di David Fiorentini
La squadra di rugby israeliana Tel Aviv Heat è stata esclusa dalla Mzansi Challenge 2023 dalla South Africa Rugby Union (SARU), affermando di voler evitare una “fonte di divisione”.
Come riporta Jewish News, l’unione rugbistica sudafricana ha dichiarato di aver “ascoltato le opinioni di importanti gruppi” e di aver preso la decisione “per evitare che la competizione diventi una fonte di divisione, nonostante il fatto che Israele sia un membro a pieno titolo di World Rugby e del Comitato Olimpico Internazionale”.
La scelta è stata condivisa anche dal partito di maggioranza, alla guida del Governo sudafricano, l’African National Congress (ANC), affermando di aver invitato “tutte le forze progressiste del Mondo a continuare a fare pressione su Israele affinché torni a dialogare pacificamente sulla soluzione a due Stati e ponga fine a uno dei conflitti più longevi del Medio Oriente”.
Questa non è la prima volta che membri dell’esecutivo si espongono in maniera così critica dello Stato ebraico. Già a luglio, il Ministro degli Esteri sudafricano, Naledi Pandor, aveva dichiarato che: “La narrazione palestinese evoca esperienze passate della Storia del Sudafrica, di segregazione e oppressione razziale. Lo Stato di Israele sta commettendo crimini di apartheid e persecuzione contro i palestinesi”.
La reazione della squadra israeliana
Di opinione diametralmente opposta il comunicato stampa dei Tel Aviv Heat, che sottolinea la centralità di una cultura di squadra inclusiva e solidale, all’interno dei valori che contraddistinguono la società sportiva israeliana.
“Bloccare la partecipazione alla Mzansi Challenge ha privato i Tel Aviv Heat di un’opportunità strategica per continuare a svilupparsi come squadra di rugby professionistica d’élite, oltre a punire e demoralizzare ingiustamente giocatori, allenatori, staff e tifosi nel bel mezzo della preparazione per la competizione” ha affermato la squadra israeliana. “La decisione della SARU è contraria allo spirito e ai valori fondamentali del rugby, promuove la politica dell’odio e dell’esclusione rispetto ai sommi valori dello sport ed espone Tel Aviv Heat e i suoi sostenitori a un linguaggio aggressivo e d’odio, progettato per intimidire, delegittimare e zittire”.
Un’ingiustizia a cui però numerosi enti ebraici locali non hanno voluto cedere, a partire dalla South African Jewish Board of Deputies (SAJBD). Il Vicepresidente Zev Krengel ha accusato la SARU di aver “ritirato l’invito quando il Movimento BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) e altri gruppi antisemiti hanno fatto pressione su di loro e hanno minacciato di morte i membri del Consiglio di Amministrazione”.
Inoltre, aggiunge Krengel, “l’ironia è che questa è la stessa Unione che 35 anni fa non permetteva ai giocatori neri e di colore di giocare per gli Springboks. Siamo quindi molto dispiaciuti che un’organizzazione che ha letteralmente incarnato il regime di apartheid si comporti nello stesso identico modo, in un Paese libero a 25 anni di distanza”.