Alberto Nisman, il procuratore argentino che stava indagando sui bombardamenti al centro ebraico AMIA a Buenos Aires del 1994, è stato vittima di un assassinio. Lo ha confermato giovedì 25 febbraio il procuratore generale per i ricorsi penali Ricardo Sáenz.
I media in Argentina hanno riferito che questa è la prima volta che una fonte ufficiale ha confermato che l’avvocato ebreo, trovato ucciso da uno sparo alla testa nel suo appartamento nel gennaio 2015, è stato effettivamente ucciso. Sáenz ha detto che “non ci sono più dubbi” su questo fatto.
Secondo le dichiarazioni del tribunale di Sáenz, nessun residuo di polvere da sparo è stata trovata sulle mani di Nisman, dimostrando che non aveva l’arma in mano, e quindi escludendo il verdetto precedente di suicidio. Inoltre, Sáenz ha presentato la prova che il corpo di Nisman è stato spostato dopo la sua morte. “L’evidenza mostra che sono stati fatti sulla scena del crimine grandi cambiamenti“, ha detto.
Il corpo di Nisman era stato trovato nel suo appartamento il 19 gennaio 2015, alcuni giorni dopo aver ribadito la sua tesi che l’allora presidente Cristina Fernandez de Kircher aveva aperto un canale di ritorno segreto a un gruppo di iraniani sospettati di avere messo la bomba che ha ucciso 85 persone al centro ebraico AMIA a Buenos Aires.
Il giorno dopo la sua morte, una autopsia preliminare aveva stabilito che Nisman era stato trovato con una ferita di proiettile sul lato destro della testa, una pistola calibro .22 e un involucro accanto al suo corpo senza vita, nel bagno del suo appartamento bloccato. L’investigatore capo, Viviana Fein, aveva detto che le tracce di DNA trovate sulla pistola, le munizioni e su altri oggetti dalla scena erano “senza dubbio” di Nisman.
Tuttavia, la tempistica della sua morte – qualche ora prima che desse una testimonianza potenzialmente incendiaria al Congresso dell’Argentina sulla presidente – non è passata inosservata. Migliaia di argentini hanno marciato a Buenos Aires per chiedere risposte.
È interessante notare che, subito dopo la morte di Nisman, gli investigatori della polizia di Buenos Aires avevano trovato un’impronta digitale e una traccia di piede davanti a un ingresso secondario al suo appartamento, precedentemente sconosciuto alla polizia.
Il mese dopo la sua morte, la presidente Cristina Fernandez aveva addirittura suggerito che gli Stati Uniti e Israele facessero ingerenza negli affari del suo paese sudamericano.
Il mese scorso, gruppi per i diritti ebraici hanno organizzato eventi in diverse città argentine per celebrare il primo anniversario della morte di Nisman.
Alla luce di tutto ciò, viene spontaneo chiedersi se questa dichiarazione ufficiale, che dà per certo l’assassinio di Nisman, non sia uscita fuori solo ora che il governo della Kirchner è stato sostituito da quello di Mauricio Macri, che appena insediato aveva subito preso le distanze dalla politica filoiraniana del suo predecessore.