di Luciano Bassani
L’antibiotico resistenza è la conseguenza di un’errata indicazione ed eccesso di prescrizione di antibiotici e rappresenta una delle emergenze globali di questo secolo, portando alla morte di più di 700.000 persone all’anno nel mondo.
I ricercatori israeliani stanno affrontando il problema con nuovi prodotti frutto di ricerche innovative e avanzate.
Il sistema diagnostico SNDA-AST, sviluppato nel laboratorio di ingegneria biomedica del Prof. Shulamit Levenberg presso il Technion-Israel Institute of Technology di Haifa, consente una personalizzazione rapida e accurata degli antibiotici per ogni paziente.
Due dispositivi Point-of-Care (PoC) miniaturizzati identificano rapidamente la sensibilità antimicrobica e valutano il rischio di sepsi. Uno dei due dispositivi utilizza un classico test colorimetrico per rilevare la respirazione batterica in un campione di urina in presenza di antibiotici selezionati, l’altro rileva un biomarcatore nel sangue che segnala una sepsi imminente. Ciò consente al medico di scegliere immediatamente l’antibiotico più efficace, piuttosto che iniziare il trattamento con antibiotici ad ampio spettro causando la selezione dei batteri resistenti agli antibiotici e contemporaneamente uccidendo i batteri “buoni”, in attesa dei risultati di laboratorio delle colture tradizionali.
MeMed di Tirat Carmel ha sviluppato una pionieristica piattaforma point-of-care in grado di distinguere le infezioni batteriche da quelle virali. Questo aiuta i medici a evitare di prescrivere antibiotici prima di sapere se l’infezione è effettivamente batterica.
Argaman Technologies di Gerusalemme ha recentemente iniziato a produrre CottonX, descritto come il primo tessuto al mondo interamente in cotone bio-inibitivo, incorporato con ossido di rame accelerato a cui i batteri non possono diventare resistenti. Sulla base di anni di ricerca si sfrutta la potenza del rame accelerato per proteggere da agenti patogeni virali, batterici e fungini. I composti antimicrobici hanno dimostrato di uccidere il 99,9% dei microbi in pochi secondi e vengono utilizzati per realizzare lenzuola e asciugamani per hotel, uniformi, mascherine usa e getta o riutilizzabili e altri prodotti medici, militari e di consumo. Una rivoluzionaria tecnologia creata dal laboratorio dell’Università di Tel Aviv (TAU) dal Prof. Udi Qimron, utilizza virus batteriofagi geneticamente modificati per infettare un’ampia gamma di batteri resistenti ai farmaci, rendendoli sensibili agli antibiotici.
Un batteriofago o fago è un virus che infetta esclusivamente i batteri e sfrutta il loro apparato biosintetico per effettuare la replicazione virale. I fagi sono stati usati dalla fine del XX secolo come alternativa agli antibiotici sia nell’ex Unione Sovietica sia nell’Europa centrale, nonché in Francia. Sono visti come una possibile terapia contro i ceppi multi-farmaco-resistenti di molti batteri.
Udai Quimron e un collega di TAU hanno formulato una potente soluzione di pulizia per gli ospedali, fortificata con batteriofagi geneticamente modificati. Nel 2014 hanno isolato con successo una proteina prodotta da un batteriofago, che potrebbe aiutare nello sviluppo di un sostituto degli antibiotici convenzionali.
Un gruppo di ricerca guidato dal Dr. Ronen Hazan dell’Istituto di Scienze Odontoiatriche dell’Università Ebraica e dal Dr. Nurit Beyth dell’Università Ebraica-Hadassah School of Dental Medicine ha isolato un particolare batteriofago che si è rivelato efficace nel prevenire le infezioni a seguito di procedure odontoiatriche .
Lo stesso batteriofago potrebbe agire anche contro le infezioni del tratto urinario, la meningite e l’endocardite derivanti dai batteri Enterococcus faecalis, che normalmente risiedono nel tratto gastrointestinale e sono resistenti al comune antibiotico vancomicina. Grazie agli studi di questi brillanti ricercatori forse saremo in grado di evitare di tornare agli orrori delle epoche precedenti alla scoperta degli antibiotici.