di Roberto Zadik
Dal 1985 l’Hiv, sindrome da immunodeficienza, ha ucciso milioni di persone, inclusi grandi personaggi del mondo dello spettacolo, dal primo caso noto al mondo, Rock Hudson questo virus ha stroncato numerose star. Dalla geniale rockstar Freddie Mercury, che morì a soli 45 anni il 24 novembre di 25 anni fa, all’attore di “Psycho” Anthony Perkins, al ballerino russo Nureyev, al fotografo americano Robert Mapplethorpe, agli scrittori come l’ebreo russo Asimov e l’italiano Pier Vittorio Tondelli o la cantante israeliana Ofra Haza. Alcuni attori, come Charlie Sheen hanno poi rivelato di essere sieropositivi e anche in Italia, dove non se ne parla da anni, ci sono migliaia di sieropositivi più o meno consapevoli o completamente ignari.
Malattia gravissima e subdola, trasmissibile con rapporti sessuali non protetti ma non solo, essa resta silenziosa e subdola per anni, anche dieci, salvo poi manifestarsi in tutta la sua violenza. Ma esiste una cura? Negli ultimi anni i trattamenti sembrano molto migliorati e non si muore come un tempo ma il virus, resta sempre nell’organismo senza alcuna possibilità di essere definitivamente curato.
A quanto pare però da Israele arriva una notizia che potrebbe porre fine a questa terribile malattia chiamata negli anni ’90 “la peste del secolo”. A diffonderla il sito Ynetnews secondo il quale un’equipe di medici israeliani dell’Università ebraica di Gerusalemme in collaborazione col Kaplan Medical Center di Rehovot avrebbe recentemente identificato una proteina di nome Gamorra che durante varie sperimentazioni avrebbe ridotto l’infezione del virus del 97 per cento dei casi di campioni di sangue infetto analizzati. Un risultato veramente eclatante che confermerebbe l’eccellenza di Israele in vari campi, a cominciare dalla medicina.
I ricercatori si definiscono molto soddisfatti di “un nuovo metodo che apparentemente potrebbe creare un’opportunità per trovare una cure definitiva per l’HiV e l’Aids”. Ma come agisce questa proteina sulle cellule infette? A quanto pare, due studiosi dell’ateneo di Gerusalemme, Abraham Loyter e Assaf Fiedler, hanno identificato e testato la proteina per vederne gli effetti nel contrastare le cellule infette del sangue di alcuni pazienti. Diversamente da altre malattie che si riproducono in varie cellule, l’Aids agisce diversamente, permettendogli di entrare in una cellula che usa come sua “sede” per riprodursi sempre di più.
La proteina della nuova cura riesce, secondo gli studi, a neutralizzare il virus forzandosi a riprodursi in varie cellule e mandandolo “in tilt” costringendolo a “suicidarsi”. Infatti il virus non può più usare la cellula infetta per veicolare diverse infezioni nel corpo. Come ha sottolineato il dottor Zev Shtoeger, capo del Dipartimento di Medicina Interna del Kaplan Medical Center di Rehovot e collaboratore in questa cura “il virus usa come suo quartier generale la cellula e questa proteina la distrugge”. Egli ha aggiunto “se riusciamo a uccidere le cellule infette forse potremo superare le attuali cure mediche contro l’Aids”.
I professori Loyter e Fiedler hanno intensamente collaborato col dottor Shtoeger in questi mesi, testando la proteina Gammora dentro alcuni campioni di sangue di pazienti affetti dall’Hiv che erano a Rehovot per otto giorni. “Con queste cure” hanno detto i medici “abbiamo impedito che il virus Hiv degenerasse in Aids”. Una scoperta molto importante che come ha ribadito Hagai Ayad, portavoce della Israeli Aids Task Force, organizzazione non governativa nella lotta al virus, “ci permetterà di debellare completamente il virus come non era mai stato fatto prima. Attualmente abbiamo ci sono 7 mila e 500 sieropositivi in Israele e questo sarà un passo decisivo per loro”.
La malattia colpisce gravemente anche lo Stato ebraico e i dati sono piuttosto preoccupanti. La dottoressa Margalit Lorber capo del Dipartimento Malattia Immunitarie del Centro Medico Rambam di Haifa “ogni anno abbiamo 450 nuovi casi di Hiv e Israele sta lavorando da 26 anni per trovare una cura. I medici del Kaplan Medical Center sono ottimisti sull’eficacia della proteina Gamorra e il professor Shtoeger spera che questo trattamento sia più utile di tutte le cure utilizzate finora”.