di Francesco Paolo La Bionda
Le linee aeree israeliane potranno presto fare di nuovo tappa negli aeroporti turchi, dopo quindici anni di assenza, mentre una nave da guerra della marina del paese anatolico, impegnata in un’esercitazione NATO, ha ormeggiato nel porto israeliano di Haifa, per la prima volta in un decennio. Sono gli ultimi due sviluppi nel riavvicinamento tra i due paesi avvenuto da un anno a questa parte, dopo una decade abbondante di relazioni pessime. Riavvicinamento che lo scorso 17 agosto si è sostanziato nell’annuncio di un prossimo ripristino delle piene relazioni diplomatiche, incluso il ritorno in sede degli ambasciatori.
Nello specifico, il parlamento israeliano ha ratificato il nuovo accordo bilaterale sull’aviazione civile stretto con la Turchia il 7 luglio, che sostituisce quello originale del 1951. Il primo ministro dello Stato ebraico, Yair Lapid, domenica 4 settembre ha commentato l’approvazione del patto, affermando che contribuirà al miglioramento dei rapporti bilaterali e andrà a beneficio dei cittadini israeliani.
Sabato 3 settembre inoltre la fregata Kemalreis ha attraccato al porto di Haifa durante un’esercitazione NATO nel Mediterraneo, dopo che la Turchia aveva richiesto preliminarmente l’autorizzazione per far sbarcare a terra l’equipaggio.
Nonostante i progressi, il nodo di Hamas resta insoluto
A guastare le relazioni tra Israele e Turchia negli anni Dieci è stata principalmente la questione palestinese. Dopo l’ascesa al potere ad Ankara del governo islamista di Erdoğan, lo stato turco è diventato uno dei maggiori sponsor delle formazioni palestinesi, grazie anche ai soldi degli alleati del Qatar. Particolarmente problematico per Gerusalemme è la forte presenza di Hamas sul suolo turco, dove l’organizzazione terrorista opera sostanzialmente indisturbata e gode anzi di riconoscimenti ufficiali.
La questione resta ancora insoluta. Nonostante il miglioramento dei rapporti bilaterali, Ankara non ha finora intrapreso misure repressive nei confronti della rete islamista palestinese, mentre crescono le aspettative israeliane in tal senso. Lo scorso 27 agosto, il canale israeliano Makan ha citato una dichiarazione dell’incaricata d’affari dello Stato ebraico Irit Lillian, la quale ha affermato che “Hamas è un’organizzazione terroristica. Non è un segreto che Israele si aspetti che la Turchia chiuda i suoi uffici ed espella i militanti dal suo territorio”.
L’ambiguità turca nel rapportarsi con Israele da una parte e i palestinesi dall’altra evidenzia come il riavvicinamento tra i due paesi sia soprattutto figlio di esigenze pratiche, in particolare della necessità di Ankara di contenere la gravissima crisi economica che sta portando alla rovina il paese e dall’interesse di Israele di sottrarre i movimenti palestinesi dalla più pericolosa influenza iraniana.
(Foto credits: Haim Tzach / GPO)