Ora che gli USA si stanno riavvicinando all’Iran, in che modo l’Italia dimostrerà la sbandierata “amicizia con Israele”?

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] La virata pro Iran del nuovo inquilino della Casa Bianca conferma i timori di quanti prevedevano il ritorno alla politica di Obama. Il quarto incontro della Commissione Icpoa a Vienna vede infatti il ritorno degli Usa intenzionati a revocare le sanzioni, con l’invio di un miliardo di dollari a Teheran sotto forma di aiuti umanitari, in realtà il via libera al raggiungimento dell’arma nucleare. Biden sembra avere già ottenuto l’assenso del gruppo 4+1 (Germania, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia) per accelerare i negoziati.

Di fatto vengono attaccati i risultati del Progetto Abramo, che sotto l’Amministrazione americana repubblicana aveva dato origine al più significativo cambiamento dei rapporti tra Israele e gli Stati islamo-sunniti. In un paio d’anni, lo Stato ebraico era riuscito a stabilire rapporti diplomatici e di cooperazione economica, il tutto senza alcuna guerra, semmai il contrario. Era stato sufficiente opporsi alle mire di Teheran, che minacciava non solo la distruzione di Israele, ma metteva in pericolo l’indipendenza dell’Arabia Saudita e degli Emirati.

L’applauso iraniano alla vittoria di Biden trova una facile spiegazione. Riappaiono le minacce di distruzione del “nemico sionista” di Ali Khamenei lanciate durante la “Giornata di Qods” – leggasi Gerusalemme-; un insperata boccata di ossigeno per Abu Mazen, che si è affrettato ad annullare le imminenti elezioni che avrebbero messo fine alla sua presidenza. Una sconfitta – la sua – totalmente sicura, dopo 15 anni di potere, che gli sarebbe stata inflitta da Hamas, come era già avvenuto nelle elezioni locali. Meglio avere un nemico come Israele: innanzi tutto è una democrazia, e poi il ritorno di Usa, Onu, UE, UNWRA, sempre pronti con il dito puntato contro Gerusalemme, garantisce tempo e finanziamenti per rinvigorire il terrorismo.

Di più, il Dipartimento di Stato americano preme per un accordo con Teheran prima delle elezioni presidenziali del 18 giugno in Iran. Un gesto che rivela una risorta amicizia. Intanto, e non a caso, accanto ai continui lanci di missili da Gaza al sud e al confine nord, i terroristi palestinesi hanno ripreso a uccidere civili e soldati israeliani. Considerando le numerose dichiarazioni di amicizia verso Israele da parte delle nostre istituzioni repubblicane, è lecito – di grazia – essere informati in quale modo vengono espresse? Prima fra tutte la Farnesina, ha mai condannato il terrorismo palestinese, che ha ripreso a mietere vittime?