L’assassinio di Alessandro Parini sul lungomare di Tel Aviv; l’inascoltabile e patetica retorica di un comico chiamato Grillo

Taccuino

di Paolo Salom

[Voci dal lontano occidente] Come si fa a ignorare l’ultima, oscena provocazione di un personaggio pubblico che non ha mai fatto mistero del suo acritico sostegno alla cosiddetta causa palestinese? Mi riferisco al messaggio di Beppe Grillo su Twitter, alla vigilia della Pasqua cristiana, che recita più o meno così (la mia è una parafrasi): poveri palestinesi che soffrono così tanto a causa della crudeltà degli israeliani che costruiscono muri e li reprimono negandogli la libertà dal 1967. Grillo parla di “sacrificio”, facendo un riferimento sottinteso alla figura di Gesù in occasione della festa che, per la religione cristiana, ne rievoca “morte e resurrezione”. Non riporto le esatte parole perché le trove indegne e repellenti. Ma chi desidera può facilmente trovarle su Internet. Ora, sappiamo bene che questo modo di presentare il conflitto in Eretz Israel è condiviso da molti, nel lontano Occidente. È certamente più comodo e moralmente poco impegnativo limitare il proprio sguardo agli effetti senza fare la fatica di ricercarne le cause. E assimilare la “sofferenza dei palestinesi” al martirio di Gesù è un espediente retorico che punta dritto alle coscienze di milioni di persone ignare, per lo più, delle complessità di una questione irrisolta anche (se non soprattutto) per gli interessi di Potenze vicine e lontane.
Dunque, nel lontano Occidente le parole del comico prestato alla politica e ora fondatore di una nuova religione (“dell’altrove”) – quasi si sentisse un novello Messia cattolico – sarebbero state bevute senza filtri, riconosciute come una “benedizione” capace di fotografare la realtà delle cose. Ma ecco la sorpresa. Perché spesso la realtà – quella vera, permettetemi questo inciampo retorico – non guarda in faccia nessuno. E fa capolino nella confusione mentale collettiva quando meno te lo aspetti. Perché non ha un’agenda politica, la realtà. È quello che è.

Dunque, poco dopo la pubblicazione dell’invettiva-proclama grillino, ecco la notizia di un doppio attentato in Israele: prima due sorelle di 15 e 20 anni, Maya e Rina, uccise a sangue freddo, insieme alla loro mamma, Lucy Dee, da terroristi nella Valle del Giordano, la loro auto bersagliata di proiettili, poi i colpi sparati a bruciapelo per finire “l’opera”. Un atto talmente brutale, persino per gli standard degli arabi palestinesi, che subito sul web sono comparse le foto (false) di due soldatesse presentate come le vittime, a giustificare “l’eroica operazione militare” degli assassini. Infine, ecco l’attentato sul lungomare di Tel Aviv, l’auto guidata da un arabo-israeliano che investe ignari turisti, uccidendo un giovane avvocato di Roma, Alessandro Parini, 35 anni, appena arrivato per godersi il sole mediorientale. Anche qui, la macchina della propaganda si è subito avviata, con il fratello dell’omicida impegnato a spiegare come il “poveretto” avesse avuto soltanto “un colpo di sonno”, perdendo dunque il controllo della sua vettura. Non solo: è stata anche messa in giro la voce che Parini sarebbe stato colpito dai proiettili “dei sionisti”. Tutto inventato, ovviamente.
Senza questi due drammatici episodi (una maledetta realtà quotidiana in Israele), le parole di Grillo sarebbero state accolte soltanto da elogi. Invece, la terrificante bestialità dell’odio palestinese (sostenuto da lontano) ha spezzato l’incantesimo di una “lotta romantica”, come è vista nel lontano Occidente l’attività terroristica di questa gente. E mentre a Gaza e nei Territori palestinesi venivano distribuiti dolci e caramelle per celebrare il massacro, qui da noi qualcuno si è finalmente risvegliato, e ha cominciato a coprire di insulti Beppe Grillo. E badate bene: non soltanto utenti ebrei di Twitter, anche gli altri.

Spesso noi ebrei siamo accusati di “sostenere senza discussioni” Israele, nel giusto o nel torto. Questa è grosso modo la percezione da parte del lontano Occidente. Questo pregiudizio porta a reazioni diverse. C’è chi tra noi non se ne fa un cruccio, e non teme di ribadire pubblicamente il proprio legame con il nostro piccolo miracolo, lo Stato ebraico. E chi invece, per varie e soggettive ragioni, prende apertamente le distanze dalle azioni del “governo di Gerusalemme” o addirittura si proclama difensore dei “diritti” degli arabi che oggi si definiscono palestinesi, non importa in quale contesto. Ma un bel giorno, l’idea che il conflitto sia una “colpa” da attribuire unicamente a Israele viene cancellata da un singolo atto – uguale a migliaia di altri – che coinvolge un inerme turista arrivato dall’Italia senza motivazioni politiche, in un senso o nell’altro. Un italiano ucciso così, gratis, per puro odio. Per una volta, la verità emerge senza mediazioni, mostrando la qualità delle parole di chi detesta Israele in quanto tale. Per una volta, l’affermazione di Goebbels, che diceva di mentire, perché a furia di mentire la bugie sarebbero state percepite come verità, si è trasformata in un boomerang. La menzogna è diventata trasparente ed è rimasta quella che è sempre stata: menzogna. Alla faccia di Grillo.