di Ilaria Ester Ramazzotti
“Ingoia le lacrime/ stringi i denti al dolore/ non dar retta alle ingiurie e alle umiliazioni/ mantieni ferrea la volontà/ così sopravviverai alla sofferenza. / Tutto andrà per il meglio/ tutto andrà per il meglio. /Sopporta con pazienza l’attesa/ abbi fiducia nel futuro/ non perdere il coraggio. / Il mondo tornerà a essere un giardino”. Con queste parole, accompagnate dalla chitarra, Ilse Weber cantava con i bambini internati a Theresienstadt. Nata a Witkowitz in Cecoslovacchian nel 1903, poetessa e scrittrice di testi teatrali e fiabe per bambini trasferitasi a Praga nel 1930 con il marito Willy Weber, Ilse Herlinger Weber fu internata a Terezin dal 1942 al 1944. Durante la prigionia ha composto sessanta poesie e canzoni, nell’intento di intrattenere e accudire i piccoli prigionieri del campo, fra cui suo figlio minore Tommy. Un intento interrotto nel 1944, quando ha scelto di seguire il marito deportato da Theresienstadt ad Auschwitz, dove è stata assassinata insieme al figlioletto non appena giunta nel lager.
Oggi, la sua storia tanto esemplare quanto poco nota, i suoi versi e le sue note sono state raccolte dal compositore di chiara fama Pierangelo Valtinoni, professore al Conservatorio di Vicenza, specializzatosi in musica per ragazzi, che in Ich wandre durch Theresienstadt ha arrangiato otto composizioni di Ilse Weber per voce e sei strumenti. Il Concertino, inizialmente destinato alle celebrazioni del Giorno della Memoria, poi rimandato a causa dell’emergenza Covid, è stato proposto in prima esecuzione assoluta lo scorso 24 maggio al Teatro Olimpico di Vicenza, eseguito dall’ensemble composto da Antonio Vivian, flauto, Marco Gironi, oboe, Adalberto Ferrari, clarinetto, Steno Boesso, fagotto, Dileno Baldin, corno, e Matteo Dal Toso, pianoforte, e Elisabetta Andreani, contralto e professoressa al Conservatorio di Vicenza.
“Questo arrangiamento per cinque strumenti a fiato e pianoforte collega otto composizioni di Ilsa Weber, dando vita ad un unico pezzo – spiega Pierangelo Valtinoni -. Le melodie del canto, che mi erano state proposte da Elisabetta Andreani, sono rimaste inalterate e nelle stesse tonalità dell’originale. Ad accompagnare queste melodie, però, vengono utilizzate armonie attuali e un tipo di orchestrazione che vede dialogare gli strumenti tra di loro e con la voce. Il flauto si esprime spesso in canti e controcanti e talvolta si sofferma disegnando cadenze che simboleggiano il volo di una colomba che si libra nell’aria alla ricerca della libertà”.
“Si tratta di semplici e belle melodie e di testi straordinari – prosegue Valtinoni -, concepite per essere cantate da un coro di bambini”, anche perché Ilse Weber era, “nel senso buono, una musicista dilettante, ma che aveva un suo talento per le melodie, che non ho minimamente toccato”. Le sue note disegnano così un percorso personale che va oltre l’intento didattico, raccontando il dolore e la speranza vissuti nell’accudire i piccoli protagonisti del coro nei giorni bui della prigionia. Seppur non professionista, emerge così in Isle Weber la volontà ferma di fare della sua arte un potente veicolo di salvezza spirituale.
“I testi raccontano la vita nel campo di prigionia, ma le emozioni che trasmettono non hanno mai un risvolto tragico – sottolinea Elisabetta Andreani -. Le parole comunicano tristezza e malinconia e da esse traspare spesso un barlume di speranza, come nella splendida “Wiegala”, che Ilse cantò insieme a suo figlio e agli altri bambini quel 6 ottobre 1944 entrando nelle docce di Auschwitz. Da quel giorno, questa ninna-nanna fu cantata da altri bambini prima di entrare nelle camere a gas di Auschwitz, e rimase nella memoria dei sopravvissuti come simbolo del massacro degli innocenti”.
