di Nathan Greppi
Ci sono persone che, dopo aver subito un’esperienza traumatica, sono costrette a portarne il peso in silenzio per anni, finché non arriva il momento di farci i conti. È questo il caso della giovane protagonista del romanzo storico Vicolo Sant’Andrea 9, scritto da Manuela Faccon e ispirato a fatti realmente accaduti che hanno coinvolto la famiglia dell’autrice.
Le vicende iniziali si svolgono a Padova, città natale della Faccon, nel dicembre 1943: Teresa è una ragazza di 16 anni che lavora per una famiglia ebraica nel ghetto, i Levi, che l’ha accolta come una figlia quand’era bambina e le ha dato un’istruzione. Un giorno, dopo aver ricevuto il suo primo bacio da un ragazzo che le piace, passa dall’euforia alla disperazione dopo che i Levi finiscono in una retata e vengono deportati. Poco prima, la signora Levi fa in tempo ad affidarle il loro neonato, Amos, affinché se ne prenda cura.
Per un certo periodo riesce ad accudire il bambino: tuttavia, a un certo punto qualcuno a conoscenza del segreto tradisce Teresa, che viene separata con la forza dal piccolo e rinchiusa in un manicomio.
La scena si sposta nel dicembre 1958: Teresa, che lavora come portinaia in un palazzo nel Vicolo Sant’Andrea di Padova, è appena stata licenziata. Chiedendosi ancora che fine abbia fatto il piccolo Amos, e se è ancora vivo, decide di onorare la promessa fatta anni prima, mettendosi alla sua ricerca per chiudere definitivamente i conti con il proprio passato.
Temi cardine del romanzo sono la lealtà e i sacrifici che spesso vanno fatti per rimanere leali a qualcuno a cui si tiene e preservare la propria dignità. Altrettanto importante è il flusso di coscienza tramite il quale comprendiamo i vari stati d’animo di Teresa: la gioia per il primo bacio e l’angoscia per la responsabilità affidatale vengono illustrate in modo tale da essere quasi palpabili. Inizialmente desiderosa di sposare il ragazzo che le piace e dargli dei figli, dopo la situazione disperata in cui si ritroverà immersa rimarrà nubile, con tutti i problemi che ciò poteva comportare nella società italiana dell’epoca.
Per quanto riguarda invece il contesto storico e la descrizione delle tradizioni ebraiche, il libro presenta invece diverse incongruenze e imprecisioni. Una storia da leggere più come romanzo di formazione, mentre sul piano storico va presa con le pinze.
Manuela Faccon, Vicolo Sant’Andrea 9, Feltrinelli, pp. 288, 18,00 euro.