di Nathan Greppi
È stata una serata ricca di stimoli e spunti di riflessione quella tenutasi presso il Teatro Franco Parenti domenica 19 maggio per la presentazione de Il libro nero di Hamas (Lindau), ultimo saggio del giornalista Carlo Panella, organizzata dalla Comunità Ebraica di Milano e dall’Associazione Setteottobre. Si può rivedere il video dell’evento sul sito di Radio Radicale, cliccando qui.
Nell’introdurre il dibattito, il giornalista ed ex-Assessore del Comune di Milano Sergio Scalpelli ha spiegato che il libro “ha una cornice intellettuale che è molto importante capire”, aggiungendo che racchiude molte informazioni per smascherare la propaganda di Hamas.
Carlo Panella: l’antisemitismo islamico ha radici profonde
Alla domanda di Scalpelli sul perché vi sia una grande propensione nel mondo islamico a voler distruggere Israele, Panella ha risposto che vi è “un equivoco lungo quasi un secolo”, perché se fino alla Seconda Intifada quella tra ebrei e arabi poteva essere considerata una lotta tra nazionalismi, oggi questa componente “è assolutamente minoritaria nel movimento arabo, islamico e palestinese”. Avendo letto il Corano, ha scoperto che nelle parole di Maometto “ci sono svariati e durissimi versetti in cui gli ebrei vengono definiti traditori, che portano dissidio nella comunità”.
Panella ha ricordato come Maometto “è l’unico fondatore di una religione che ha la spada, che uccide, comanda ed è un generale”. Su tre tribù ebraiche presenti ai suoi tempi a Medina, al termine della Battaglia del Fossato nell’anno 627 due furono esiliate e la terza venne sterminata tramite sgozzamenti. “Gli sgozzamenti rituali che avete visto in televisione dell’ISIS”, ha spiegato, “ripetono liturgicamente quella uccisione degli ebrei” avvenuta ai tempi di Maometto. E nel 1918, dopo il crollo dell’Impero Ottomano, il Gran Muftì di Gerusalemme codificò l’odio verso gli ebrei che intendevano creare un loro Stato.
Parlando a proposito di potenziali interlocutori palestinesi per Israele, Panella ha dichiarato di scommettere che il dirigente palestinese con il quale si potrebbero fare futuri accordi è Mohammed Dahlan, ex-leader di Fatah nella Striscia di Gaza, in quanto “è l’unico componente di una minoranza dentro Fatah e l’OLP che ha sempre tenuto alta la bandiera del compromesso”.
Lia Quartapelle: Hamas è un movimento religioso, non nazionalista
Passando dalla storia all’attualità, la deputata del PD Lia Quartapelle ha dichiarato che il libro “ha il grande merito di dire delle cose che non sono facili da dire”, soprattutto in merito al tema dell’antisemitismo nel mondo arabo e islamico. Secondo lei, il 7 ottobre è “un momento che segna un riorientamento geopolitico della questione palestinese”, poiché Hamas rappresenta una realtà assai diversa dal terrorismo nazionalista palestinese che l’ha preceduto. “Non è più un movimento nazionale, è un movimento religioso e la longa manus di un altro attore regionale, che è l’Iran”.
A tal proposito, non sono mancati riferimenti alla caduta dell’elicottero del presidente iraniano Ebrahim Raisi, del quale nel momento in cui si teneva l’incontro non era ancora stata confermata la morte. E tornando alla questione palestinese, la Quartapelle si è chiesta cosa si può fare in merito; ha fatto notare come nel mondo arabo siano state poche le voci che hanno condannato pubblicamente i fatti del 7 ottobre.
Alessandro Litta Modignani: alcune criticità
Nell’introdurre il proprio intervento, il Presidente AMPI Alessandro Litta Modignani ha voluto ricordare l’ottavo anniversario dalla morte di Marco Pannella, storico leader del Partito Radicale e grande amico d’Israele. Pur condividendo gran parte delle tesi degli altri relatori, ha espresso anche alcune criticità nei loro confronti; leggendo alcuni passaggi in merito alle condizioni per la creazione di un eventuale Stato palestinese, senza che ciò comprometta la sicurezza d’Israele, ha sostenuto che non vi sia un’alternativa valida all’occupazione militare israeliana per impedire un risorgere del terrorismo.
Litta Modignani ha definito “una contraddizione in termini” la tesi di Panella secondo cui sia indispensabile la creazione di uno Stato palestinese, pur ammettendo che ciò porterebbe Hamas a controllare la Cisgiordania e a trasformarla in una piattaforma per sparare razzi contro Gerusalemme e Tel Aviv.
Una tesi che invece ha trovato la maggior parte dei presenti d’accordo è che a guerra finita “Netanyahu non potrà assolutamente sottrarsi alle sue responsabilità. Sarà oggi, domani o dopodomani, ma è chiaro che il conto alla fine verrà presentato prima a lui. Un Primo Ministro è responsabile della sicurezza del suo paese, e il governo d’Israele guidato da Netanyahu ha clamorosamente fallito su questo punto”.