Meghnagi: «Non vi dimenticheremo mai». Una toccante serata in occasione di Yom HaZikaron

Feste/Eventi

di Michael Soncin
«Noi tutti porteremo avanti la memoria dei nostri caduti. La forza della memoria, di coloro che non ci sono più, ci rende consapevoli di ciò che siamo. Un cammino che continua a testa alta, come ebrei, senza paura, senza farci intimidire mai». Sono le toccanti parole del Presidente della Comunità Ebraica di Milano (CEM) Walker Meghnagi in occasione dell’evento dedicato a Yom HaZikaron, il “Giorno del Ricordo”, che si celebra ogni anno il IV giorno del mese di Iyar, dedicato a tutti i caduti in guerra e alle vittime del terrorismo. Una giornata molto sentita in Israele e in generale da tutti gli ebrei del mondo.

La commemorazione, condotta su zoom (domenica 23 aprile), introdotta dall’Assessore alla Cultura della CEM, Sara Modena, è stata organizzata dalla Comunità Ebraica di Milano, sotto la direzione di Paola Boccia di Kesher, in collaborazione con il Ministero della Difesa Israeliano, l’Organizzazione Mondiale Sionista e il Dipartimento per famiglie di Tiberiade.

“Israele è nella nostra anima”

«Durante queste manifestazioni preferirei non parlare, perché è sempre una grande tragedia pensare a tutte le persone che abbiamo perso. Durante Yom HaZikaron ricordiamo i membri delle forze di difesa israeliane caduti in guerra, ma anche tutti coloro che sono caduti negli attentati a causa dei nemici. Tutte queste persone che hanno perso la vita nello Stato d’Israele rimangono in vita nella nostra memoria. Ci sono culture che dimenticano il passato e quelle che ne sono prigioniere. Non è il nostro caso, perché il passato ci ha permesso di arrivare fino a quello che noi siamo oggi», così Meghnagi, ha proseguito il suo discorso.

Chiudendo, visibilmente commosso ha poi detto: «Ricordiamo coloro che sono caduti. Diciamo alle anime che sono cadute: “Non vi dimenticheremo mai, non smetteremo mai di piangervi, non vi deluderemo mai”. Noi tutti, non potremmo esistere senza di loro. Israele è nella nostra anima. Am Yisrael Chai!».

Il ricordo potente di un destino condiviso: una luce che ci rinforza

La serata è stata moderata da Efrat Shefa-Dor, Direttrice del Dipartimento per famiglie di Tiberiade: «In questa giornata è importante ricordare che i caduti hanno sacrificato corpo e anima per l’amore della loro patria. Il ricordo di loro è il ricordo potente di un destino condiviso».

Shefa-Dor ha successivamente ricordato che in Israele vivono 3000 famiglie che hanno perso dei soldati. Il dipartimento per le famiglie e l’organizzazione sionista collaborano in stretto rapporto al fine di offrire un servizio alle famiglie che hanno perso i soldati.

Tra i presenti, in diretta dal Kotel, ha preso la parola Yosef Trabelsi: «Quando una persona ci lascia e noi la ricordiamo, la sua luce ci rinforza. È così, perché la memoria dei caduti è una prosecuzione della loro vita. In questo giorno cadono tra di noi tutte le separazioni. Siamo un popolo unito. Sono 24.000 i nomi dei caduti e ciascuno di loro è importante allo stesso modo. Durante questa cerimonia usiamo portare la bandiera su ciascuna delle tombe dei caduti, una bandiera che viene posata nel cuore di ciascuno dei cittadini di Israele. Auguro a tutto il nostro popolo di essere unito».

A portare i saluti con un breve video messaggio, anche Yaakov Hagoel, Presidente dell’Organizzazione Mondiale Sionista.

Caro figlio, tu per me sei il Mondo intero

È stato descritto come un uomo gentile, modesto, umile e socievole. Una persona generosa che emanava calore, il cui amore per Israele era estremamente profondo. È Eliel Ben Yehuda, capitano caduto in guerra, ricordato durante l’emozionante serata, attraverso la testimonianza della madre Ester Ben Yehuda (nella foto in alto).

Ester non ha perso solo il figlio, ma anni prima anche il fratello Yossi Eliel, sergente maggiore. Come viene raccontato, suo figlio, porta il nome dello zio caduto. Ed Eliel ha scelto come suo zio di servire all’interno nelle forze speciali del Golan. Un ruolo quello di ufficiale e combattente che ha sempre amato. Due settimane dopo la II Guerra del Libano è chiamato a parteciparvi, uscendo negli ultimi giorni del termine, da una missione dalla quale non è mai tornato.

«Sono grata di fare parte di questo progetto, che mi porta fino alla Comunità Ebraica di Milano. Eliel, io sono tua madre e tu per me sei il mondo intero, eri il mio principe». Poche parole che commuovono subito tutti. È iniziata così la testimonianza della madre Ester, che parlando anche del fratello ha detto: «Mio fratello mi ha insegnato il dolore della perdita, mio padre il dolore del silenzio. Le terribili sirene che sentiamo suonare durante questa commemorazione ci ricordano la caduta di più di 24.000 combattenti dello Stato d’Israele. Mio padre ha salutato per sempre mio fratello di Shabbat. Era un agricoltore. È stato sepolto nel giorno in cui avrebbe finito l’esercito. E durante la Shiva è nato mio figlio. Eliel è nato in una guerra ed in guerra è rimasto ucciso. Fin da piccolo desiderava lavorare nelle forze speciali, vedendo l’esempio di mio fratello».

La madre racconta che dopo morto, Eliel, ha ricevuto una medaglia al valore, per la sua responsabilità e la capacità di comandare. «I media hanno detto che mio figlio era stato ucciso nel Libano. È avvenuto nello stesso posto in cui era stato ucciso mio fratello 24 anni prima. Io come mia madre abbiamo perso un figlio quando avevamo la stessa età. La nostra famiglia è stata distrutta due volte. Non torneremo mai più ad essere quello che eravamo. Io cerco di tenermi sempre occupata con cose da fare».

«Le radici sono enormi non si possono estrarre dalla terra, ma le foglie che cadono, lasciano sempre spazio a nuove foglie, che noi , come società israeliana, lasciano spazio a quelle che non ci sono più», ha detto Ester a conclusione della sua preziosissima testimonianza.