A colloquio col CDEC su progetti e appuntamenti in agenda all’insegna dei valori democratici

Italia

di Ilaria Ester Ramazzotti
A poche settimane dall’inaugurazione della nuova sede e dell’apertura al pubblico degli spazi della biblioteca del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea al Memoriale della Shoah in piazza Edmond Safra a Milano, Mosaico ha incontrato Laura Brazzo, appena nominata vicedirettore del CDEC. “Un nuovo ruolo, per me come per il CDEC, proposto dal nostro direttore Gadi Luzzatto Voghera e accolto dal CdA. La nomina è avvenuta alla fine di luglio, ma sono formalmente entrata in carica dal 1° settembre – spiega Brazzo -. È una posizione importante che il CDEC ha ritenuto di introdurre contemporaneamente al trasferimento dalla sua storica sede di via Eupili ai nuovi, ampi spazi presso il Memoriale della Shoah, segnale di un processo di crescita dell’istituto. Negli ultimi tempi abbiamo avuto l’ingresso di un gruppo di giovani under 35 che sta portando al CDEC nuove energie e stimoli, da Bianca Ambrosio alla Comunicazione, a Sara Buda alla Ricerca, Murilo Cambruzzi all’Osservatorio antisemitismo, Jasmine Ferrario Sardi e Chiara Manniello in Biblioteca.  Il numero di attività e di iniziative, a vari livelli, nei quali siamo coinvolti richiede una sempre maggiore capacità di coordinamento e organizzazione. Di qui anche l’esigenza di una figura di snodo, quale può essere un vicedirettore”.

“Ora, con la riapertura dopo la pausa estiva, il CDEC è impegnato in una fitta agenda di appuntamenti che riguardano tutti i dipartimenti dell’istituto – prosegue -. Tenere insieme, in un quadro ordinato e il più possibile fluido questo insieme di persone e attività, in un contesto di collaborazione quotidiana con il Memoriale della Shoah, è l’obiettivo che ci siamo dati con il direttore”.

“Per quanto riguarda più specificamente le attività post-inaugurazione, va notato innanzitutto il ritorno abbastanza sostenuto di studiosi e ricercatori in Archivio, complice anche la chiusura forzata durante il lungo periodo del covid e poi della preparazione del trasloco. Numerosi sono i ricercatori che da giugno stanno prenotando la consultazione delle nostre collezioni. Quanto alla Biblioteca, sicuramente c’è un pubblico che si sta rinnovando rispetto a via Eupili: ai ricercatori e studiosi delle nostre collezioni librarie, si va affiancando via via un pubblico più variegato che sceglie la Biblioteca al Memoriale come luogo di lettura e studio, in uno spazio confortevole e culturalmente stimolante.  La Biblioteca del CDEC presso il Memoriale ha una grande capacità di accoglienza; l’invito a visitarla è rivolto a tutti, grandi e piccoli, anche di domenica! Una delle novità portate dalla nostra nuova sede in piazza Safra è infatti proprio l’apertura domenicale, in contemporanea con il Memoriale della Shoah”. Per i prossimi mesi, Alessandra Borgese insieme al gruppo di nuovi giovani collaboratori, sta mettendo a punto, fra le altre cose, proprio un’agenda di incontri domenicali con reading e presentazioni di libri, non solo di saggistica, ma anche di narrativa, e letture per bambini.

Le iniziative per ottobre

“Per quanto riguarda più in generale le attività del CDEC, a ottobre abbiamo in calendario almeno due importanti iniziative. La prima è un appuntamento del tutto nuovo, “Archivi aperti”, organizzato da Rete Fotografia a cui il CDEC da quest’anno aderisce. Nelle due giornate del 16 e del 20 ottobre, negli spazi del Memoriale esporremo una serie di documenti fotografici provenienti dal nostro Archivio. L’idea è appunto di ‘aprire’ gli archivi e far vedere da vicino qualche ‘frammento’ delle nostre numerose collezioni e spiegarne i processi che dalla raccolta arrivano fino alla digitalizzazione dei documenti. L’esposizione e la presentazione delle fotografie sarà curate da Daniela Scala che da anni si occupa della conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio fotografico”.

“Subito dopo, dal 23 al 26 ottobre il CDEC presenta la 15° edizione della rassegna del Cinema ebraico e israeliano che quest’anno verrà ospitato al cinema Arlecchino. Il programma di questa edizione, curata ancora una volta da Nanette Hayon e Anna Saralvo, è davvero ricco, con un occhio puntato anche a temi di grande attualità, come per esempio, quello del cambiamento climatico. Da non perdere, fra le altre cose, la micro-rassegna dedicata agli scrittori israeliani (Yehoshua, Grossman, Oz) e il film documentario di Ruggero Gabbai sugli ebrei di Tunisi”.

