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Indice
- Introduzione
- Lettera n. 1: l’eredità più importante
- Lettera n. 2: il prezzo delle cose e il valore delle cose
- Lettera n. 3: essere un genitore ebreo
- Lettera n. 4: l’educazione ebraica
- Lettera n. 5: essere Ebrei
- Lettera n. 6: la saggezza ebraica
- Lettera n. 7: vivere ebraicamente
- Lettera n. 8: la fede
- Lettera n. 9: una benedizione sulla vita
- Lettera n. 10: trovare la felicità
Lettera n. 10: trovare la felicità
Sara, David,
non tutto ciò che accadrà nell’anno che inizia sarà sotto il nostro controllo. Non è mai così. “A Rosh Hashanà viene scritto, e a Yom Kippur viene sigillato…” Il libro viene scritto ora, ma non possiamo leggerlo in anticipo. Persino nel ventunesimo secolo, in cui gli uomini hanno decodificato il genoma e hanno fotografato la nascita delle galassie, vi è una cosa che nemmeno il più grande Nobel per la scienza sa: che cosa accadrà domani. Viviamo nell’incertezza. Tale è la condizione umana, e sarà sempre tale.
Ma ciò che conta sarà sotto il nostro controllo. Come agiremo e come reagiremo? Ci comporteremo con onore, in armonia, con generosità? Aiuteremo gli altri? Faremo sacrifici in nome dei nostri ideali? Vivremo per qualcosa di più grande del nostro ego? Onoreremo, loderemo, rispetteremo, ammireremo? Daremo ospitalità a chi è solo, conforto a chi è in lutto e sostegno a chi è in difficoltà? Dedicheremo tempo alla nostra famiglia? Daremo alla nostra anima lo spazio per respirare? Ameremo e ringrazieremo Dio? Miglioreremo la vita delle altre persone?
Ci sono domande che dovremmo porci a Yom Kippur. La nostra felicità non dipende da ciò che ci accade, ma dipende da come reagiamo a ciò che ci accade. Quindi, in questa mia ultima lettera prima di Yom Kippur, permettetemi di condividere con voi dieci segreti che ho imparato dall’ebraismo. Vi porteranno la felicità, qualunque cosa il destino abbia in serbo per voi per l’anno prossimo.
- Ringraziate. Una volta al giorno, all’inizio delle preghiere del mattino, ringraziate D-o per tutto ciò che vi ha dato. Questo, da solo, già vi porterà a metà strada per la felicità. Abbiamo già la maggior parte degli ingredienti per una vita felice. E’ solo che abbiamo la tendenza di darlo per scontato, concentrandoci invece sui nostri desideri non realizzati. Ringraziare durante la preghiere concentra la nostra attenzione sul bene e ci aiuta a mantenere il senso delle proporzioni riguardo al resto. E’ meglio che fare shopping – ed è anche più economico!
- Lodate. Trovate qualcuno che sta agendo nel modo giusto e diteglielo. La maggior parte delle persone, per la maggior parte del tempo, non viene apprezzata. Venire riconosciuti, ringraziati e ricevere le congratulazioni da qualcun altro può dare più forza di ogni altra cosa. Perciò, non aspettate che altri lo facciano per voi: fatelo voi per qualcun altro. Renderete la loro giornata positiva, e contribuirà a rendere positiva anche la vostra. Alenu leshabeach significa “Sta a noi lodare”
- Trascorrete un po’ di tempo con la vostra famiglia. Osservate Shabbat, in modo che, almeno una volta alla settimana, abbiate l’occasione per sedervi insieme a tavola senza distrazioni – senza televisione, senza telefono, senza e-mail – stando semplicemente insieme, parlando insieme, godendo della compagnia reciproca. I matrimoni e le famiglie felici hanno bisogno che venga dedicato loro del tempo.
- Scoprite il significato. Datevi un pò di tempo, ogni tanto, per farvi le domande di Yom Kippur: “Perché sono qui? Che cosa spero di ottenere? Come posso utilizzare al meglio le mie capacità? Che cosa mi auguro che si dirà di me quando non ci sarò più?” Trovare il significato è essenziale per avere una vita appagata – e come si fa a trovarlo se non lo si cerca mai? Se non sappiamo dove vogliamo essere, non ci arriveremo mai, per quanto veloce corriamo.
- Vivete i vostri valori. Molti di noi credono in alti ideali, ma agiscono seguendoli soltanto occasionalmente. La cosa migliore da fare è instaurare abitudini che ci conducano a mettere in pratica questi ideali quotidianamente. Ecco che cosa sono le mitzvot: ideali in azione, costantemente attuati.
- Perdonate. Si tratta dell’equivalente emotivo di perdere il peso eccessivo. La vita è troppo breve per serbare rancore o cercare la vendetta. Perdonare qualcuno fa bene a lui, ma fa ancora meglio a voi. Il male è accaduto. Non migliorerà se ci rimuginiamo sopra. Passiamo oltre. Muoviamoci.
- Continuate a crescere. Non rimanete fermi, specialmente nella vita spirituale. Il modo ebraico di cambiare il mondo è iniziare da noi stessi. Una volta, Anna Frank scrisse: “E’ meraviglioso che nessuno abbia bisogno di attendere un solo istante prima di iniziare a migliorare il mondo”.
- Imparate ad ascoltare. Spesso, in una conversazione, trascorriamo la metà del tempo a pensare a che cosa vogliamo dire dopo, invece di fare attenzione a che cosa sta dicendo il nostro interlocutore. Ascoltare è uno dei doni più grandi che possiamo fare al prossimo. Significa che siamo aperti a lui, che lo prendiamo sul serio, che accettiamo con grazia il loro tributo di parole. La parola chiave dell’ebraismo è Shemà, che significa semplicemente “Ascolta”.
- Create momenti di silenzio nell’anima. Liberatevi, anche soltanto cinque minuti al giorno, della tirannia della tecnologia, del cellulare, del computer portatile e di tutti gli altri invasori elettronici. Ricordate che Dio è in ogni respiro che facciamo. Inspirate l’inebriante aria dell’esistenza, e sentite la gioia di essere.
- Trasformate la sofferenza. Quando vi accadono cose negative, usatele per sensibilizzarvi al dolore degli altri. Le persone che sono sopravvissute alle tragedie e, di conseguenza, sono diventate più forti, non si sono chieste: “Chi mi ha fatto questo?”. Si sono chieste: “Che cosa ho imparato a fare che non avrei potuto fare prima?”. Non hanno maledetto le tenebre, ma hanno acceso una candela. Si sono rifiutate di diventare vittime delle circostanze, diventando, invece, agenti di speranza.
La vita è troppo colma di benedizioni per perdere tempo e attenzione con sostituti artificiali. Vivete, date, perdonate, celebrate e lodate: è ancora il modo migliore di fare una benedizione sulla vita, trasformandola in tal modo in una benedizione.
Sara, David, nostri amati figli: non saprete mai quante benedizioni avete portato a vostra madre e a me. Il meglio che possiamo fare per voi è pregare che Dio vi aiuti a essere una benedizione per gli altri. Migliorate più che potete, siate ambasciatori dell’ebraismo e del popolo ebraico, usate ogni giorno per fare qualcosa che vi impegni, e non abbiate mai timore di imparare e di crescere.
Vi vogliamo bene. Che Dio scriva voi e i vostri figli nel Libro della Vita.