di Francesco Paolo La Bionda
L’Autorità Palestinese ha dichiarato ai suoi donatori esteri una spesa molto più alta per i salari degli insegnanti impiegati nelle sue scuole, per pagare i quali riceve ingenti aiuti finanziari, rispetto a quelli riportati a bilancio, secondo l’istituto di ricerca israeliano Palestinian Media Watch.
L’Unione Europea assieme a Svizzera e Norvegia ha fornito oltre 14 miliardi di euro di aiuti ai palestinesi negli ultimi quindici anni e per il 2023 ha finalizzato un nuovo pacchetto di aiuti da 296 milioni di euro, di cui 114,2 milioni, secondo quanto dichiarato, serviranno a sostenere l’Autorità Palestinese nel pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici, degli assegni sociali alle famiglie vulnerabili e dei ricoveri negli ospedali di Gerusalemme Est. (Nella foto Mahmoud Abbas con Federica Mogherini, ex alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza).
Secondo i calcoli effettuati da PMW tuttavia, nel 2022 l’organismo guidato da Mahmoud Abbas ha messo a bilancio una spesa di oltre 8 miliardi di sicli, pari a oltre 2 miliardi di euro, per il pagamento dei salari dei suoi dipendenti pubblici, mentre nel suo stesso rapporto sull’occupazione la somma era inferiore ai 7 miliardi, facendo così emergere una discrepanza di oltre 1 miliardo, pari a oltre 300.000 euro, di cui si sono perse le tracce.
Sebbene l’Autorità Palestinese sia tenuta dal 2008, come parte di un accordo per ricevere finanziamenti dalla Banca Mondiale, a pubblicare una serie di documenti finanziari, tra cui il bilancio annuale e i rapporti mensili sull’andamento del bilancio, appare evidente che l’Unione Europa non stia prestando la dovuta attenzione alle incongruenze e alla mancanza di trasparenza del processo.
La corruzione è un problema dilagante all’interno dell’Autorità Palestinese, tanto che il 60% degli stessi palestinesi, secondo una rilevazione del 2021, ritiene sia un fenomeno ormai grave.