globale, un mito antisemita che risale almeno al XIV secolo, quando gli ebrei furono accusati di avvelenare i pozzi per diffondere la peste bubbonica.
Tutto ciò va inserito nel difficile contesto socio-economico in cui stiamo vivendo, in cui si cerca un capro espiatorio e in cui gli ebrei vengono percepiti come un corpo estraneo, altro da sé, o anche come soggetto che vuole arricchirsi alle spese degli altri. Chi è influenzato dai miti della cospirazione si identifica con una visione della realtà distorta e radicalizzata e ha una profonda sfiducia nei confronti delle autorità, delle istituzioni, dello Stato, del governo ma anche del resto di quella comunità che lavora per risolvere gli eventi critici (medici, virologi, etc.). I gruppi antivaccinisti nelle loro azioni di protesta hanno fatto spesso uso di metafore legate alla Shoah, rappresentandosi come i nuovi ebrei.
Zoombombing e altri episodi antisemiti sul web
A causa della pandemia dalla primavera 2020 conferenze, incontri e lezioni si sono spostati sulle piattaforme digitali, specie zoom e ciò ha favorito la nascita di un nuovo modo di attaccare gli ebrei, il cosiddetto zoombombing. Da aprile (ma il fenomeno si è consolidato dal novembre) sono stati segnalati all’Antenna antisemitismo 5 attacchi via zoom, tutti condotti da simpatizzanti del neonazismo, giovani e giovanissimi.
Per quanto riguarda le piattaforme web utilizzate per veicolare antisemitismo, sui 230 episodi di antisemitismo segnalati all’Antenna antisemitismo nel 2020, in 180 casi sono state usate: Facebook 52, Twitter 28, VKontakte 7, Zoom 5, Instagram 4, YouTube 4, Telegram 3, WhatsApp 2, TikTok 1, Siti web 55, Mail 19.
I siti web con contenuti antisemiti rilevati nel 2020 dall’Osservatorio sono 308; pur avendo spesso contenuti trasversali possono venire incasellati all’interno di quattro macroaree: Destra radicale (118), che fanno uso di temi dell’ideologia nazista e dell’antigiudaismo (deicidio, accusa del sangue), Cospirativismo (113), che ripropongono modernizzate le retoriche di libelli come i Protocolli dei savi di Sion, Antisionismo (68), che applicano stereotipizzazioni antisemite allo Stato di Israele e ai “sionisti” ibridandole con l’antirazzismo, e Negazionismo (9), che contestano che il regime hitleriano abbia pianificato lo sterminio degli ebrei, negano l’utilizzo omicida delle camere a gas, riducono il numero degli ebrei uccisi nei lager, e inseriscono la Shoah in una dimensione giudeo-centrica e cospirativista.
“Quello che colpisce già da qualche anno è che è un antisemitismo sempre più ‘liquido’, cioè non necessariamente riconducibile a fazioni politiche o ambienti culturali, ma più trasversale – spiega Guetta -. E questo ci porta a essere ancora più attenti”.
A monte, il bombardamento mediatico e la moltiplicazione dei media, accanto a una caduta dei grandi riferimenti culturali, fanno sì che le notizie, di qualsiasi tipo, che siano vere o fake news, vengano fruite ovunque e da chiunque, senza nessun tipo di analisi critica, generando pregiudizi e false convinzioni. “Per questo è importante costantemente educare e fare una contro-narrazione, e allo stesso tempo prendere le dovute misure per arginare questo fenomeni – spiega Guetta -, dando, come sta facendo anche la Commissione per la lotta contro l’antisemitismo, le giuste indicazioni alle istituzioni per combattere questo fenomeno in ascesa”.