di Roberto Zadik
Che fine hanno fatto i tre giovani israeliani spariti a Hebron giovedì sera? Da tre giorni il grave episodio sta creando un’eco notevole su social network e media italiani e internazionali, mentre la polizia israeliana sta svolgendo controlli senza sosta alla ricerca dei tre giovani e dei possibili responsabili.
L’eco di un probabile rapimento si sta radicando sempre di più e i volti indifesi di Eyal Yifrah, 19 anni, Gil Ad Shayer, 16enne e del coetaneo Naftali Yakov Frenkel hanno fatto il giro del mondo. Secondo le agenzie giornalistiche, i tre sono stati visti salire su una macchina con targa israeliana dopo aver deciso di tornare a casa facendo l’autostop. Da lì la sparizione e il successivo ritrovamento dell’auto bruciata vicino alla zona del rapimento, in Cisgiordania.
Per ora l’unica rivendicazione, ancora al vaglio degli inquirenti, è quella della cellula terroristica, di fatto sconosciuta, “Dawlat al Islam”. Mentre sui media palestinesi non mancano le vignette e i commenti entusiastici sull’episodio.
Procedono intanto i controlli della polizia con l’arresto di 80 palestinesi, fra i quali ci sarebbero anche due parlamentari palestinesi.
Le reazioni
Immediatamente, per iniziativa dell’Università di Haifa, è partita su internet la campagna “BringBackOurBoys” (ridateci i nostri ragazzi), che su Twitter (#bringbackourboys) in soli tre giorni ha totalizzato 2.800 tweets, mentre su Facebook la pagina BringBackOurBoys aggiorna in tempo reale sulla vicenda e i suoi sviluppi.
Il titolo dell’iniziativa è un chiaro riferimento a un’iniziativa analoga “Bring Back Out Girls” che intendeva risvegliare gli animi riguardo al rapimento di 230 ragazze nigeriane da parte del gruppo terroristico di Boko Haram in Nigeria.
In Israele grande sconcerto e tensione circolano sia fra la gente che a livello politico. Il premier Benjamin Netanyahu ha subito attaccato Hamas e Abu Mazen, incolpando quest’ultimo per il fatto che l’episodio sia accaduto in territori dell’Autorità nazionale palestinese. Dal canto suo, Hamas ha subito negato il suo coinvolgimento e il suo portavoce, Sami Abu Zuhri ha ribadito seccamente “è una stupidata”.
A negare questa replica, il segretario di Stato americano, John Kerry che ha ribadito che “la posizione americana verso Hamas non è cambiata, essa resta un’organizzazione terroristica e molti indizi portano a un suo coinvolgimento nel rapimento dei tre ragazzi”. Condanna del fatto e solidarietà alle famiglie anche dal Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon.
Anche in Italia numerose sono state le reazioni. “La Comunità Ebraica di Milano esprime solidarietà allo Stato di Israele per il rapimento dei tre ragazzi e spera vivamente in una rapida conclusione di questo tragico fatto – ha dichiarato il presidente della Comunità Ebraica di Milano Walker Meghnagi -. Episodi come questi sono un duro ostacolo per la pace».
Sull’episodio si è espresso anche il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna: “Le ultime notizie che ci arrivano da Israele, con il rapimento di tre studenti da parte di integralisti islamici, trasmettono – ha detto Gattegna – profonda inquietudine e il riaffacciarsi di dolori e preoccupazioni che spesso hanno attraversato questi anni difficili per il Medio Oriente”. «Dopo essere stati convocati dal papa e aver pregato tutti insieme per la pace, dopo aver invocato una benedizione speciale per una regione martoriata e complessa, è il momento – ha spiegato Gattegna – di ritrovarci ancora una volta uniti nell’azione pretendendo, dai governi e dalle diplomazie coinvolte nel negoziato, un impegno coerente e realmente fattivo». «Lo stesso impegno e le stesse parole di ferma condanna che ci aspettiamo da tutti i protagonisti di quell’incontro. A partire da Abu Mazen, dal quale ci si attendono – ha concluso – segni di una effettiva leadership capace di conciliare le dichiarazioni di anelito di pace con i fatti concreti».
Mentre il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici ha rivolto una “nota al presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché la voce dell’Italia possa pesare nello sforzo internazionale”. Pacifici si è rivolto anche al Vaticano chiedendo a Papa Francesco di pronunciarsi in merito e nel Tempio Centrale della capitale il Rabbino Di Segni ha organizzato domenica sera una veglia di preghiera per la liberazione dei tre adolescenti. “E’ sotto gli occhi di tutti” ha proseguito Pacifici che “ad ogni sforzo di riconciliazione che possa portare alla pace, la risposta degli spacciatori di odio è il sabotaggio di ogni sforzo di mediazione politica”.
Sostegno anche dal governo italiano con la ministra degli Esteri, Federica Mogherini che ha comunicato la sua “preoccupazione” riguardo a quanto accaduto in Cisgiordania. Striscioni a San Pietro inneggianti la richiesta a Papa Francesco “Aiutaci a liberare i ragazzi rapiti in Israele” da parte di un gruppo di ebrei romani: tra i partecipanti anche due consigliere Ucei come Noemi Disegni e Silvia Mosseri.
Resta dunque alta la tensione nello Stato ebraico nel timore che il rapimento possa degenerare in possibili scontri e ritorsioni.