In Israele cresce la paura per l’antisemitismo in Europa

Israele

49986_detail_knesset jewish communities in europeNon c’è giorno che i media israeliani non riportino una notizia su una manifestazione anti-israeliana in Europa, culminata poi in scontri antisemiti. E anche parlando con gli amici israeliani, capita che alcuni dicano che in Europa non ci vogliono venire in vacanza: “Non potrei parlare in ebraico con i miei figli per paura di attacchi”.
La paura per l’antisemitismo in Europa, insomma, cresce anche in Israele, dove le continue aliot dalla Francia non fanno che confermare un trend antisemita in rapidissima ascesa.

L’antisemitismo d’Europa sbarca alla Knesset
E’ dunque in questo quadro che si inserisce la riunione di emergenza tenutasi lunedì alla Knesset sul tema della “crescente ondata di manifestazioni antisemite e anti-israeliane in Europa”, a cui sono intervenuti alcuni rappresentanti delle comunità ebraiche della diaspora, fra cui Francia, Grecia, Ungheria, Belgio, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Austria, Germania e Italia.

Al centro dell’ incontro -voluto dal Comitato per la Diaspora della Knesset con la cooperazione dell’Israeli Jewish Congress – la crescita dell’antisemitismo dall’inizio dell’operazione Barriera di protezione, l’8 luglio.

“Fin dai tempi della Shoah non abbiamo mai visto una situazione grave come quella attuale – ha dichiarato Vladimir Sloutzker, capo dell’Israeli-Jewish Congress – stiamo potenzialmente per assistere a un nuovo Olocausto oggi. perché questi eventi cresceranno sempre di più in tutta Europa”.

Nathan Norman Gelbart, capo del Keren Hayesod in Germania, ha spiegato come la comunità ebraica tedesca “abbia paura perché queste cose non accadevano dal 1933”, impressionando anche i membri della Knesset quando ha urlato slogan antisemiti oggi sempre più frequenti. “Queste persone urlano questi slogan marciando nel centro di Berlino, di fronte alla polizia – ha continuato -. Ma perché la polizia non prende gli estremi di queste persone che urlano “morte agli ebrei” in modo così aggressivo?”.

E anche in altri Paesi, nonostante i governi condannino espressamente l’antisemitismo, durante le recenti manifestazioni contro Israele si è assistito a una passività delle istituzioni, come rispetto della libertà di espressione.

L’esponente danese Jasper vehr ha ad esempio spiegato come “certamente alcune manifestazioni sono deprecabili e intollerabili, ma la Danimarca è una società che difende il diritto delle persone ad avere una posizione critica nei confronti dell’operazione israeliana a Gaza”. Una posizione, questa, che non è piaciuta molto ad alcuni parlamentari israeliani, molto preoccupati invece dalla violenza di quetsi episodi. “E’ inacettabile che nel 2014 un ebreo debba nascondere i propri simboli prima di andare nelle strade in Europa – ha dichiarato Yoav Bentsur -. Se non ci pensate ora, sarà presto troppo tardi”.

“Nonostante io veda nella stampa olandese un’informazione più bilanciata rispetto all’operazione Piombo Fuso del 2009, nei Paesi Bassi noi ebrei siamo molto coscienti che non è questione di se accadrà qualcosa, ma quando“, ha dichiarato l’esponente olandese Esterh Voet.

L’appello dello Yad Vashem
E mentre alla Knesset cresce la preoccupazione per l’antisemitismo in Europa – anche grazie a questo evento -, lo Yad Vashem lancia un allarme sull’abuso della terminologia legata all’Olocausto nelle manifestaizoni legate alla guerra a gaza. “La violenza verbale e fisica contro gli ebrei come reazione agli eventi a Gaza è antisemitismo – ha dichiarato il memoriale in una nota -. Questa violenza sta asusmendo varie espressioni, dagli attacchi alle sinagoghe in Francia e quelli fisici agli ebrei, a slogan come “ebrei nelle camere a gas” in Germania, all’uso delle svastiche nelle dimostrazioni anti-Israele, e caricature antisemite sui giornali e sui social media. Utilizzare i termini dell’Olocausto, dissacra la memoria dell’Olocausto”.

Da qui l’appello del presidente dello Yad Vashem Avner Shalev ai governi, e in particolare a quelli europei, di “prendere provvedimenti immediati, utilizzando gli strumenti legali e morali per proteggere gli ebrei nei loro Paesi e combattere le espressioni di antisemitismo”.