di Marina Gersony
Israele: in caso di invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il governo e le organizzazioni ebraiche valutano la possibilità di evacuazione degli ebrei ucraini in base alla Legge del ritorno
Mentre la crisi russo-ucraina tiene la comunità internazionale col fiato sospeso a causa della minaccia di un’invasione russa incombente, vertici del governo israeliano e diverse organizzazioni ebraiche stanno esaminando la possibilità di un’evacuazione di emergenza per un massimo di 75.000 ebrei ucraini, ritenuti idonei alla cittadinanza israeliana ai sensi della Legge del ritorno.
Lo spiega bene un articolo su Haaretz in cui viene riportato l’incontro, svolto domenica 23 gennaio, tra alti funzionari governativi israeliani che hanno valutato la necessità di un programma di evacuazione nel caso la situazione dovesse evolvere al peggio.
L’incontro ha visto la partecipazione di rappresentanti del Consiglio di Sicurezza Nazionale, dell’Ufficio del Primo Ministro, dei ministeri degli Affari esteri, della Difesa, dei Trasporti e della diaspora, nonché dell’Agenzia ebraica e Nativ, organizzazione di collegamento governativa israeliana che ha mantenuto i contatti con gli ebrei che vivevano nel blocco orientale durante la Guerra Fredda e ha incoraggiato l’Aliyah.
Sebbene al momento non vi sia un aumento significativo del numero di ebrei ucraini che chiedono di immigrare in Israele, c’è tuttavia una forte preoccupazione che se dovesse scoppiare una guerra in Ucraina e le comunità ebraiche nel Paese fossero a rischio per il caos che ne deriverebbe, migliaia di ebrei potrebbero cercare rifugio in Israele.
Le organizzazioni ebraiche valutano che attualmente ci siano circa 75.000 cittadini ucraini di origine ebraica nelle regioni orientali del Paese, sparsi nei dintorni e dentro le principali città come Odessa, Kharkiv e Dnipropetrovsk; cittadini che possono ottenere la cittadinanza israeliana ai sensi della Legge del ritorno. E anche nel caso molti di loro non fossero intenzionati a lasciare l’Ucraina o a trasferirsi in Israele, la situazione potrebbe comunque trasformarsi potenzialmente in una delle più significative evacuazioni di ebrei da un Paese dilaniato dalla guerra da oltre tre decenni.
La storia degli ebrei in Ucraina è millenaria. Durante la loro presenza nel territorio svilupparono molte delle tradizioni teologiche e culturali moderne più significative, tra cui il chassidismo. Ci furono periodi floridi in cui gli ebrei erano inseriti a pieno titolo nel tessuto sociale partecipando alla vita politica, sociale, culturale ed economica del Paese. In particolare a Odessa, città storicamente cosmopolita nonché porto di un mondo ebraico vibrante e fucina di idee, commerci e rivoluzioni. Periodi fiorenti che si sono ciclicamente alternati a periodi bui e spaventosi, come quando gli ebrei, che prima della Seconda guerra mondiale rappresentavano poco meno di un terzo della popolazione urbana (la più grande minoranza nazionale in Ucraina), dovettero affrontare persecuzioni e discriminazioni antisemite. Una curiosità: gli ebrei ucraini sono costituiti da una serie di sottogruppi, inclusi ebrei ashkenaziti, ebrei di montagna, ebrei bukharan, caraiti della Crimea, ebrei krymchak ed ebrei georgiani.
Le perdite civili totali durante la Seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca dell’Ucraina sono stimate in sette milioni, di cui oltre un milione di ebrei fucilati e uccisi dagli Einsatzgruppen e dai loro numerosi sodali ucraini locali nella parte occidentale dell’Ucraina. Il più famigerato massacro di ebrei documentato avvenne nel burrone di Babi Yar, compiuto tra il 29 e il 30 settembre 1941, in cui trovarono la morte 33.771 di Kiev. Nel 1959 l’Ucraina aveva 840.000 ebrei, una diminuzione di quasi il 70% rispetto al 1941 (entro gli attuali confini dell’Ucraina). La popolazione ebraica ucraina è diminuita in modo significativo durante la Guerra Fredda. Nel 1989 la popolazione ebraica ucraina era solo poco più della metà di quella di trent’anni prima (nel 1959). La maggior parte degli ebrei rimasti in Ucraina nel 1989 ha lasciato il Paese e si è trasferita all’estero, principalmente in Israele, durante e dopo il crollo del comunismo negli anni Novanta.