di Marina Gersony
Dispersa una coppia di ebrei durante il terremoto devastante che ha colpito la Turchia. Si tratta di Saul Cenudioğlu e della moglie Fortunata. Cenudioğlu è il leader della piccola comunità ebraica di Antakya, città vicino al confine siriano con una lunga storia millenaria. Il condominio in cui i due coniugi vivevano è crollato durante le terribili scosse di lunedì che hanno ucciso oltre 5.000 persone nel sud della Turchia e nella vicina Siria (un numero destinato a salire fino a raggiungere le 10.000 vittime secondo le previsioni dell’Usgs (Istituto Geologico degli Stati Uniti).
Mentre le notizie si rincorrono, si accavallano e tengono con il fiato sospeso, un articolo della Jewish Telegraphic Agency riferisce le parole di Ela Cenudioğlu, nipote di Saul, che ha descritto suo zio come «un leader visionario impegnato nella comunità ebraica e nei valori che rappresenta». La nipote ha dichiarato che, sin dalla sua nascita nel 1941, aveva vissuto ad Antakya, dove la famiglia gestiva un’azienda tessile. Saul «ha fatto tutto ciò che era in suo potere per far prosperare la piccola comunità ebraica di Antakya e connettersi con il resto delle comunità in Turchia e nel mondo», ha detto alla Jewish Telegraphic Agency. «Spero profondamente che lui e sua moglie (che è sempre stata una madre per me) ne escano sani e salvi, perché tutto ciò che desidero è vedere il suo sorriso gentile e abbracciarlo di nuovo».
Preoccupato per lo stato della comunità ebraica in Turchia anche il rabbino capo askenazita di Israele, David Lau, che ieri si è confrontato con i colleghi delle comunità turche che lo hanno informato «sulla situazione degli ebrei ancora dispersi» a causa del grave terremoto. Lau ha infatti consultato il rabbino Izak Peres il quale ha dichiarato che gli ebrei al confine con la Siria sono dodici aggiungendo che due ebrei della comunità della Turchia meridionale sono scomparsi. Ha parlato inoltre degli sforzi che si stanno compiendo per localizzarli dopo che si sono persi i contatti.
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Nel frattempo la nostra redazione si è messa in contatto con una corrispondente in Turchia che ci ha parlato di una situazione altamente drammatica e in continua evoluzione: È un inferno, niente acqua, niente elettricità, gente che chiede di essere salvata dalle rovine, nevica, fa freddo, nessun aiuto è in grado di raggiungere queste zone perché le strade e l’aeroporto sono distrutti. Coloro che sono riusciti ad arrivare vogliono aiutare i loro correligionari. Non c’è tempo per le interviste. Mancano due ebrei ad Antakya. C’è un disastro in corso. Ieri un gruppo di persone si è recato ad Antakya per portare fuori dalla sinagoga i rotoli della Torah. Tutta la città è in rovina.
In un articolo di ieri apparso sempre su The Times of Israel, si leggono le parole di Rav Mendy Chitrik, rabbino della comunità ashkenazita ed emissario Chabad a Istanbul che in prima battuta aveva affermato «che non sono stati segnalati decessi tra le comunità ebraiche nella zona sismica». Una situazione, come si legge anche in un articolo del Jerusalem Post, che sembra essere complessivamente «buona».
Il rabbino Chitrik ha riferito inoltre a Rav David Lau, «di essersi recato nel luogo vicino alle zone sismiche per monitorare da vicino gli aiuti richiesti». In un tweet, ha quindi raccomandato «di continuare per favore a pregare per i nostri amici e colleghi che non siamo in grado di contattare ad Adiyaman, Malatya, Antakya, Gaziantep e Kilis». Ci sono volute diverse ore prima che Chitrik riuscisse ad entrare in contatto con le comunità ebraiche nelle città turche devastate.
Chitrik ha aggiunto che «ora (gli ebrei turchi) hanno a che fare con le interruzioni di corrente e la mancanza di collegamenti». Infine il rabbino ha dichiarato che la sinagoga locale di Antakya «non è in buone condizioni, ma non è stata completamente distrutta. Ci sono crepe e danni drammatici». Chitrik ha pubblicato quindi un video che ha condiviso su Twitter in cui aiuta a rimuovere i rotoli della Torah dalla sinagoga danneggiata nel tentativo di salvarli.