7/10: Attacco all’Occidente. La conferenza dell’Associazione Setteottobre alla Sala Umberto di Roma per l’anniversario del pogrom

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di Ludovica Iacovacci
“Un anno fa non eravamo consapevoli di quello che Hamas stava preparando; loro invece erano pronti. Addestrati con orribili protocolli da attuare, azioni abominevoli da filmare per poi glorificarsi. Loro si preparavano a diventare eroi e martiri. Noi stavamo per ricevere un colpo al nostro cuore”.
Con queste parole Stefano Parisi apre la conferenza dell’associazione Setteottobre tenutasi nella mattina del 6 ottobre 2024 alla Sala Umberto di Roma in occasione dell’anniversario del pogrom perpetrato dai terroristi palestinesi in Israele il 7 ottobre 2023.

“La parte più forte e preparata di noi stava per essere massacrata. Quel venerdì Israele non sapeva di essere solo: era ancora una start-up-nation, vantava collaborazioni scientifiche con tutto il mondo, con Cina, Stati Uniti ed Europa. I fondi cercavano in Israele un luogo di grandi affari per le innovazioni tecnologiche che ci ha donato. Gli eserciti stranieri desideravano cooperazione e addestramento. La cultura e il cinema collaboravano ardentemente con Israele, ma il 7 ottobre questo Stato è rimasto solo: l’Occidente gli ha voltato le spalle. Dopo dodici mesi di guerra ci sono ancora 101 rapiti e non sappiamo se siano vivi o morti; li vogliamo liberi subito. Israele sta compiendo azioni mortali contro organizzazioni terroristiche e ne sta riducendo la capacità offensiva; sta compiendo un lavoro che molti Paesi occidentali e molti Paesi del Golfo si auspicano che venga concluso ma lo Stato ebraico è solo, tranne un debole appoggio degli Stati Uniti, Paese in piena campagna elettorale con un’opinione pubblica aizzata da quindici anni al disimpegno. Hamas, invece, ha alleanze fortissime: non le vanta solo con Hezbollah e Houti ma con Iran e Qatar, e andando ancora più indietro con Cina e Corea del Nord. È un blocco che vuole la fine dell’Occidente. L’8 ottobre, in concomitanza con i bombardamenti di Hezbollah che prendeva di mira il nord di Israele, iniziavano quelli delle leadership europee. Abbiamo ascoltato frasi come “Evitiamo l’escalation”, “Si rispetti il diritto internazionale, “Serve proporzionalità delle azioni”, e tante sopracciglia e dita alzate. Intanto Israele era costretta a fare da sola la guerra che sta ancora facendo. Lì è iniziata la propaganda di Hamas, che ha trovato i suoi megafoni in molta della stampa e delle tv occidentali. Nelle piattaforme di università e nelle piattaforme di social posseduti da ricchi americani pronti a chinare la testa quando regimi liberticidi chiedono di ridurre la libertà d’espressione e lasciando andare l’antisemitismo e la cultura della morte sui social, nei nostri Paesi, senza limiti. Hamas gonfia il numero dei morti perché sa che ogni decesso in più aumenta il suo consenso in Occidente e l’odio contro Israele. Dire che Israele sta facendo ai palestinesi quello che la Germania fece agli ebrei ci toglie il senso di colpa della Shoah. Gran parte delle nostre élite hanno abdicato alla difesa dei nostri valori: vita, libertà e bene comune. Oggi nelle scuole e nelle università siamo sottoposti alla violenza di una minoranza di giovani e non-giovani scagliata contro chiunque voglia provare a ragionare. In questi luoghi è impossibile fare qualsiasi cosa vada contro il mainstream filo-palestinese. I giovani israeliani vanno a combattere a Gaza e in Libano per loro e per la nostra libertà. I giovani in Occidente scendono in piazza a parteggiare per i nemici, chiamano il 7 ottobre “resistenza” proprio come fa la Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei. I giornali hanno ripreso la diretta della manifestazione del 5 ottobre a Roma, ci sarà una diretta anche per l’evento in Sinagoga? La domanda che dobbiamo porci è come riusciremo mai a ripagare il debito verso Israele. In Occidente sappiamo che la maggioranza di noi è per la libertà e per la vita, così come gli iraniani e i libanesi; speriamo che un giorno si uniranno anche i palestinesi. Non si può stare accanto a coloro che gridano “mai più” ed accusano Israele di essere un Paese occupante”, dice il presidente dell’associazione Setteottobre.

