di Ilaria Myr
Il riso con bamya è uno dei piatti di casa mia che già da piccola adoravo. Questa verdura, conosciuta in Italia come okra o gombo, ha profonde radici nella cultura culinaria ottomana, anche se si ritiene che abbia avuto origine dall’Etiopia e dal Sudan orientale e fosse coltivata lungo il Nilo nel XII secolo. Diffusa in Africa e medio oriente fino in India, ha un sapore particolare, con i suoi semini interni che ‘esplodono’ in bocca quando la si addenta. Mia madre la faceva sempre con il riso pilaf ben dotato di crosta (la eshra) di cui vado pazza. Ne esistono però tante varianti: ad esempio, con il limone, il tamarindo o il succo di melograno. Qui vi propongo un mix della sua ricetta con quella riportata da Claudia Roden nel suo libro Le livre de la cuisine juive, ‘Bibbia’ culinaria per tutti gli ebrei di origine sefardita.
Preparazione
Fare scaldare l’olio e mettervi la cipolla e l’aglio a soffriggere. Aggiungere la bamya (io compro quella surgelata nei negozi arabi) e fare cuocere a fuoco lento per 5 minuti, girandoli di continuo. Aggiungere i pomodori, sale e pepe, e lasciare cuocere per 15-20 minuti, fino a quando la bamya sia morbida e il sugo si sia ridotto. Aggiungere, se si vuole, il coriandolo. Servire caldo su del riso pilaf.
N.B. Per il riso pilaf si usa la stessa quantità di acqua per la stessa quantità di riso. Cuocendolo a fuoco bassissimo, con la griglia e il coperchio, senza mai mescolare, vi verrà un riso bello croccante con una buonissima crosta!
Ingredienti
500 gr. di bamya (preferibilmente piccole)
1 cipolla media
2 spicchi di aglio tritati
3 cucchiai grandi di olio (girasole o oliva leggero)
250 gr di pomodori pelati a cubetti
Sale, pepe, pizzico di noce moscata
Una manciata di coriandolo (opzionale)