A quasi sei mesi dal rapimento di Hamas, le famiglie degli ostaggi non si arrendono

Israele
GERUSALEMME- dalla nostra inviata Anna Balestrieri 
Un blocco compatto di manifestanti si è radunato martedì 2 aprile a Gerusalemme in via Ruppin accanto alla Knesset per domandare con forza che l’attenzione dell’opinione pubblica e del governo torni sui 136 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. 
Durante la manifestazione sono stati letti ad uno ad uno i nomi degli ostaggi “sepolti vivi nei tunnel di Hamas”. Per loro si chiede un accordo immediato, facendo seguire ogni nome seguito da “ora” (“akhshav!”).
“Che ebrei siete se non volete che tutte le madri, i padri, le sorelle, i fratelli, i giovani, i vecchi tornino a casa? Come potete dire di lavorare per il paese se questa non è la vostra priorità?”, hanno urlato dai microfoni i leader della manifestazione. 
Questo governo ha avuto metà anno per farli tornare a casa, per impedire che siano costretti a soffrire dai sei mesi stupri e tortureFarli tornare dovrebbe essere la priorità nazionale e il punto centrale dell’agenda di governo, non pensare di andare in vacanza come se nulla fosse“, ha detto a Mosaico Ayala Mezger, la nuora degli anziani coniugi Mezger, tra gli 80 ostaggi rapiti dal kibbutz Nir Oz. La suocera, Tami, è stata liberata nello scambio che ha garantito la tregua di fine novembre, mentre il suocero, l’ottantenne Yoram, è ancora detenuto a Gaza. L’anziano kibbutznik è claudicante e soffre di diabete: fa parte di quanti rientrano nella categoria dei “presunti morti” da parte dell’IDF, visti il suo bisogno di cure e l’improbabilità che le stesse vengano fornite con costanza in prigionia.

Il massacro a Nir Oz

Lo storico kibbutz, fondato nel 1955, è stato tra i più duramente colpiti dall’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre 2023Secondo l’esercito israeliano, al massacro di Nir Oz hanno partecipato fino a 150 militanti palestinesi.Secondo il New York Times, 180 dei circa 400 residenti sono stati uccisi o rapiti come ostaggi durante l’attaccoUn resoconto del corrispondente di guerra veterano Itai Anghel ha riferito che “circa un quarto della popolazione di Nir Oz è stata assassinata, rapita o ferita in modo molto grave. Coloro che sono sopravvissuti non hanno un posto dove tornare”. Il kibbutz della tristemente celebre famiglia Bibas.Un Olocausto, ha voluto definirlo qualcuno. Non riconoscibile come tale secondo il professor Jonathan Dekel Chen, padre del trentacinquenne Sagui, che ricorda che allora gli ebrei non avevano uno stato a difenderli. Come dovrebbe avvenire adesso.

Le proteste contro Netanyahu

Domenica 31 marzo alla Knesset, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto una conferenza stampa con i giornalisti in cui ha parlato principalmente dei colloqui sugli ostaggi e dei piani per l’invasione di Gaza da parte dell’IDF. Alle polemiche ha rispostaffermando che “chi dice che non sto facendo tutto per liberare i nostri ostaggi ha torto e vuole trarre in errore.”
Nella tendopoli organizzata nei pressi della Knesset per opporsi alla sua chiusura per le vacanze di Pesach, coesistono molte voci, tra chi si concentra sul rilascio degli ostaggi, a chi domanda elezioni immediate ed un cambio di governo e chi contesta l’occupazione dei coloni e la mancata coscrizione alla leva dei giovani haredim.  
Nonostante la palpabile tensione emozionale, le contestazioni si sono limitate ad alterchi verbali con le forze dell’ordine.