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Solo due settimane fa, durante il viaggio in Terra Santa, papa Francesco aveva invitato ufficialmente “a casa sua” Shimon Peres e Abu Mazen. Oggi, 8 giugno, la storica visita dei due presidenti, israeliano e palestinese, in Vaticano, accanto a papa Bergoglio e al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo per una preghiera comune in nome della pace in Medio Oriente. Un appuntamento interreligioso assolutamente inedito nella storia delle religioni, che giustamente viene definito dai media di tutto il mondo ‘storico’. Curioso, poi, è che in vista di questo appuntamento, la Santa Sede aveva invitato tutti a unirsi alla preghiera, lanciando su Twitter l’hashtag #weprayforpeace”.
L’incontro si è svolto in tre tempi, ognuno dei quali dedicato alla preghiera da parte di una delle tre comunità religiose, in ordine cronologico: Ebraica, Cristiana, Musulmana. Ogni tempo è stato a sua volta suddiviso in tre parti. La prima ha previsto un’espressione di lode a Dio per il dono della creazione, e per averci creato membri di una sola famiglia umana. La seconda una richiesta di perdono per aver mancato di comportarci come fratelli e sorelle; e per i peccati contro Dio e contro il nostro prossimo. Nella terza parte è stata elevata un’invocazione a Dio affinché conceda il dono della pace in Terra Santa e renda tutti capaci di essere costruttori di pace. I due leader religiosi e i due presidenti hanno piantato infine un ulivo nei Giardini Vaticani.
Papa Francesco: “Per fare la pace ci vuole coraggio”
“Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide”, ha detto poi il pontefice ai suoi ospiti a conclusione della cerimonia. “Per fare la pace – ha aggiunto – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra”, ha detto il Papa. “Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”.
Peres: “Continueremo a lottare per la pace”
E’ una preghiera tutta incentrata sulla pace e sugli sforzi per raggiungerla quella pronunciata da Shimon Peres nei Giardini Vaticani. “Queste due nazioni – israeliana e palestinese – soffrono per l’assenza di pace: le lacrime delle madri per i loro figli sono ancora oggi terribili – ha dichiarato il presidente israeliano -. Dobbiamo porre fine al dolore, alla violenza, al conflitto. Tutti abbiamo bisogno di pace: pace fra uguali”. “La pace non arriva facilmente – ha aggiunto -. Dobbiamo lavorare con tutta la nostra forza per raggiungerla, e rapidamente. Anche se ciò comporta sacrifici o compromessi. I palestinesi sono i nostri vicini. Preghiamo affinché potremo presto vivere nel reciproco rispetto e nel buon vicinato. E anche se la pace sembra distante, dobbiamo cercare di portarla più vicina. E se la cerchiamo con determinazione e con fede, la otterremo. Ed essa durerà fra tutti noi, come scrisse Isaia: ‘Trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in arnesi per potare. Una nazione non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra’”.
Al termine della preghiera Shimon Peres lo ha definito un “invito eccezionale”. “Durante la Sua storica visita alla Terra Santa – ha detto al Papa – Lei ci ha toccato con il calore del Suo cuore, la sincerità delle Sue intenzioni, la Sua modestia, la Sua gentilezza. Lei ha toccato i cuori della gente – indipendentemente dalla sua fede e nazionalità. Lei si è presentato come un costruttore di ponti di fratellanza e di pace. Noi tutti abbiamo bisogno dell’ispirazione che accompagna il suo carattere e il suo cammino. Grazie”. “Quando ero ragazzo, a 9 anni, mi ricordo la guerra, mai più mai più!”, ha poi aggiunto il presidente israeliano.
Abu Mazen: “Salva la nostra Gerusalemme”
Dopo Shimon Peres, è stata la volta della preghiera del leader palestinese, che ha dichiarato: “Pace e riconciliazione, O Signore, sono il nostro obiettivo. Siamo qui disposti alla pace. Rendi stabili i nostri passi e corona i nostri sforzi con successo”. Abbas ha poi ringraziato il papa per la su visita in Medio oriente, “una sincera espressione della tua fede nella pace e un vero tentativo di raggiungere la pace fra israeliani e palestinesi”.
Abu Mazen ha poi invocato il Signore “salva la nostra benedetta Gerusalemme” e pregato per “la libertà nel nostro Stato sovrano e indipendente”. “Oh Signore del paradiso e della terra, accetta la mia preghiera per la realizzazione della verità, della pace e della giustizia nel mio Paese di Palestina, nella regione e nel mondo tutto”.
Resteranno indelebili nella memoria e nella storia le immagini degli abbracci di oggi in Vaticano tra i due presidenti tra loro e con il Papa.
L’incontro con Napolitano
Intanto lunedì 9 giugno l’atteso incontro fra Shimon Peres e Giorgio Napolitano, nel quale il presidente israeliano conferirà a Napolitano la più alta onorificenza dispensata dalla Presidenza della repubblica israeliana, l’”Itur Nesi Medinat Israel”, la Medaglia della distinzione che lo Stato di Israele come supremo riconoscimento, fino ad oggi è stata consegnata solo a 18 rappresentanti nel mondo della politica e della cultura distinti per il bene che hanno compiuto a favore di Israele e del mondo, fra cui Angela Merkel ed Elie Wiesel. Dopo l’incontro con Napolitano Peres vedrà il presidente del Senato, Pietro Grasso, e il Ministro degli esteri Federica Mogherini per discutere dei cambiamenti in medio Oriente e rafforzare le relazioni fra Italia e Israele.