Nel ricordare il loro impegno in questo difficile anno, Stefano Parisi introduce i primi ospiti della conferenza, da Giancarlo Loquenzi e Stefania Battistini, giornalisti e moderatori dell’evento, alla Presidente del World Zionist Organization, Tova Dorfman. Intervengono successivamente: Joschka Fischer, ex vicecancelliere della Germania; Ernesto Galli Della Loggia, storico ed editorialista del Corriere della Sera; Natasha Hausdorff, avvocatessa di diritto internazionale; Paola Concia, ex parlamentare della Repubblica Italiana e Manuel Valls, già Primo Ministro francese. I ringraziamenti vanno anche al designer Antonio Romano.

 

La strage del 7/10 trasmessa in diretta, spesso dalle pagine Facebook delle vittime

“C’erano ancora i cadaveri a terra all’indomani del 7 ottobre”, dice Stefania Battistini, allora presente al confine con Gaza. “C’erano le case bruciate, trivellate di colpi, i materassi intrisi di sangue. La strage è stata trasmessa in diretta da Hamas, spesso dalle pagine Facebook delle stesse vittime. Ci sono stati analisti che hanno messi in dubbio la stessa loro esternazione. Per questo oggi si parla di antisemitismo democratico. A maggior ragione per questa reazione continua ad essere importante la World Zionist Organization”, afferma la giornalista chiamando la Presidente dell’organizzazione, Tova Dorfman, invitata a prendere parola sul palco.

 

Oggi il popolo ebraico si trova davanti all’odio del mondo, ancora una volta

Tova Dorfman, presidente della World Zionist Organization

“Sono qui con il cuore molto pesante”, introduce Tova Dorfman. “Lo stato di emergenza continua dopo un anno: si contano centinaia di sfollati a nord, sud, e 101 ostaggi. Israele è la terra ancestrale degli ebrei. Israele è stato creato solo quarant’anni dopo la fondazione dell’organizzazione che presiedo. Oggi il popolo ebraico si trova davanti all’odio del mondo ancora una volta. Abbiamo bisogno del supporto all’esistenza dello Stato di Israele, l’Occidente deve unirsi alla lotta contro Hamas, Hezbollah… non dobbiamo dormire la notte finché non riavremo indietro i 101 ostaggi. Le vittime del 7 ottobre non sono morte invano”, conclude la Presidente della World Zionist Organization.

Accusare il sionismo come scorciatoia per mascherare l’odio contro gli ebrei

“È importante che si parli di sionismo, è l’alibi dell’antisemitismo tornato a galla”, evidenzia Giancarlo Loquenzi mentre introduce il secondo ospite dell’evento: Joschka Fischer, ex vicecancelliere della Germania, del quale viene sottolineato l’importante ruolo diplomatico e la conoscenza del conflitto in Medio Oriente di cui è stato testimone in prima persona.

È ridicolo che i discendenti della Shoah siano accusati di essere i perpetratori come i nazisti 

“Ricordo bene il 7 ottobre, è stato uno shock, è stato un attacco all’esistenza dello Stato ebraico. Dobbiamo capire che questo attacco riporta la lotta per l’esistenza di Israele al centro, Israele ha bisogno del nostro sostegno. Dal 7 ottobre la situazione è diventata molto più seria, il Medio Oriente è in un periodo di profondo cambiamento. Oggi si deve lottare contro queste nuove forme di antisemitismo. È ridicolo che i discendenti della Shoah siano accusati di essere i perpetratori come lo erano i nazisti. Non pensavo sarebbe mai successo, ma è successo. Pertanto dobbiamo lottare. Spero che i Paesi UE spingano l’Unione Europea a sostenere Israele. Non è una lotta a breve termine ma dobbiamo fare del nostro meglio, anche se la corrente tira nella direzione opposta. Se queste forze, come Hamas o Hezbollah e altri gruppi terroristici, o l’Iran, se dovessero prendere il sopravvento, il mondo sarà orribile. Per questo dobbiamo fare di tutto per sostenere la giusta causa di Israele e i nostri valori occidentali. Non possiamo assolutamente cedere”, afferma Joschka Fischer.

