Est- ovest, nord- sud, oriente e occidente, Europa orientale e Africa del nord, sefarditi e ashkenaziti … mondi agli antipodi fra loro ma che alcune persone hanno attraversato e vissuto in lungo in largo, realmente e idealmente, riuscendo alla fine a farli convivere in loro e a dar vita ad un originale miscela di tradizioni e culture. E’ accaduto per esempio a Isacco Papo, vissuto fra l’Italia e la Spagna lungo tutto il Novecento, ma immerso in un contesto famigliare e culturale ancorato a quello dei sefarditi dell’Impero ottomano . Lo stesso è accaduto a Dova Cahan, nata nella fredda Romania comunista, nel 1947, e subito sbalzata, a pochi mesi, al cocente sole dell’Eritrea dove è vissuta per vent’anni prima di emigrare in Israele. Isacco Papo e Dova Cahan hanno raccontato le loro esperienze a cavallo dei secoli e delle culture, in due libri di recente uscita che verranno presentati a Milano questa settimana.
In “Il tramonto di una civiltà. Un ebreo sefardita fra Oriente e Occidente” (Belforte editori, 2013), Isacco Papo, nato a Milano nel 1926 da una famiglia di origine turca, di Smirne, ripercorre gli anni dell’infanzia milanese sotto il fascismo, nella scuola di via Eupili, fino alla decisione nel 1942 di emigrare in Spagna, a Barcellona, dove intraprende gli studi universitari in medicina. Le vicende personali si intrecciano però al racconto delle passate generazioni, nel quale l’autore cerca di delineare anche il variegato panorama psicologico della sua società di origine, nella quale fondamentalmente si riconosce. Se dunque il filo conduttore dell’intero libro è costituito dalle vicissitudini familiari dell’autore, la trama si snoda attraverso il racconto del lento crepuscolo una civiltà secolare e multietnica come quella dell’Impero ottomano, e degli ebrei sefarditi dell’impero ottomano in cui per molto tempo sono riusciti a convivere e a coesistere tradizione e modernità.
Isacco Papo, che da diversi anni ormai si dedica allo studio e alla memoria della cultura sefardita in Italia e in Europa, presenta il suo libro mercoledì 13 novembre alla Libreria Claudiana di via Francesco Sforza 12 (ore 18.00), insieme alla storica Liliana Picciotto.
Dova Cahn invece racconta la sua vita a cavallo fra due mondi, a partire dalla figura del padre, il sionista romeno, Herscu Saim Cahan (1912-1974).
Il libro, “Un Askenazita tra Romania ed Eritrea” (GDS, 2010) , e il breve documentario “Viaggio Sionista tra Romania ed Eritrea” girato dalla stessa Cahan, narrano innanzitutto la storia di Herscu Saim Cahan e della sua famiglia negli anni passati in Romania dal 1912 al 1948; nella seconda parte affrontano invece il racconto della vita ad Asmara, in Eritrea, ancora imbevuta di “italianità”.
Dova Cahan, nata a Bucarest nel 1947, trascorre tutti i suoi primi vent’anni all’Asmara . Nel 1967, con la Guerra dei Sei Giorni, decide di emigrare in Israele per proseguire i suoi studi e soprattutto realizzare l’ideale sionista del padre. L’infanzia e l’adolescenza trascorse a l’Asmara, tuttavia hanno lasciato nella Cahan un impronta profondissima, che tutt’oggi, a distanza di quasi 60 anni, è rimasta inalterata, come inalterato del resto, spiega la Cahan, è rimasto il legame con il paese dei natali, la Romania, e con l’Italia, nella cui lingua e cultura è vissuta e cresciuta.
Dova Cahan presenta il libro e il breve documentario nell’incontro organizzato per giovedì 14 novembre (ore 18.00) presso la Biblioteca romena, Via Trebbia 33 (cit. 66) in Porta Romana, nell’ambito dell’iniziativa Caffe Letterario, il progetto di scambio interculturale avviato dal Centro Culturale Italo Romeno insieme alla casa editrice Rediviva.