di Redazione
“Come cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio aveva un rapporto molto profondo con gli ebrei della sua città. Ha coltivato dialoghi aperti con rabbini, leader di comunità e individui e ha sviluppato molte amicizie che si sono approfondite in modo significativo nel tempo”. Inizia così l’articolo scritto su Vaticannews da Rav Abraham Skorka, amico dai tempi dell’Argentina di Papa Francesco e coautore con lui del libro In cielo e in terra, in occasione del decimo anniversario del suo pontificato (nella foto Rav Riccardo Di Segni e papa Francesco alla sinagoga di Roma, nel 2016).
Skorka ricorda come, oltre al libro, abbiano registrato insieme trentuno programmi per il canale televisivo dell’arcidiocesi. “Ha parlato in diverse sinagoghe locali, inclusa la mia, dove ha dato messaggi calorosi e spiritualmente stimolanti alle loro congregazioni – continua -.È stato una costante fonte di rassicurazione e sostegno, soprattutto dopo l’orribile attentato al centro della comunità ebraica di Buenos Aires nel 1994. Per me personalmente è stata particolarmente toccante la sua richiesta di comporre la prefazione alla sua biografia autorizzata. Tutto ciò testimoniava la sincera dedizione del cardinale Bergoglio a costruire rapporti e amicizie con gli ebrei e le loro istituzioni comunitarie”.
Dopo essere diventato papa Francesco nel 2013, ha mantenuto i contatti con i suoi amici ebrei tramite e-mail e telefonate. “A me e ad altri continua a manifestare il suo affetto personale, informandosi sulla nostra salute e sull’operato delle nostre famiglie. È mai accaduto prima nella storia dei rapporti tra cattolici ed ebrei?”, si chiede il rabbino.
Rav Skorka ricorda poi le misure adottate dal papa nei confronti del dialogo interreligioso. “A meno di un anno dalla sua elezione al soglio pontificio, emanò l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, una panoramica ad ampio raggio sullo stato della Chiesa cattolica e del mondo all’inizio del suo pontificato. La sua sezione sulle relazioni interreligiose riassume autorevolmente gli sviluppi dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II del 1965 Nostra Aetate. Insistendo, come fa sempre, sulla priorità del dialogo tra i popoli e delle tradizioni religiose, ha espresso importanti spunti sui rapporti della Chiesa con il popolo ebraico. Tra queste, le memorabili frasi secondo cui ‘Il dialogo e l’amicizia con i figli d’Israele fanno parte della vita dei discepoli di Gesù’ e che ‘Dio continua a operare in mezzo al popolo dell’Antica Alleanza e a far scaturire tesori di sapienza che scaturiscono dalla loro incontro con la sua parola’. Questo spiega perché il dialogo tra cattolici ed ebrei è così importante per papa Francesco: possiamo incontrare insieme la sapienza di Dio nei nostri testi sacri in modi che non trovano riscontro nelle conversazioni tra altre tradizioni religiose”.
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Per quanto riguarda le sue visite nei luoghi importanti per il mondo ebraico, Skorka parla del viaggio in Terra Santa nel 2014, in cui ha pregato al Muro Occidentale e dove è stato primo pontefice a deporre un mazzo di fiori sulla tomba di Theodor Herzl, e quello nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, nel 2016, “dove non trovò parole adatte per esprimere il suo orrore in quel luogo, chiedendo a Dio prima del viaggio di dargli la grazia di piangere. Ho avuto il privilegio di assistere a entrambe queste visite memorabili”.
In materia di antisemitismo, il rabbino loda l’atteggiamento del Papa di condanna di tutti gli attacchi verbali e fisici contro gli ebrei semplicemente perché sono ebrei. “Allo stesso modo, l’apertura nel 2020 degli archivi vaticani durante il pontificato di Papa Pio XII è stato un altro atto di grande significato di Papa Francesco – continua -.’Bisogna conoscere la verità’ è un principio che ha ripetuto in più occasioni. Egli sa bene che senza un tale impegno per la verità, nessuna relazione può approfondirsi oltre la superficialità”.
La caratteristica però forse più importante delle interazioni di Papa Francesco con la comunità ebraica è l’affetto indiscutibilmente sincero per gli ebrei che dimostra costantemente. “Possa questo affetto reciproco essere il modello delle interazioni cattoliche ed ebraiche per tutte le generazioni a venire!”.