 

Ci siamo disfatti della nostra storia e della nostra religione: Israele e l’ebraismo ne fanno le spese

«Il 7 ottobre ha rivelato a noi stessi ciò che è accaduto nelle società occidentali. Non ne sospettavamo la pericolosità» inizia così l’incalzante intervento di Ernesto Galli Della Loggia, storico ed editorialista de Il Corriere della Sera. «Prima del 7 ottobre pensavamo di essere parte della maggioranza, di rappresentare il mondo. Siamo una minoranza, ma cosa è successo? Qual è stata la frattura? La data di inizio delle democrazie è tra il 1939 e il 1945, quando l’Europa capì che la sua sopravvivenza dipendeva da una lotta contro il totalitarismo nazi-fascista. Quella data ha fissato per sempre un legame e un debito con gli ebrei e con Israele, con gli uni e con l’altro. Il 7 ottobre ci ha fatto capire che non era più così e che la nuova data di inizio delle società europee democratiche nel dopoguerra non fosse più il 1939-1945. La data di inizio è il 1968: cioè la data della rivolta contro quel passato e contro ciò che rappresentava, non più la guerra di liberazione contro il totalitarismo. È mutata la data d’inizio della nascita della democrazia in Europa contro il totalitarismo, quella dei cosiddetti “valori liberali”, al cui tempo la sinistra si schierò dalla parte giusta della storia. Di questo mutamento, Israele e l’ebraismo ne fanno le spese. Il nuovo inizio delle democrazie europee, nel 1968 anziché nel 1945, cancella il rapporto europeo con gli ebrei e con Israele.

La seconda frattura che ci porta ad essere una minoranza è la fine del cristianesimo non solo come dato religioso essenziale ma soprattutto come dato che ha determinato l’antropologia europea occidentale, il nostro modo di pensare. La cancellazione virtuale del protestantesimo – ormai inesistente – e la trasformazione della Chiesa cattolica in una sorta di Ong progressista orientata al politicamente corretto”, gli applausi scroscianti del pubblico alla Sala Umberto di Roma interrompono momentaneamente Della Loggia, che continua: “Ecco, è proprio così che Gesù da ebreo è diventato palestinese. Oggi siamo tutti felicemente atei o come minimo agnostici. Questo ha significato che è sparito quel legame che era rappresentato nella nostra cultura, nel nostro entroterra mentale, dal retaggio giudaico-cristiano che per tanto tempo ci ha improntato nel bene e anche nel male, che ha rappresentato un dato vitale, fondamentale, nel nostro essere in rapporto con gli ebrei e quindi con Israele. Non abbiamo più alcun rapporto col passato, non abbiamo più conti aperti con nessuno, non c’è alcun legame. Ci siamo disfatti della nostra storia e del nostro retaggio religioso. Le società in cui abitiamo sembrano non saper più che cosa farsene dell’uno e dell’altro: della storia e della religione che sono state le nostre. Le società in cui abitiamo rifiutano il realismo e il pessimismo che quella storia e che quella religione ci avevano insegnato. Non c’è più il male, non ci sono più i nemici. Il 7 ottobre non è stato un pogrom spaventoso ma è stato semplicemente una “rivolta anticoloniale”», conclude Ernesto Galli Della Loggia.

L’abuso degli istituti giuridici internazionali contro Israele

Natasha Hausdorff, avvocatessa di diritto internazionale

“Il Sudafrica inverte la storia accusando Israele di genocidio”, dice Natasha Hausdorff, avvocatessa di diritto internazionale, iniziando il quarto intervento dell’evento. “Le vere vittime di genocidio vengono accusate di compierlo. La Corte Penale Internazionale non ha alcune giurisdizione su Israele ma ha promosso delle indagini e il PM ha richiesto dei mandati di arresto per il Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, e per il ministro della Difesa, Yoav Gallant. C’è un abuso degli istituti giuridici che è assurdo. UK Lawyers for Israel ha pubblicato moltissimi articoli che sostengono la falsità delle tesi promosse contro Israele. Ci sono alcuni principi da rispettare anche durante la guerra, come la necessità di eseguire una condotta militare, la necessità di rendere distinguibili l’esercito dai civili e attuare precauzioni, come annunci pubblici. Tutti questi principi vengono rispettati da Israele. I soldati israeliani combattono nei tunnel scavati metri e metri sotto terra da Hamas. Israele non può combattere da solo, non credo debba farlo, perché anche se Israele non dipende da noi, la civiltà occidentale sì” dice l’avvocatessa.

