dei bogrimot del Ken Holit Andrea
Noi ragazzi dell’Hashomer Hatzair abbiamo deciso di organizzare un campeggio tutti insieme visti i due anni passati vedendoci a distanza, felici di poter riprendere le nostre attività a pieno. A primo impatto potrebbe sembrare una scelta irresponsabile e poco realizzabile, vista la situazione pandemica, ma si è rivelata la scelta migliore che potessimo fare. Tutto ciò è stato possibile non solo grazie al nostro impegno e alla nostra buona volontà ma soprattutto al vaad horim e alla tzevet che, tenendo a mente la situazione complicata in cui ci troviamo, hanno scritto un protocollo covid da seguire, soprattutto in caso di contagio; questa è stata la base su cui abbiamo potuto fondare il nostro campeggio.
Non nascondiamo che ci fosse del timore e della paura prima di iniziare questa avventura, c’erano opinioni contrastanti, alcune ritenevano che un gruppo di ragazzi dai 16 ai 18 anni non fosse in grado di gestire e sostenere una situazione come quella a cui andavamo incontro. Questo, però, non ci ha fermati, anzi, ci ha dato la spinta per dimostrare il contrario, i nostri ideali e la nostra motivazione ci hanno fatto rendere conto che fosse importante, anzi, necessario riuscire a creare un luogo sicuro per noi, ma soprattutto per i chanichimot, dove potessero imparare, distrarsi, discutere, crescere e stare insieme, come hanno e abbiamo sempre fatto in questo meraviglioso movimento.
Siamo maturati molto durante e dopo queste settimane, capendo che nonostante le misure restrittive che abbiamo dovuto rispettare era possibile reinventarci e adattarci a questa situazione creando nuove attività e invitandoci a riflettere su come l’Hashomer Hatzair sia un movimento che non si ferma davanti agli ostacoli e che soprattutto è sempre pronto al cambiamento. L’atmosfera speciale e magica che si è creata in quei giorni è stata possibile grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto: partendo dai genitori fino ad arrivare ai chanichimot stessi, vederli sempre così felici e pronti a collaborare ci ha dato la forza di andare avanti; non è mai mancata la partecipazione, la voglia di stare insieme, la fiducia e il sostegno tra tutti i componenti del movimento, infatti questo campeggio particolare ci ha permesso di legare sempre di più creando una Hashomer coesa.
Ci sono stati momenti complicati: alcuni chanichimot sono dovuti tornare a casa perché contatti stretti dei due casi positivi che sono risultati in campeggio, nonostante la tristezza che il loro ritorno a casa ha portato, la loro collaborazione è stata fondamentale per poter mandare avanti il campeggio, e non vediamo l’ora di recuperare assieme a loro tutti i momenti che si sono persi. Anche la kvutza degli Eindor è stata d’esempio, gli ultimi tre giorni di campeggio purtroppo è dovuta andare in isolamento e ciò ha messo tutti a dura prova ma con il loro ottimismo e la loro capacità di vedere sempre il lato buono della situazione sono riusciti ad affrontare anche questo ostacolo.
Vogliamo quindi concludere con un ringraziamento sentito a tutti quanti, speriamo e siamo convinti che la buona riuscita di questo campeggio possa essere d’esempio per il futuro del movimento e possa spronare tutti quanti a credere in quello che facciamo sempre.
Siamo un movimento costante e abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrare che non ci facciamo indebolire dagli agenti esterni, ma al contrario troviamo modi per adattarci, riorganizzarci, rivedere e ricreare le attività, i campeggi e i sabati in ken.
Chazak Veematz