“Sempre da ottobre il CDEC prevede l’avvio di una collaborazione con i giovani dell’Hashomer Hatzair di Milano: lanceremo insieme, infatti, una campagna di raccolta di documenti dell’Hashomer. Proprio in questi giorni stiamo definendo le linee operative per la raccolta e la digitalizzazione. Contiamo sulla collaborazione di tutti coloro che hanno fatto parte di questo movimento per creare una collezione di materiali che servirà poi per analizzarne e raccontarne esperienze, attività, protagonisti, e che insieme alle carte della FGEI che già conserviamo, potrà permettere l’avvio presso il CDEC di un filone di ricerca specificamente dedicato ai movimenti giovanili ebraici in Italia. D’altra parte, il CDEC stesso è figlio dei giovani della  FGEI”.

“Nel campo della ricerca, mentre Liliana Picciotto sta proseguendo il progetto sui Resistenti ebrei (https://resistentiebrei.cdec.it/) – continua -, l’Osservatorio antisemitismo, guidato da Betti Guetta, sarà impegnato fino alla fine del 2023 in almeno tre progetti di carattere internazionale, tutti con al centro lo studio e la lotta al pregiudizio, alla discriminazione di genere e la promozione dei diritti civili e democratici. Il nostro Osservatorio Antisemitismo sta infatti sempre più approfondendo questioni legate alle differenze e alle discriminazioni di genere, oltre che al razzismo e antisemitismo”.

Didattica della Shoah al centro: il seminario a Lecce

Seminario per docenti a Lecce

“Per quanto riguarda infine le attività formative, cerchiamo di portare sempre di più all’attenzione degli insegnanti lo studio e la didattica della Shoah, delle vicende storiche, della cultura e della realtà degli ebrei, con particolare riferimento all’Italia, di offrire loro risorse per l’educazione al patrimonio culturale e di formarli sul contrasto all’antisemitismo e su altre forme di discriminazione. Di recente, dal 22 al 26 agosto scorsi, abbiamo organizzato a Lecce la quarta edizione annuale di un seminario residenziale per insegnanti in collaborazione con l’Università del Salento e con TOLI – The Olga Lengyel Institute for Holocaust Studies and Human Rights di New York. Nell’occasione – aggiunge Laura Brazzo -, accanto alle attività formative abbiamo proposto una serie di visite ai luoghi storici ebraici del Salento, un’area dove  ormai permangono poche tracce della passata presenza ebraica, prevalentemente a livello documentale e nelle rappresentazioni dell’arte cristiana: Lecce, Nardò, Galatina, Soleto. Un discorso a parte merita la tappa a Santa Maria al Bagno, dove fu allestito tra il 1943 e il 1947 il più grande tra i campi UNRRA per Displaced Person del Salento. Abbiamo voluto offrire ai partecipanti un soggiorno il più possibile completo e costruttivo anche sul versante della conoscenza della storia ebraica del territorio che ha ospitato l’incontro”, conclude la vicedirettrice del CDEC.

Il seminario tenutosi a Lecce – spiega la responsabile didattica del CDEC Patrizia Baldi – ha riguardato “la didattica della Shoah in Italia, con particolare riferimento alle vicissitudini e alle politiche che hanno interessato ebrei stranieri e apolidi, al contrasto all’antisemitismo, all’educazione ai diritti umani e orientata ai valori democratici, al lavoro sul patrimonio culturale come risorsa per la formazione”. Si è trattato di un evento organizzato nell’ambito del progetto transnazionale che  prevede seminari nazionali e una conferenza transnazionale per docenti, dal titolo  ‘Learning from the Past, Acting for the Future – Intolerance has no place in the 21st Century’, co-finanziato dal Programma Europe for Citizens e implementato in partnership con l’Intercultural Institute Timisoara (Romania), Terraforming (Serbia), Big Picture Association (Polonia) e  The Olga Lengyel Institute for Holocaust Studies and Human Rights TOLI (USA), con il patrocinio dell’International Holocaust Remembrance Alliance IHRA. “L’offerta seminariale di quest’anno, rivolta a trentadue insegnanti selezionati attraverso un bando e provenienti da scuole secondarie di secondo grado, ma anche da secondarie di primo grado e primarie  di tutta Italia – prosegue Baldi -, ha coniugato temi del dibattito storico del Novecento con un ampio ventaglio di studi e di proposte educative per contrastare l’odierno discorso d’odio, gli stereotipi e i pregiudizi contro gli ebrei, promuovendo l’esercizio di una cittadinanza consapevole dei diritti, dei doveri”.