 

Il transfemminismo e il movimento LGBTQ+ è antioccidentale e antisemita

“Ho imparato molto sulla resistenza vivendo in Germania”, afferma Paola Concia, ex parlamentare della Repubblica Italiana trasferitasi ad Amburgo. “Dobbiamo essere vicini a Israele perché quella tragica mattina è riniziata la caccia all’ebreo. Il “mai più” sembra non avere più senso. È pericolosissimo l’antisemitismo democratico di oggi. Femministe, transfemministe, comunità LGBTQ+ sono scese in piazza contro Israele. Perché si sono schierati dalla parte di Hamas e dei regimi islamici? Loro li considerano meno di zero, sia le donne sia i transessuali. Cosa è successo? Io sono una transfemminista, lesbica e sono vicina al popolo ebraico. Il Transfemminismo e il movimento LGBTQ+ è antioccidentale e antisemita. Relativizza la difesa dei diritti, per loro è tutto da contestualizzare. Gli stupri compiuti dai terroristi palestinesi contro le donne israeliane sono stati giustificati. In Italia, durante una manifestazione per l’8 marzo, una donna è stata cacciata (aveva un cartello in solidarietà delle israeliane stuprate da Hamas, ndr). È agghiacciante. L’imam a Torino ha richiuso le donne in un recinto e lì non è stato detto nulla, in un Paese dove per ogni minima cosa si grida al patriarcato, tutto è patriarcato. Io amo la libertà: difendere Israele e il popolo ebraico significa difendere noi stessi”.

Se Israele cade, cadiamo anche noi: parola di Manuel Valls

“La vostra lotta è la nostra lotta”, dice Manuel Valls, già Primo Ministro francese, carica che ha ricoperto vivendo il terrorismo islamico nel suo Paese. “Sono andato anche io in Israele pochi giorni dopo il massacro. Nonostante la mia esperienza, ero sopraffatto dall’odore della morte, degli omicidi, degli stupri, della barbaria compiuta dall’organizzazione terroristica Hamas e Jihad islamica. Quel 7 ottobre morirono anche dei francesi. Dall’8 ottobre alcuni già accusavano Israele e si rallegravano del successo della cosiddetta “resistenza”. La posizione di organi internazionali e delle associazioni femministe sono arrivate a negare quanto successo. L’Onu ha mancato di distanza dai crimini perpetrati da Hamas. La guerra è sempre un orrore. L’UNRWA si è resa complice dei terroristi di Hamas. Condanno l’uso di fondi europei usati da Hamas per libri scolastici antisemiti e per le armi di guerra. Hanno cercato di trasformare le vittime in carnefici. Il mondo ebraico non sa più dove vivere per essere protetto. La bandiera palestinese è usata contro gli ebrei, contro Israele, contro le democrazie e l’Occidente per favorire l’ascesa dell’islamismo. Di fronte all’islamismo Israele e l’Europa sono in prima linea, nessun europeo dovrebbe tacere.

Dopo l’11 settembre, il 7 ottobre dovrebbe rappresentare la lotta contro l’islamismo. Il più massiccio attacco missilistico balistico impone che le nostre posizioni siano chiare. Il pericolo fondamentale per Israele è l’Iran. Hamas e Hezbollah non hanno intenzione di fermare il fuoco. La Francia ha ragione che la guerra migliore è quella evitata ma non è quella del cessate il fuoco: questa mossa infatti permetterà ad Hamas di armarsi di nuovo e la prossima volta accattare meglio. La risoluzione 1701 dell’Onu non è mai stata attuata da Hezbollah. Macron ha attribuito a Netanyahu l’espansione del conflitto, perché la Francia non attua lo stesso linguaggio con Hezbollah? La Francia ha dovuto fare questa scelta nel novembre 2015 anche con morti civili. Il dovere di un dirigente politico è difendere suo popolo e il suo Paese. Khamenei ha ordinato di diffondere la rivoluzione islamica nel 1979 per imporre la rivoluzione sciita, l’Iran usa le sue milizie in Iran, Siria, Libano, Yemen quando non attacca direttamente. Hezbollah ha fatto la guerra in Siria per salvare Assad. Ricordo il massacro dei palestinesi alla periferia di Damasco, l’esplosione al porto di Beirut. Hezbollah è un’organizzazione terroristica e mafiosa. Il mondo deve capire che questa è una guerra di sopravvivenza per Israele, che combatte da solo queste minacce. Abbiamo bisogno di una soluzione politica e diplomatica: ricostruire Gaza, trovare una soluzione per i palestinesi, sanificare il Libano. Israele ha firmato gli accordi di Abramo con altri Paesi islamici ma la pace non è possibile senza una vittoria di Israele contro Hamas e Hezbollah. Il mondo deve capire che se Israele cade, cadiamo anche noi”.