di Naomi Stern
Era il 15 febbraio 2015 quando Dan Uzan, 37 anni, nato da papà israeliano e mamma danese, da anni guardiano della sinagoga principale di Copenaghen, è stato assassinato con un colpo alla testa da un attentatore islamico. Dan stava presidiando il tempio in cui erano in corso le celebrazioni del Bat-Mitzvà di Hannah Bentov e, col suo sacrificio, ha evitato quella che sarebbe stata una probabile strage. Martedì gli è stato conferito il prestigioso titolo di “Danese dell’Anno” dai lettori del quotidiano Berlingske.
Il premio è stato consegnato dall’editore del giornale al papà di Dan, Sergio Mordechai Uzan. In sala erano presenti anche la mamma e la sorella di Dan che, emozionatissime, sono state accolte da molti applausi.
Il giornale aveva indetto un sondaggio pubblico candidando al titolo dieci uomini. Dan Uzan ha vinto con una maggioranza schiacciante. Alla cerimonia era presente anche il Primo Ministro Rasmussen, che lo ha definito un eroe. Ha poi aggiunto parole di ammirazione verso la famiglia del giovane uomo che, dopo l’assassinio, ha rilasciato dichiarazioni contro l’odio e contro il pregiudizio e non ha invocato la vendetta.
L’ambasciatore israeliano in Danimarca, Jesper Vahr, ha dichiarato: “E’ stata una scelta saggia e popolare. Dan si è distinto come un esempio di determinazione e spirito di sacrificio. Dobbiamo condannare il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni: esattamente quello che ha fatto senza esitazione Dan Uzan, un uomo che ha pagato il prezzo più alto.
“Il titolo di “Danese dell’anno” è solo un piccolo gesto di rispetto e di apprezzamento da parte dei cittadini danesi per la determinazione dimostrata da uno di loro”.
L’attentato di febbraio alla sinagoga
La comunità ebraica danese conta circa 7.000 iscritti, di cui 5.000 abitanti a Copenaghen.
Poche ore dopo il momento della tragedia, il capo della Comunità Ebraica locale Dan Rosenberg Asmussen aveva dichiarato: «Siamo ovviamente in stato di shock, uno dei nostri giovani membri è morto la notte scorsa. Sono scioccato. Tutti lo conoscevano. Ha lavorato come guardiano presso le sinagoghe e altri istituti ebraici in tutta la città per 20 anni», aveva spiegato Asmussen aggiungendo: «Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe successo nel caso in cui l’assassino fosse riuscito ad entrare all’interno del tempio dove erano presenti 80 persone».
Al funerale di Dan, diventato un vero eroe per la comunità ebraica danese, avevano partecipato l’allora primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt e l’attuale, Lars Løkke Rasmussen che era allora capo dell’opposizione.