di Nathan Greppi
Politica ed economia, migrazioni e crescita demografica: di questo e molto altro si è discusso martedì 6 febbraio, alla Biblioteca Ambrosiana, con il Prof. Sergio Della Pergola. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Milano e dall’Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme.
Ad aprire le danze è stato Mons. Francesco Fumagalli, presidente dell’Associazione Italia-Israele di Milano, il quale ha affermato che “una cooperazione reciproca e attiva tra l’Italia e Israele, tra Roma e Gerusalemme, sotto il profilo sociale e religioso è una grande ricchezza che ci deve stare a cuore, come italiani, ebrei, cristiani ma soprattutto come cittadini italiani.”
Dopodiché ha preso la parola Della Pergola, che ha tenuto un lungo discorso sull’attualità israeliana sotto diversi punti di vista: “Un tempo,” ha spiegato, “se venivi da Israele gli amici avidi di sapere accorrevano per sapere cosa succedeva in ‘quel paese lì’, oggi con la rivoluzione tecnologica le notizie mi precedono, ci vediamo più per discutere e scambiare opinioni.” Tuttavia, ha fatto notare che le notizie pubblicate in ebraico sono diverse da quelle in inglese, sia perché “l’ebraico dice cose che in altre lingue non vengono dette, non si può dire tutto,” sia perché a volte le parole vengono tradotte in un certo modo per ragioni politiche.
Parlando a proposito della politica, Della Pergola ha detto che secondo lui “questa è un’epoca di transizione, da un mondo stabile a uno forse instabile; c’è questa sensazione di passare da uno stato solido a uno gassoso. Concentrandosi sulla realtà israeliana, ha affermato che spesso si tende a semplificarne le caratteristiche interne, molto complesse e sfumate. Spesso gli viene chiesto “cosa pensate voi israeliani?” politicamente parlando, al che lui deve ogni volta ricordare che nel parlamento israeliano esistono almeno 13 partiti, e nell’attuale governo c’è una coalizione di 6 partiti diversi tra loro. ”Abbiamo visto, negli ultimi anni, una tendenza a passare da partiti politici organizzati intorno a un nucleo di idee e di programmi a partiti organizzati attorno a dei notabili.” In questo, ha aggiunto, Israele non è sola, tanto che secondo lui “se volete capire cosa succede in Israele, guardate cosa succede qui.”
Migranti e demografia i temi più caldi
Subito dopo è passato a trattare di un tema molto dibattuto in Israele, ma molto attuale anche in Italia: quello dei migranti. Della Pergola ha raccontato di aver firmato una petizione contro l’espulsione di 40.000 etiopi e sudanesi che Israele pensava di mandare in Ruanda. “Il mondo del lavoro, nei paesi sviluppati, richiede una forza lavoro per i lavori che i giovani non vogliono più fare, perché hanno altre aspirazioni, soprattutto nell’agricoltura, nell’edilizia, l’assistenza agli anziani, ed è assurdo che da un lato li si importi (soprattutto dall’Asia) e da un lato li si voglia cacciare.” A proposito dello sviluppo, Della Pergola ha ricordato che Israele ha ormai superato l’Italia nell’occupazione, la sanità e i redditi, nel 2015 era al 19° posto su 200 paesi per indice di sviluppo umano, mentre l’Italia era al 26°.
Un altro campo dove, secondo lui, Israele è più avanti dell’Italia ma sta peggiorando è quello della moralità nella vita pubblica: Israele ha messo in prigione un Presidente (Moshe Katsav), un Primo Ministro (Ehud Olmert) e un Ministro del Tesoro (Aryeh Deri): “è la prova che la magistratura non fa sconti a nessuno.”
Ma la questione forse più dibattuta è stata quella della demografia: “La demografia israeliana è molto stratificata, divisa in matrici identitarie, che mina la partecipazione all’economia, che corre su binari paralleli, dove alcuni vanno più veloci di altri.” Ha ricordato che la popolazione, rispetto a quella europea, continua ad aumentare, tanto che Israele ha la più alta natalità tra i paesi sviluppati, riuscendo a sfatare alcuni miti: l’aumento di ricchezza, a differenza che in altri paesi, è stata accompagnata da un aumento della natalità, e inoltre Israele ha una partecipazione femminile al mondo del lavoro del 70%, superiore all’Italia, e ciononostante le donne israeliane fanno tanti figli, anche se sono laiche: i laici, infatti, fanno in media 2,3 figli per coppia, contro gli 1,3 dell’Italia e i 2 della Francia. Confrontando con la situazione del nostro paese, ha ironizzato sul fatto che “oggi si fanno più figli in Svezia che in Sicilia,” perché nei paesi nordici lo stato aiuta le giovani coppie.
Tuttavia, alla lunga la natalità israeliana potrebbe andare incontro a delle sfide, perché “così si crea un difficile rapporto tra una popolazione in crescita e un territorio desertico, soprattutto al sud.” Un altro oggetto di preoccupazioni è la partecipazione al mondo del lavoro degli ortodossi, molto al di sotto della media nazionale, ma anche su questo fronte ci sono dei cambiamenti: “Ultimamente si sta verificando una maggiore partecipazione, più iscrizioni all’università, e si stanno arruolando di più nell’esercito.”
E infine, per concludere ha scherzato sul fatto che una sua previsione sulla crescita della popolazione di Gerusalemme, compiuta 20 anni fa, dopo 20 anni si è rivelata sbagliata “solo” dell’1%.