Perché la cosiddetta “attivista per i diritti umani” italiana espulsa da Israele si trovava a casa di un terrorista palestinese?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] “L’attivista italiana Stefania Costantini, 52 anni, è stata arrestata nel campo profughi Dheisheh a Betlemme e rimpatriata in Italia”, così hanno diffuso alcune agenzie stampa lo scorso mese di gennaio. La Costantini, arrivata in Israele il 2 maggio dello scorso anno con un visto turistico, ormai scaduto, era stata convocata dallo Shin Bet per le sue iniziative con il FPLP (Fronte popolare per la liberazione della Palestina), giudicato movimento terrorista dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Il sindacato di sinistra COBAS di Pisa a cui Costantini appartiene, ha condannato il suo fermo e la sua espulsione, descrivendola come “attivista per i diritti umani che lavora con studenti disabili e difende coloro i cui diritti sono negati”. Una curiosa definizione, visto che nel campo profughi di Betlemme era nella casa dei famigliari del terrorista Nidhal Abu Akr, che sconta la condanna per terrorismo in una prigione israeliana.

Le autorità diplomatiche italiane, il consolato generale a Gerusalemme e l’ambasciata a Tel Aviv non sarebbero state a conoscenza delle sue attività, in ogni caso l’espulsione immediata ha evitato provvedimenti più gravi da parte di Israele.

Si dà il caso però che lo Shin Bet abbia dichiarato che la Costantini si era rifiutata di rispondere alle domande che le erano state poste su finanziamenti al FPLP, rischiando così l’arresto.
La storia presenta diversi aspetti poco chiari, a cominciare da una conversazione tra il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen con quello italiano proprio il giorno successivo alla espulsione della Costantini.
Che cosa si saranno detti? Perché nessun mezzo di informazione, escludendo qualche cronaca di poche righe online di testate locali, non ha mai ritenuto di raccontarci quali attività svolge nel sindacato COBAS di Pisa a cui appartiene Costantini? La stessa domanda può essere rivolta sulla Farnesina, da sempre il centro delle prese di posizione ostili a Israele in tutte le votazioni internazionali. Scommettiamo che i nostri media si accontenteranno della qualifica di “difensore dei diritti dei palestinesi” che verrà attribuita a Stefania Costantini? sempre che esista qualche testata così coraggiosa da ficcare il naso nelle attività del pisano sindacato Cobas.