di Roberto Zadik
Le Leggi razziali e il dramma dei tanti ebrei italiani che, 80 anni fa, si sentirono esclusi da un Paese del quale fino a quel momento, si sentivano parte integrante. Fra le categorie professionali colpite da questi provvedimenti così ingiusti e restrittivi, accanto a medici e professori universitari, ci furono anche tanti avvocati e professionisti nel settore legale che improvvisamente si trovarono estromessi e emarginati. Lo scorso 11 giugno, Palazzo di Giustizia ha celebrato la memoria di questi avvocati con una cerimonia importante e sentita che si è tenuta presso l’Aula Magna del Tribunale davanti a una folla di avvocati e personalità comunitarie presenti in sala.
L’iniziativa intitolata “Le leggi razziali e l’esclusione dalla professione legale degli avvocati ebrei” ha visto la partecipazione di numerose personalità di spicco. Dalla senatrice Liliana Segre che ha tenuto un discorso estremamente intenso ricordando diversi “avvocati in famiglia” e l’importanza di combattere “l’odio e l’indifferenza”, al Presidente della Corte d’Appello, Marina Tavassi, al presidente del Tribunale Roberto Bichi, al presidente dell’Ordine degli Avvocati, l’Avv Vinicio Nardo, il presidente della Corte d’Appello Remo Danovi, Giovanni Canzio presidente della Corte d’Appello, l’Avv e docente universitario Giorgio Sacerdoti presidente dell’AGE (Associazione Italiana Giuristi Ebrei). Fra i momenti più emozionanti l’inaugurazione della nuova targa in memoria degli avvocati ebrei avvenuta alla fine della cerimonia al primo piano del Palazzo di Giustizia e accolta da calorosi applausi e da un minuto di silenzio in ricordo degli avvocati ebrei discriminati e uccisi in quei cupi anni e la consegna della statuetta di San Girolamo, simbolo della Giustizia, a Liliana Segre.
La Legge contro gli ebrei
Ma quali sono stati gli argomenti principali dell’incontro? Si è ricostruita la progressiva e inesorabile persecuzione antiebraica, dal settembre 1938 al 1940 quando sempre più avvocati vennero esclusi, allontanati dalla professione con la cancellazione di una settantina di professionisti dall’albo, solo perché ebrei, fino alle deportazioni verso i lager avvenute fra il 1943 e il 1945. Sono stati ricordati i nomi di alcuni avvocati che vennero deportati e uccisi, come Mario Finzi diventato magistrato a soli 24 anni, personaggio colto e brillante e abile pianista che morì nel 1943 dopo essere stato deportato a Auschwitz e reintegrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, così come la revoca, nel 1945, delle Leggi Razziali. E, poi, l’indifferenza, il silenzio e la manipolazione del Diritto che, come ha ricordato Giovanni Canzio, «divenne una contraddizione in termini, che invece di assicurare la parità e l’uguaglianza fra persone venne strumentalizzato diventando un mezzo di discriminazione».
Liliana Segre: «Il pregiudizio è un serpente che striscia, sempre pronto a colpire»
Fra i tanti interventi, molto sentito e acuto il discorso di Liliana Segre accolta con una standing ovation, che ha messo in evidenza alcune importanti considerazioni. Ricordando l’incontro col Presidente Mattarella, il suo ruolo da senatrice e l’emozione di conseguirlo a 88 anni, la Segre ha rievocato il senso di solitudine e di esclusione da lei provato in seguito alle Leggi Razziali “quando molti erano indifferenti o smisero di parlarmi o di salutarmi e solo una amica mi rimase vicino”, il patriottismo dei tanti ebrei italiani che, “come mio padre e mio zio” combatterono come valorosi soldati nella Prima Guerra Mondiale e che successivamente vennero discriminati da quelle Leggi e obbligati a restituire le medaglie, l’umiliazione e lo spaesamento di chi improvvisamente perse tutto quello che faticosamente aveva ottenuto. Paragonando il pregiudizio a “un serpente che striscia e sempre pronto a colpire” la senatrice ha invitato il pubblico a combattere l’indifferenza e “il linguaggio dell’odio”.