di Ilaria Ester Ramazzotti
LIVORNO – Si è svolta domenica 11 gennaio a Livorno la cerimonia di inaugurazione di alcuni interventi di recupero architettonico al cimitero monumentale ebraico di Livorno, in via Ippolito Nievo 134. Si tratta del quarto cimitero ebraico sorto nella città toscana che, nel corso degli ultimi secoli, ha annoverato fra i suoi più illustri abitanti una attiva comunità ebraica e rabbini di chiara fama.
Il progetto, prima parte di un più ampio disegno, è stato promosso dalla Comunità Ebraica di Livorno, dal Comune di Livorno, dalla Fondazione Livorno e dal Ministero per i beni e le attività culturali, con la supervisione della Soprintendenza di Pisa.
Sono intervenuti all’inaugurazione, fra gli altri, il rabbino capo di Livorno Yair Didi, il presidente della Comunità Ebraica di Livorno Vittorio Mosseri con l’assessore alla cultura e al culto della Comunità Guido Servi e il consiglio della Comunità, il Sindaco di Livorno Filippo Nogarin e il vicesindaco della città Stella Sorgente, l’architetto coordinatore della Soprintendenza di Pisa Riccardo Lorenzi, il presidente della Fondazione Livorno Luciano Barsotti.
Le autorità civili e religiose presenti hanno altresì espresso la condanna agli atti di terrorismo accaduti nei giorni scorsi a Parigi, la solidarietà alle vittime e il sostegno ai valori democratici.
Il cimitero monumentale ebraico di Livorno fra storia e recupero
Il cimitero è stato aperto nel “1840 e utilizzato fino al 1900, quando è stato chiuso per mancanza di spazio e per la forte espansione dell’agglomerato urbano. Da allora è iniziato il suo lento degrado per i guasti del tempo e degli uomini, non ultimo il bombardamento del ’43, successivi atti vandalici e scorribande”, ha ricordato Vittorio Mosseri, presidente della Comunità Ebraica di Livorno.
“Oggi, con grande gioia la Comunità Ebraica presenta alla città i primi interventi di ripristino e restauro del cimitero monumentale e di catalogazione delle tombe più importanti. La Comunità Ebraica – ha aggiunto – si impegna a rendere e mantenere l’area fruibile al pubblico e la inserirà in un percorso di visite turistiche, coordinandosi con gli uffici degli enti territoriali e le associazioni di volontariato culturale”.
“Per attestare lo sforzo progettuale e organizzativo che ha portato a questi primi significativi risultati, la Comunità ha deciso di pubblicarne la documentazione nel volumetto Il Cimitero Ebraico Monumentale di Livorno. Beth ha-Chaim. Primi interventi di restauro e di catalogazione – ha proseguito Vittorio Mosseri -. Il volumetto è dedicato nella prima parte agli interventi tecnici di conservazione e restauro, nella seconda alla descrizione delle sepolture dei rabbini, formatisi nella Università Rabbinica di Livorno spesso famosi a livello internazionale, e di alcuni esponenti di famiglie famose in città”.
Le opere di recupero, come ha spiegato Riccardo Lorenzi della Soprintendenza, hanno in particolare riguardato l’ingresso sul vale Ippolito Nievo, il prezioso cancello in ferro e le mura di cinta lungo viale Nievo e via delle Sorgenti, oltre ad alcuni viali e sepolcri con iscrizioni epigrafiche, restaurate e catalogate. All’interno del sito, che si allarga per circa 16 mila metri quadri, si trovano viali alberati, cipressi secolari e piante di interesse botanico, tombe e monumenti edificati dal 1840 al 1900, molti dei quali di considerevole valore artistico. Fra le famiglie ebraiche livornesi qui sepolte ricordiamo i Montefiore, gli Attias, i Franco, i Modigliani, i Rosselli, i Racah, ma anche ventisette rabbini e maestri dell’ebraismo, fra cui Elia Benamozegh.
“Spesso ricevo richieste da parte di rabbini, maestri e professori di poter visitare il cimitero monumentale, per motivi di studio o per pregare sulle tombe dei maestri – ha riferito rav Yair Didi, rabbino capo di Livorno -. Fino a oggi non è stato semplice aderire alle richieste, ma adesso questo cimitero sarà visitabile come molti altri cimiteri monumentali del mondo. A Livorno c’è una preghiera particolare per i maestri sepolti nei nostri cimiteri, che si ripete due volte all’anno nei giorni più solenni, Rosh Ha Shanà e Kippur, riportata nel libro Marpe lanefesh, edito da Salomone Belforte nel 1856 – ha aggiunto il rabbino-. Il nostro cimitero infatti accoglie le spoglie di molti maestri vissuti a Livorno nel diciannovesimo secolo”.
Proprio recitando i versi di questa preghiera, che gli ebrei livornesi tradizionalmente dedicano ai maestri defunti, sono stati ricordate le vittime degli atti terroristici della scorsa settimana nella capitale francese, ma anche tutti i sepolti nel cimitero.
Il cimitero ebraico e la città di Livorno
Filippo Nogarin, Sindaco di Livorno, ha dichiarato: “Il Comune di Livorno è lieto di aver contribuito a finanziare i rilevanti lavori adesso completati dalla Comunità Ebraica, nella consapevolezza che la conservazione del cimitero costituisca, da un lato, un importante passo avanti verso una sempre più compiuta conoscenza della storia delle nazioni estere da secoli presenti a Livorno, dall’altro uno dei numerosi strumenti con cui mai dobbiamo dimenticare di alimentare questo codice genetico della città, da sempre orientata al multiculturalismo e all’integrazione”.
Per Luciano Barsotti, presidente della Fondazione Livorno, “la presenza in città di numerose comunità straniere ha determinato l’apertura di spazi cimiteriali dedicati alle diverse nazioni e confessioni religiose, ormai diventati luoghi della memoria per antonomasia, che grazie ai valori ambientali e vegetali, oggetto di cure particolari, sono stati tramandati come giardini’, veri e propri parchi nei quali le lapidi e i sepolcri vengono immersi in un ambiente pervaso dalla natura, apparendo come orti botanici da conservare e custodire”, e fra questi si inserisce di certo “il tesoro incastonato sul viale Ippolito Nievo, l’ottocentesco cimitero ebraico dove è racchiusa la storia dell’ebraismo labronico, uno dei più importanti del Paese”.
“Non si sa, tra le decine e decine di migliaia di persone che vi sfrecciano davanti veloci con le proprie automobili, quanti siano a conoscenza di cosa si trovi dietro quel lungo tratto di muro che costeggia la vecchia via Aurelia proprio appena si entra nel centro storico di Livorno – ha scritto Riccardo Lorenzi della Soprintendenza di Pisa -. E quanti ancora, almeno fino a pochissime settimane fa, abbiano avuto desiderio di entrare dentro quel vecchio cancello arrugginito, sempre chiuso, che evidenziava un palese stato di abbandono e di degrado. Eppure, di contro, c’è chi è arrivato da molto lontano col preciso intento di vedere coi propri occhi qualcosa di ben conosciuto che stava proprio là dentro”.
“Nella frenesia della realtà contemporanea, con tanti problemi pressanti, costituisce una scelta forte pensare di intervenire nel restaurare una struttura cimiteriale, specie se abbandonata – ha sottolineato l’architetto -, per cui, al simbolo di pace che la struttura evoca, si aggiunge a Livorno anche il particolare significato di un gesto di valorizzazione di una minoranza che va ben oltre la semplice solidarietà, per sottolineare una visione veramente ampia e lungimirante della storia e della città”.