‘Dal romanzo Apeirogon di Colum McCann: come raggiungere l’oggettività nel conflitto fra gli israeliani e i palestinesi’: il video dell’evento

di Esterina Dana
Come raggiungere l’oggettività nel conflitto fra gli Israeliani e i Palestinesi è il tema di fondo di Apeirogon, opera dell’irlandese Colum McCann, sul quale, nell’incontro su zoom di domenica 30 gennaio 2022, dialogano Claudia Mazzucato, professore associato di Diritto penale nell’Università Cattolica di Milano dove tiene un insegnamento di “Giustizia riparativa e modelli di risposta ai conflitti” e Cyril Aslanov, professore di linguistica a Aix-Marseille Université e all’Institut Universitaire de France nonché  membro dell’Accademia della Lingua Ebraica di Gerusalemme. Tra gli ospiti, è presente Agnese Moro, figlia dello statista Aldo Moro e preziosa testimone sulla Giustizia riparativa. 

 Il prof. Aslanov, riprendendo quanto già scritto altrove  decodifica il titolo del romanzo e propone un’analisi tecnica della struttura geometrica e aritmetica del testo, che si rifà alle sperimentazioni linguistiche del Neoformalismo francese. Coincidenze e richiami numerici si rincorrono fra le pagine, organizzate in paragrafi di diversa lunghezza. Raggruppati in due sezioni testuali e numerati dall’1 al 500 e dal 500 all’1, vi si intrecciano numerosi fili tematici. Tra questi ricorre il motivo dell’Irlanda e della guerra civile come superficiale suggestione analogica con il conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, secondo Aslanov, la prospettiva sul conflitto cambia se si considera che McCann è un irlandese trapiantato a New York, città nella quale i confini identitari sfumano: gli sguardi di un ebreo liberale di New York,  di un ebreo delle Jewish Streets, e di un intellettuale newyorkese di origine palestinese sono parimente legittimati.

In sostanza, dice Aslanov, l’oggettività nel conflitto tra gli Israeliani e i Palestinesi non si può raggiungere perché i punti di vista di un ebreo israeliano e di un arabo palestinese, implicati direttamente, sono inevitabilmente soggettivi come pure i molteplici punti di vista di chi non lo è:  è ciò che sintetizza l’immagine dell’apeirogon, il poligono costituito da una quantità infinita di lati, numerabile all’infinito per un tempo infinito.

All’interno di questa struttura frammentaria si svolgono le storie di dolore e di cambiamento del palestinese Bassan Aramin e dell’israeliano Rami Elhanan, padri in lutto per la perdita delle rispettive figlie, una uccisa da una pallottola sparata per errore da un giovane soldato israeliano, l’altra da una bomba esplosa in un attentato terroristico palestinese.

Entrambi sono membri del Parents Circle, un’associazione israelo-palestinese con cui Claudia Mazzucato collabora dal 2005. Fondata nel 1994 da Ytzhak Frankeltan, è costituita da genitori, accomunati dalla perdita di un figlio o di un parente stretto, e convinti che, per interrompere il ciclo della violenza e impedirne la ripetizione, bisogna agire non contro, ma insieme a chi ha provocato questa violenza.

Laddove la sofferenza è comune, ci dice la prof.ssa Mazzucato, l’unico sforzo possibile è quello del dialogo con “l’Altro difficile”, perché consente a entrambe le parti di riconoscersi, nell’ambito della propria umanità dolente, in un campo di incontro che si trova, come dice il poeta Rumi,  oltre il giusto e lo sbagliato: quello della Giustizia riparativa. Solo quest’ultima rivela l’oggettività di sentimenti comuni e aspira a neutralizzare la violenza per prevenirla, affinché ognuno possa essere se stesso e proteggere l’amore, la vita e la bellezza, antidoti ai traumi della Shoah, del terrorismo, della guerra, della  violenza.