di Avi Shalom
Alcuni ebrei in fuga in una Parigi invasa delle forze tedesche trovarono rifugio nel modesto appartamento di una famiglia di armeni, scampati a loro volta al primo genocidio del XX/o secolo. Quell’isola di sicurezza, sia pure precaria, si trovava nel rione Marais, dove ebrei ed armeni vivevano e lavoravano in buon vicinato. Là appunto abitavano gli Aznavourian – Micha il padre, Knar la madre – con due figli allora adolescenti: Aida e Charles, che in seguito avrebbe raggiunto celebrità mondiale come cantante e umanista. Ma che in tutte le biografie scritte su di lui finora ha sempre sorvolato sull’eroismo dei genitori.
Solo adesso – all’età di 92 anni – ha raccontato assieme alla sorella Aida Aznavour-Garvarenz al ricercatore israeliano Yair Oron come i genitori si prodigarono per strappare armeni ed ebrei in fuga ai nazisti. La loro testimonianza è stata raccolta in un libro dal titolo ‘Salvatori (Giusti) e Combattenti’ che è uscito in ebraico e che poi sarà tradotto in francese.
In uno scambio di messaggi di posta elettronica con un giornalista di Haaretz, Aznavour ha spiegato che l’intreccio delle tragedie di ebrei ed armeni non deve stupire. “Veniamo dal medesimo dolore e dalla stessa sofferenza. Se non ci fosse stato il genocidio degli armeni negli anni 1915-18 non sarebbe stato possibile lo sterminio degli ebrei nella Shoah”.
Dopo aver perso in Armenia gran parte dei loro familiari diretti, gli Aznavourian avevano aperto una nuova pagina a Parigi. Con l’invasione tedesca non temettero per la propria incolumità perché, fu loro spiegato, agli occhi dei tedeschi gli armeni erano ariani. Ma a causa delle loro biografie personali non rimasero insensibili nel vedere ebrei e militanti armeni antifascisti costretti alla clandestinità. Con grande coraggio furono in grado di procurare loro documenti falsi e anche quando possibile offrire ospitalità nel loro appartamento, che aveva solo tre stanze. In un certo momento in casa c’erano fino a undici ricercati, consci peraltro del rischio della presenza di una vicina che ogni tanto faceva visita e che aveva reputazione di essere una ammiratrice di Hitler.
A Haaretz Aznavour ha detto di non essere mai riuscito a sapere, dopo la guerra, se gli ebrei ospitati dai genitori si fossero salvati. Dopo un concerto a New York uno spettatore gli si avvicinò e gli parlò brevemente di un cugino “salvato dai suoi genitori”, ma senza fornire ulteriori dettagli. “Sono molto fiero della nostra vicenda familiare, – ha detto Aznavour al giornale – della nobiltà e della bellezza umana di quei salvataggi. Non c’è niente che mi rende più felice del fatto che i miei cari genitori abbiano salvato esseri umani”.
Ha aggiunto tuttavia di avere una amarezza: “Mi duole molto – ha precisato – che Israele non abbia riconosciuto il genocidio degli armeni, visto che quello fu il modello a cui i nazisti ricorsero per compiere il genocidio degli ebrei”.