di Roberto Zadik
Una star decisamente fascinosa ma misteriosa e inquieta è stata sicuramente l’icona del Rock Elvis Aaron Presley e a quasi 44 anni dalla sua prematura scomparsa, il 17 agosto 1977, il Jerusalem Post annuncia una possibile origine ebraica del cantante di brani scatenati come Jailhouse Rock o sentimentali come Love me tender. Infatti l’autorevole testata sottolinea che nella lapide della nonna materna Gladys comparirebbe una Stella di David. L’appartenenza effettiva all’ebraismo di Elvis era già stata al centro di vari gossip da parte della stampa musicale americana. Ma ora tutto sembra molto più chiaro. A questo proposito a dare la notizia delle radici ebraiche di Elvis Presley è stata Angie Marchese, vicepresidente degli archivi di Graceland che ha fatto emergere in pubblico la lapide della madre in occasione del 60esimo anniversario della donna per eliminare qualsiasi dubbio.
Secondo la Marchese, la nonna di Elvis discendeva da una donna ebrea, Nancy Burdine, nata in Mississippi da una famiglia ebraica lituana che emigrò negli Stati Uniti. A quanto pare il legame di Elvis con il mondo ebraico era stretto anche se decisamente ambiguo. Figlio di Gladys Love Smith e di Vernon Presley, Elvis nacque a Tupelo sulle rive del Mississippi l’8 gennaio 1935 e, trasferitosi con la famiglia a Memphis, vivevano in un appartamento situato sotto la casa del Rabbino Alfred Fruchter, preside dell’Accademia ebraica di Memphis. La famiglia Fruchter era totalmente ignara delle sue origini ebraiche, tanto che Harold, il figlio del Rav, ricorda come Elvis fosse stato nominato come “Shabbos goy” (il non ebreo che eseguiva per loro i compiti che a Shabbat sono vietati per gli ebrei). Nell’interessante articolo del Jerusalem Post, Rav Fruchter ha specificato che “se avessimo saputo che era ebreo non gli avremmo certo chiesto questo” ricordando quanto Elvis fosse legato a sua madre, che morì nel 1958 di arresto cardiaco a soli 46 anni.
Inizialmente il figlio la fece seppellire nel cimitero pubblico di Memphis con una tomba con una croce sopra. Ma sei anni più tardi fece aggiungere una Stella di David insieme alle parole “Alba della nostra casa”. Quale fu il motivo di questa decisione? La Marchese non sa in quale momento Elvis prese coscienza della sua origine ebraica da parte materna, anche se afferma che “l’ebraismo lo rasserenasse quando cercava risposte che lo aiutassero ad affrontare la morte della madre”. Oltre a questo, stando al suo resoconto, sembra che il padre di Elvis, Vernon, dopo un tentativo di furto del corpo del figlio dal cimitero di Memphis, abbia deciso che i suoi resti e quelli della moglie fossero trasferiti per questioni di sicurezza e la Stella di David sulla tomba di Gladys finì in deposito fino al momento in cui la Marchese suggerì di mostrarla al pubblico. “Pensammo che sarebbe stato un grande onore per la sua persona celebrare le sue radici ebraiche” ha affermato la Marchese, che si è occupata da 32 anni degli archivi di Graceland diventando una delle maggiori esperte mondiali della famiglia di Elvis Presley.
Fra le curiosità riguardo al suo rapporto col mondo ebraico, la sua generosità verso una serie di organizzazioni ebraiche, come il Centro della Comunità ebraica di Memphis e la sua libreria che sembra includesse una serie di libri riguardanti l’ebraismo e la storia ebraica. Negli ultimi tempi della sua breve vita durata solo 42 anni, veniva spesso fotografato mentre portava al collo il simbolo ebraico del Magen David o una Hai insieme a una croce e, nonostante fosse stato cresciuto nella religione cristiana, studiò varie fedi. Lottando contro problemi fisici e psicologici, cercava risposte ai suoi tormenti.
Secondo alcune voci, Elvis aveva voluto, nei primi anni della sua carriera, nascondere le sue radici ebraiche perché temeva che alcuni fans degli Stati del Sud l’avrebbero abbandonato, ma Angie Marchese nega che ci siano delle prove su questo. “La sua identità ebraica non era qualcosa di così nascosto, visti i simboli sulle sue collane e le continue donazioni alle comunità ebraiche che fece per tutta la sua vita”.