“Per la prima volta abbiamo organizzato il seminario nel sud Italia, dopo le edizioni degli anni scorsi, tenutesi ad Asti, Ferrara e Padova. Su quali temi lavorare con coerenza rispetto agi ambiti e agli obiettivi del dipartimento, soprattutto per quanto riguarda lo studio della Shoah in Italia e l’educazione al patrimonio culturale? L’edizione del 2022 è stata doppiamente sfidante perché la deportazione ad opera dei nazisti e dei collaboratori repubblichini da qui non c’è stata grazie alla congiuntura geo-politica verificatasi nel settembre 1943 nel sud Italia – prendendo a prestito un’espressione di Carlo Spartaco Capogreco – e non si è ricostituita una comunità ebraica dopo l’espulsione del 1541 dal Regno di Napoli. Ci siamo focalizzati sulle responsabilità fasciste della persecuzione antiebraica in Italia fino al 1943, soprattutto sulle politiche di internamento civile, ma anche descrivendo la portata della questione delle Jewish Displaced Person dal 1943 al 1947. Abbiamo descritto le trasformazioni di alcuni siti, come il campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria, il più grande campo internamento fascista in Italia per ebrei stranieri e per altre categorie di civili, aperto nel giugno 1940 e divenuto a fine ‘43, sotto il controllo anglo-americano, Displaced Camp per ex-internati, profughi e rifugiati. Per la parte medievale e moderna, presentando le tracce documentali, archeologiche e artistiche della presenza ebraica in alcune località nel Salento, grazie a visite guidate da esperti a basiliche, conventi, palazzi, al Museo Ebraico di Lecce a al fuori programma in Archivio di Stato a Lecce”.

Il gruppo di docenti del seminario visita a Santa Maria del Bagno

“La peculiarità del progetto è approfondire le vicende che hanno interessato gli ebrei in certo territorio, insieme ai ricercatori, per riflettere su dinamiche storiche più ampie – sottolinea -, col duplice intento di aggiornare gli insegnanti e di creare occasioni di contatto tra il mondo della scuola e gli atenei, gli archivi e gli istituti storici delle varie aree”.

“Cinque giorni di attività residenziali sono impegnativi per i corsisti, lo sappiamo, ma anche fortemente ristrutturanti e motivanti. Dopo la pandemia, che ha inciso profondamente nelle dinamiche formative, abbiamo tra l’altro rilevato una maggiore autonomia da parte dei docenti nel costituire reti che vanno da Sondrio a Pomezia, da Olbia a Torino, oppure ramificate a livello locale, come in Sicilia, ma anche transnazionali, dato che si tratta di un progetto europeo – spiega -. Sono reti che imbastiscono attività e percorsi didattici, che motivano gli insegnanti a proseguire nell’aggiornamento. La loro attività di studio insieme all’impegno educativo e didattico hanno un alto valore civico. Lavorare con le scuole, non solo per le scuole, permette a noi di percepire quali sono le trasformazioni in atto in uno dei settori più importanti della vita del Paese”.

“Gli ambiti su cui insiste il progetto, come ho accennato, sono tre: studio della Shoah in Italia, educazione al patrimonio culturale ed educazione ai diritti umani. Ogni anno ci impegniamo ad aggiornare gli insegnamenti cardine e lavoriamo di cesello su contenuti specifici e sugli strumenti didattici. Sono ‘edizioni uniche’ sia per i punti di forza dell’offerta, ma anche in ragione delle criticità che possono presentarsi. Lo sappiamo: possiamo migliorare la nostra offerta rispetto all’anno precedente, mettendo a frutto l’esperienza, andando avanti nello studio e nella ricerca e a un ricorsivo feedback da parte degli insegnanti”.

“Difficile presentare alcune proposte del seminario, tacendo di altre – aggiunge -. Non vorrei fare torto a nessuno e nemmeno snocciolare un elenco, perché una delle ragioni della riuscita del seminario è proprio l’intreccio tra sollecitazioni convergenti che interessano sia il dibattito storico sia l’attualità, ma anche l’attenzione ai contesti e all’unicità degli eventi storici. Mi preme comunque sottolineare che coniugare la didattica della Shoah con l’educazione ai diritti umani intende rafforzare nelle scuole il lavoro di prevenzione dei comportamenti discriminatori verso gli ebrei, come nei confronti di altre minoranze, che in alcuni casi si sommano, attraverso il lavoro di formazione con metodologie attive e strumenti educativi (quali la Piramide dell’odio, elaborata dall’Anti-Diffamation League) e di riflessione rivolte prima di tutto ai docenti, sugli stereotipi, sulla persistenza di pregiudizi, sull’hate speech come atteggiamento, ma anche sulla specificità dell’antisemitismo, per contrastare la nomalizzazione di ogni forma di esclusione sociale e riconoscere i molti volti della violenza, dando così sostanza all’impegno educativo nella direzione di una società maggiormente inclusiva, che richiede un lavoro mirato e permanente”, conclude Patria Baldi. Obiettivo, imparare dal passato per agire nel futuro, con spirito di collaborazione e incontro.