di Paolo Castellano
Il perdono è una pratica che accomuna le tre grandi fedi monoteistiche occidentali: ebraismo, cattolicesimo e islam. Un argomento complicato e attualissimo che tocca i tragici eventi del recente passato (Shoah), della storia (le Crociate) e del presente (terrorismo di matrice islamica). In quest’ottica l’Università Svizzera Italiana (USI) ha organizzato un convegno intitolato Il mistero del perdono per ebrei, cristiani e musulmani. L’incontro si svolgerà mercoledì 12 febbraio alle ore 17.30 presso l’aula magna universitaria e ospiterà i contributi di Silvia Guetta (università di Firenze), suor Cristiana Dobner (suora di clausura carmelitana) e Maryan Ismail (antropologa e politica). L’evento è stato ideato dalla Goren Monti Ferrari Foundation in collaborazione con il Corriere del Ticino, la Facoltà di Teologia e l’USI.
Il perdono è uno degli elementi centrali della tradizione ebraica. Carlo Silini, giornalista del Corriere del Ticino, in un articolo dedicato al perdono in ambito ebraico cita la massima “Occhio per occhio. Dente per dente” che riassume la Legge del Taglione che si presume presente nei testi ebraici della Bibbia. In realtà si tratta di un sistema di risarcimento economico commisurato al danno, principio su cui si basarono poi le assicurazioni e che toglieva dalle mani del danneggiato o della sua famiglia la libertà di una vendetta illimitata, stabilendo i principi dello stato di Diritto.
Nel libro dell’Esodo si leggono queste parole: «Mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione. Se uno colpisce l’occhio del suo schiavo o l’occhio della sua schiava e glielo fa perdere, li lascerà andare liberi in compenso dell’occhio perduto. Se fa cadere un dente al suo schiavo o un dente alla sua schiava, li lascerà andare liberi in compenso del dente perduto».
Come spiega Rav Riccardo Di Segni in un commento pubblicato su Bet Magazine, la Legge del Taglione è una definizione che deriva dal latino. «L’espressione fa pensare a un sistema giudiziario brutale e vendicativo nel quale il boia si arma di coltellacci per mutilare i condannati. Questo tipo di lettura è sempre stato un comodo e infame strumento di diffamazione della Torah come espressione di una religione primitiva, giustizialista e vendicativa», spiega Rav Di Segni.
I testi sacri esprimono due concetti sul tema del perdono. Innanzitutto viene introdotto un principio giuridico che ancora oggi è utilizzato dal sistema legale di una società democratica: la sanzione deve essere proporzionale al danno ricevuto e non moltiplicata. In seconda istanza, il Talmud (B BQ 84a) spiega esaustivamente che non è prevista alcuna mutilazione fisica ma una sanzione pecuniaria.
Il termine ebraico teshuvah invece significa pentirsi o ritornare. Per un ebreo ogni momento è buono per chiedere scusa per i torti arrecati al prossimo. Tuttavia esistono date del calendario ebraico che stimolano maggiormente la teshuvah come Rosh HaShanà e Kippur in cui si compie un bilancio più approfondito del proprio comportamento.