di Ilaria Ester Ramazzotti
Di lui, sembravano essersi perse le tracce. Dopo aver dichiarato di non voler lasciare l’Afghanistan, Zabulon Simantov, 62 anni, noto come l’ultimo ebreo di Kabul, non era più reperibile. Appelli e domande sulla sua sorte si accavallavano sui social media.
Su Twitter, la rivista ebraica con sede a New York Ami Magazine ha dichiarato lo scorso 7 settembre che sarebbe in salvo e in viaggio verso gli Stati Uniti. La dichiarazione è stata ripresa dal Jerusalem Post e la pagina di Wikipedia su Zabulon Simantov riporta che ‘l’ultimo ebreo di Kabul’ avrebbe lasciato l’Afghanistan il 7 settembre. Secondo quanto ha riferito Ami Magazine, un giornalista della stessa rivista newyorchese si sarebbe recato a Kabul per assistere Simantov nella sua partenza.
Alcuni filmati trasmessi sempre questo mese dall’emittente televisiva pubblica israeliana Kan, riprenderebbero Simantov in un luogo sicuro vicino al confine afgano insieme a decine di donne e bambini, mostrando altresì scorci del suo viaggio di cinque giorni attraverso zone pericolose e desertiche. Secondo il Times of Israel, la sua fuga è stata organizzata dall’uomo d’affari israelo-americano Moti Kahana, che gestisce una società di sicurezza privata.
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«Il suo problema non sono i talebani, ma lo Stato islamico, al-Qaeda; sono gli altri pazzi che adesso emergono ogni giorno», ha detto Kahana a Kan TV. L’operazione di fuga e salvataggio, scrive ancora il Times of Israel, è stata finanziata da Moshe Margaretten, un faccendiere e rabbino ultra-ortodosso statunitense. «Moshe Margaretten, per favore, portami a New York con l’aiuto di Dio», dice Simantov nel filmato andato in onda su Kan, leggendo un biglietto in inglese.
Il 62enne afgano aveva detto tempo fa di voler lasciare il suo Paese dopo le festività ebraiche, preoccupato dalle persecuzioni dei talebani, ma ha poi ribadito di non voler partire da Kabul, dove nessun altro potrebbe occuparsi della sinagoga della città, che è anche la sua casa.
Commerciante di tappeti e decoratore, ha una moglie e due figlie in Israele, ma non ha mai voluto trasferirsi a sua volta nello Stato ebraico. Kan TV sostiene che il rifiuto di lasciare la sua patria afgana era dovuto anche a motivi personali, tra cui alcuni debiti e il non voler concedere il divorzio a sua moglie. Simantov era molto conosciuto a Kabul. Parecchi giornalisti lo contattavano regolarmente e alcuni tassisti sapevano già dove abitava, anche se in città molte strade non hanno un nome.