Parole e note di Isle Weber sono giunte a noi in modo fortunoso, quasi a riflettere la loro intrinseca capacità salvifica che non va mai persa, ma che si riversa nel valore eterno della memoria e della testimonianza storica. “Nel 1944, suo marito Willy era stato destinato ad Auschwitz e Ilse ha scelto di seguirlo con il figlio Tommy. Insieme a loro sono stati trasferiti anche i bambini dell’infermeria di Theresienstadt. Prima di partire, Willy era tuttavia riuscito a nascondere sotto terra, in tutta fretta, nel capanno degli attrezzi, le poesie e le canzoni che la moglie aveva composto nei due anni di detenzione a Theresienstadt. Willy, sopravvissuto al lager, si è poi recato a Theresienstadt per recuperare il pacco che aveva sotterrato”. Insieme a lui, è sopravvissuto anche Hanus, il figlio primogenito che Ilse e Willy erano riusciti a mandare in Svezia prima di venire internati.
Approfondimento musicale sul Concertino per sei strumenti di Pierangelo Valtinoni, eseguito nel corso del concerto svolto al Teatro Olimpico di Vicenza
Il Concertino per sei strumenti è un affettuoso omaggio alla musica barocca, infatti, sarebbe sufficiente sostituire il titolo del secondo movimento con il termine “Adagio” per avere uno degli avvicendamenti formali più tipici del Barocco: Preludio, Adagio e Fuga. Il termine Concertino, inoltre, è usato per indicare il continuo dialogo, e in tutte le possibili combinazioni, tra i sei strumenti che compongono l’ensemble, come avveniva in alcune forme musicali della prima metà del Settecento. Anche il modo di gestire la forma del primo e del secondo movimento – per non parlare del terzo, dove il termine “Fuga” da solo ne esplicita i modi e la condotta – ha molte similitudini con la prassi barocca di elaborare e sviluppare un’idea musicale.
La composizione dura circa quindici minuti ed è articolata in tre movimenti. Il primo (Preludio, Moderato) e il secondo (Cantabile, Largo) sono collegati tra loro, mentre il terzo (Fuga, Allegro) segue immediatamente il secondo.
Dopo un episodio introduttivo, il Preludio si sviluppa sopra un ritmo danzante e la forma si regge sulla continua alternanza di nuovi elementi e continui ritorni. Il Cantabile, invece, ha una forma simile a quella della Canzone e l’oboe assume qui la veste di strumento principale. Il terzo movimento è una fuga; anche se al suo interno si possono trovare tutti gli elementi che contraddistinguono questa importantissima forma storica, non si tratta di una fuga nel senso tradizionale del termine. D’altronde, nemmeno gli altri movimenti sono pedisseque copie di forme del passato. Piuttosto la Fuga e, in generale, l’intera composizione, devono essere viste come una rispettosa trasposizione moderna di antichi, ma sempre attuali, modi di costruire un edificio musicale.
Traduzione di Wiegala (Ninna nanna), di Ilse Weber
Ninna nanna ti culla il vento
e soffia lieve sul liuto lento.
Sfiora dolce il verde campo
e l’usignolo intona il suo canto.
Ninna nanna ti culla il vento
e soffia lieve sul liuto lento.
Ninna nanna ti culla la luna
e s’illumina a lanterna.
Volge lo sguardo sul mondo intero
dalla volta scura del cielo.
Ninna nanna ti culla la luna
e s’illumina a lanterna.
Ninna nanna… riposa, riposa;
or la terra è silenziosa.
Non un suono nel tuo sonno,
dolce e calma è questa quiete.
Ninna nanna… riposa, riposa;
or la terra è silenziosa.
Scritti di Ilse Weber tradotti in italiano sono stati pubblicati da Lindau nel libro Quando finirà la sofferenza? Lettere e poesie da Theresienstadt, di Ilse Weber (pp. 292) e da Belforte Editore in Ilse Weber, l’ultimo Lied. Lettere e poesie da Theresienstadt, di Rita Baldoni (pp.291)