di Francesco Paolo La Bionda
All’ombra delle tragiche vicende ucraine, stanno proseguendo i negoziati per il nuovo accordo sul nucleare iraniano – in inglese Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) – che dovrebbe sostituire quello siglato nel 2015 e poi decaduto in seguito al ritiro degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump. Un nuovo patto potrebbe rafforzare il regime di Teheran e rendere così ancora più insidiosa la sua minaccia contro Israele.
Per fare il punto sulla questione, lo scorso 30 marzo l’Associazione Milanese Pro Israele ha organizzato l’incontro “Nucleare iraniano e sicurezza dell’occidente”, in cui Stefano Piazza (a sinistra nella foto), giornalista di Panorama, ha intervistato Giulio Terzi Sant’Agata (al centro), già ambasciatore italiano in Israele e all’ONU e già ministro degli Esteri.
Dopo l’introduzione del presidente dell’Associazione, Alessandro Litta Modigliani, Piazza ha voluto raccogliere una valutazione del diplomatico sulla guerra in Ucraina prima di toccare la questione iraniana. Nella sua analisi, Terzi Sant’Agata ha escluso che il governo di Kiev possa negoziare prima che sia concordato un cessate il fuoco e possano quindi essere stabilite ragionevoli condizioni di equilibrio.
Ricordando il lungo percorso di allontanamento di Putin dall’Occidente nel corso degli anni, l’ex ministro ha ribadito la reazione decisa dei paesi democratici contro l’aggressione di Mosca, ormai scivolata nella dittatura con la legge marziale, ma anche voluto segnalare le connivenze mascherate da equidistanza che albergano ancora in molte formazioni politiche europee. Ha quindi ricordato che la diplomazia condotta senza il potenziale di deterrenza militare finisca per risuonare come una voce vuota.
Sul tema dell’ordine multipolare globale, col ritiro degli Stati Uniti dal ruolo di unico “poliziotto” del mondo, Terzi Sant’Agata ha parlato di un’esigenza di responsabilità condivisa tra le potenze e della possibilità di stabilire una rete di relazioni di partenariato.
Toccando quindi il tema del nucleare iraniano, il diplomatico ha escluso che i falchi del regime iraniano possano davvero rinunciare a dotarsi di un arsenale nucleare e ha identificato in Russia, Cina e Iran le principali fonti di minaccia alla pace globale. Ha definito “pessimo” il JPCOA e potenzialmente ancora peggiore il nuovo accordo che si sta discutendo in queste settimane a Vienna.
Ha poi tracciato una sorprendente connessione tra gli avvenimenti in Medio Oriente e dell’Ucraina, ricordando come il mancato sanzionamento del regime di Assad in Siria per l’uso di armi chimiche nel 2014, linea rossa che avrebbe dovuto spingere l’Occidente a una dura risposta armata, abbia convinto Putin di poter procedere all’annessione della Crimea, una delle radici del conflitto odierno.
Non sono mancate bacchettate a quella parte di opinione pubblica in Italia e in Occidente che per soldi o per moda abbraccia acriticamente le posizioni iraniane e ne ignora volutamente l’antisemitismo, anche alle Nazioni Unite sotto guisa di critiche a Israele. Giudizio positivo dell’ex ministro invece per gli Accordi di Abramo, che hanno posizionato lo Stato ebraico come ponte tra gli occidentali e i paesi arabi moderati.
Il dibattito si è quindi chiuso con le domande del pubblico, numero e interessato. La registrazione integrale è disponibile qui:
https://www.radioradicale.it/scheda/664281/nucleare-iraniano-e-sicurezza-delloccidente